Magazine Psicologia

Vulnerabilità sociale: panorami a rischio

Da Postpopuli @PostPopuli

 

di Claudia Boddi

Si può tranquillamente affermare che quella in cui oggi viviamo sia una società ad alta vulnerabilità sociale. Il periodo storico e sociopolitico, nel quale siamo stati traghettati, non lascia spazio a visioni ottimistiche. Questo non per gettare una luce ulteriormente disfattista sulla situazione nazionale, ma sulla base della definizione del concetto stesso di “vulnerabilità sociale”.

vulnerabilità sociale VULNERABILITÀ SOCIALE: PANORAMI A RISCHIO

comune.manfredonia.fg.it

Molti studiosi, in particolare di sociologia, ci hanno fornito le loro formulazioni in merito all’argomento, che però adesso sono utili alla nostra riflessione solo sotto forma di loro rielaborazione. Diciamo pure che il focus del nostro ragionamento mette in evidenza le fragilità alle quali la società attuale ci espone in quanto suoi abitanti. La vulnerabilità sociale però non è solo la matematica conseguenza di meccanismi sociali ed economici disfunzionali, ma può derivare anche da improvvisi cambiamenti nella sfera della vita quotidiana, nell’immagine di sé, nella cultura territoriale, nell’immaginario collettivo e via dicendo.

Ci troviamo in uno stato di vulnerabilità quando il nostro percorso è colpito da una frattura importante: posto che non ci sia una regola relativa ai vissuti soggettivi e quindi che esistano persone in grado di affrontare più facilmente di altre anche un lutto familiare, la perdita del lavoro, una malattia e quant’altro, questi sono eventi che possono aprire alla fragilizzazione individuale.  Tecnicamente, questa condizione è indicata quando in una situazione vengono meno, anche solo temporaneamente, gli strumenti necessari per far fronte alle difficoltà, manifeste o latenti, e quando si tratteggia un quadro caratterizzato da un forte impoverimento delle risorse a disposizione e della capacità di coping (ovvero, di trovare soluzioni vincenti). Una giovane coppia di sposi, monoreddito, che vive in un appartamento in affitto, con la famiglia di origine lontana, con un figlio piccolo, può essere un caso a rischio: in questo esempio non compaiono problemi eclatanti (come la tossicodipendenza, il maltrattamento) ma l’alterazione di un singolo elemento che ne costituisce l’equilibrio può determinarne una disfunzionalità tale che renda necessaria una riorganizzazione del sistema.

Attraversare stati di vulnerabilità sociale è possibile premessa al disagio estremo ma anche a una nuova e rinnovata inclusione. L’individuo vulnerabile è al centro di un processo di cambiamento che può condurlo al disordine personale e sociale. Ma se consideriamo “il disordine come un’incapacità di controllare il flusso degli eventi, di poter ottenere le risposte desiderate dall’ambiente, di prevenire o di eliminare accadimenti non pianificati o indesiderati […] In breve, l’incertezza […]”, allora “ […] la costruzione dell’ordine richiede l’uso dell’arte di saper combattere contro l’ambivalenza”. (Barman, 2000, p. 177-179).

Senza scendere nel merito della teoria che Barman voleva esprimere, quello che immediatamente salta agli occhi come il messaggio predominante, è che nel tempo della modernità estrema, com’è quello che stiamo vivendo, inclusione fa rima con incertezza. Più familiarità siamo pronti ad acquisire con il vivere e con il gestire sistemi flessibili, più chances abbiamo di sopravvivere. Viceversa, i panorami che si aprono sono quelli caratterizzati dalla vulnerabilità e dalla fragilizzazione sociale.

Per saperne di più consulta l'articolo originale su:

http://www.postpopuli.it/26672-vulnerabilita-sociale-panorami-a-rischio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=vulnerabilita-sociale-panorami-a-rischio

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :