Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Detta così la storia semnbra noiosa e patetica, eppur eil film è spesso (ma a torto) cosiderato un horror. Perché la cittadina di Yabba, fatta di abitanti comapagnoni è un girone infernale da cui è impossibile fuggire nonostante nessuno ti trattenga; tema caro ad un certo cinema horror (si veda "Il seme della follia"), qui però, l'ubriacatura, la mancanza di soldi e l'essere in mezzo al deserto sanno essere più determinanti di qualunque demonio. L'infenro dantewco è condotto da un Virgilio sui generis, un medico alcolista che si fa manenere dalla comunità facendone parte, giudicandoli e giudicandosi, ma rimanendo comodamente nella propria nicchia da parassita e condividendo la ferocia insita nel sistema. Si perché la moralità del giovane insegnante sarà continuamente messa alla prova, dalla disponibilità sessuale, dalla mancanza di freni inibitori, dalla selvaggia carica omicida che viene dimostrata nella cruenta caccia ai canguri.
Il film è veramente eccezionale a trasmettere il senso di malattia morale che pervade quella che a prima vista sembra essere solo una comunità di persone semplice; riesce perfettamente a rendere il paradosso dell'impossibilità della fuga in una città con una stazione dei treni (senza bisogno di utilizzare mezzi sovrannaturali); lo spaesamento e la lenta discesa nella follia del protagonista sono seguiti passo a passo (il gesto estremo nel finale sarà assolutamente comprensibile) ed infine il personaggio del dottore interpretato da un luciferino Pleasence che sembra non aver mai fatto altro in vita sua che bere ed inquietare.
Film particolarissimo impossibile da incasellare (o lo si butta nel cestino della definizione Dramma o bisognerebbe coniare una definizione tipo "Persona a modo diventa matto in una cittadina normale che tutti potremmo incontrare a causa delle buone intenzioni dei suoi abitanti che vivono in una società più violenta del previsto, ah già, dalla cittadina non riesce a fuggire"). Merita, almeno, una visione.
PS: che poi questa è solo la storia, ma anche la regia è interessantissima, fotografata in colori caldissimi, splendida nel rendere questo un film polveroso e sudato, riesce anche a dare un continuo senso di movimento con una macchina da presa che continua a fare brevi carrellate quando non si impegna a girare in tondo ai personaggi; le scene di caccia infine sono autentiche (anche se le più cruente non sono state messe nel film), ma hanno il dinamismo di una realizzazione di fiction (se la caccia al canguro sembra troppo violenta, si veda come reagisce Chatwin quando segue un gruppo di aborigeni).
PPS: più bella la locandina in testa, ma la rielaborazione qui sotto riassume meglio il film.