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Waking Life di Richard Linklater. Il sogno è il destino

Creato il 22 gennaio 2012 da Spaceoddity
Waking Life di Richard Linklater. Il sogno è il destinoWaking Life (2001) di Richard Linklater è il mio primo film di animazione in rotoshop, una tecnica che (leggo) consiste nel ridisegnare al computer, fotogramma per fotogramma, le riprese in digitale. L'effetto è molto bello, talvolta struggente, sempre uno stimolo a cogliere l'immagine mentre fugge. Linklater e il suo staff di grafici hanno saputo fondere la migliore e più ricca tradizione artistica con le pennellate veloci del fumetto ricolorato. Eppure Waking Life non è affatto il demo di una tecnica cinematografica, si propone quale contenuto, per certi aspetti anche molto impegnativo.
Waking Life parla del senso della vita e della sua consistenza materiale. Non una vita qualsiasi, ma quella di un ragazzo (Wiley Wiggins) di cui non conosciamo altro che il sogno - o di cui noi, come lui, fatichiamo a distinguere sogno e realtà. Il giovane in sogno continua a interrogare il mondo a proposito delle ragioni del suo sognare, del suo vivere e del suo morire: investito da un'automobile, non darsi ragione del suo esistere e cerca, cerca, cerca tra le cose che capisce e quelle che invece non riesce neanche a sentire. È il caso di Jesse e Celine (Ethan Hawke e Julie Delpy, di nuovo insieme dopo il successo di Prima dell'alba), che forse danno un senso all'intera vicenda.
Film sul sogno, sogno nel sogno, film nel film, Waking Life offre un campionario disarmante di teorie contrapposte, contigue, al limite tra la logica più rigorosa e la follia. Ne prendo a prestito un concetto fondamentale che ben si sposa con il progetto, quando dico che si tratta di un interrogatorio sistematico sull'idea di felicità. Nessuna pop philosophy, però: se l'intento delle mille voci è quella di confortare e incoraggiare il ragazzo in cerca di una verità, offrendogliela in qualche modo come possono, Linklater non ha voluto cimentarsi in una divulgazione, bensì in un pastiche di vite rimasticate, di pensiero che rimbalza dalla carne all'anima e viceversa e si incunea proprio nei palleggi. Non mi disturba, dunque, il frammentismo teorico, pur dovendolo riconoscere piuttosto vacuo e impegnativo per chi vuol andare a fondo e trovarvi qualcosa di buono. Del resto, è così: chi cerca un messaggio fatica a orientarsi nella folla delle verità sperimentate, anche sulla propria pelle.
Waking Life è stracolmo di aforismi, di quelle frasi che vorresti appuntarti; anche questo file, prima di venire pubblicato sul blog, si dipanava a stento tra le parole. Kierkegaard, Sartre, Platone, tutti sono coinvolti in questa faticosa assunzione di senso. L'idea comune per cui sogno dunque sono sembra sottendere in una dialettica serrata l'intera impalcatura costruita da Linklater, per ribaltarsi nuovamente nel problema stesso: sono dunque sogno.
Waking Life di Richard Linklater. Il sogno è il destinoWaking Life, tutto fuorché estraneo alla dimensione spirituale, chiama in causa Dio e le sue epifanie. Non direi che offra risposte o anche solo che si esponga; tuttavia, certo impari a riconoscerne la voce. Quando parla della domanda dell'eterno sul tempo, quando parla della storia come narrazione tra tutti gli scarti di noi, Richard Linklater affascina per la passione dei suoi personaggi, senza brillare per originalità. Ma, appunto, Waking Life non ha un intento teoretico. Racconta una storia fino a concettualizzarla contro ogni aspettativa di decollo, lasciando però che siamo noi a decidere quant'è vero che tutto ciò ci riguarda; per esempio, se è ancora vero che siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.Chissà se Shakespeare intendesse i sogni propri o altrui e se la cosa importasse davvero.

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