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WALDEN. VITA NEI BOSCHI - di Henry Thoreau

Creato il 16 settembre 2013 da Ilibri
WALDEN. VITA NEI BOSCHI - di Henry Thoreau WALDEN. VITA NEI BOSCHI - di Henry Thoreau

Titolo: Walden. Vita nei boschi
Autore: Henry Thoreau
Editore: Rizzoli
Anno: 2012

Il romanzo di Thoureau è un’autobiografia riferita ad un’esperienza di vita nel bosco durata due anni e due mesi, che l’autore ha voluto tramandare ai posteri in forma scritta con il pretesto che tanti erano stati i suoi vicini ad interrogarlo su come fossero trascorsi questi due anni.

Siamo negli Stati Uniti della metà Ottocento, quando ormai l’America si appresta a diventare la grande potenza che si imporrà sullo scenario europeo agli inizi del Novecento: la mentalità capitalista ha preso piede e si è radicata a tal punto che l’autore auspica un ritorno ad una vita ispirata dai valori della natura.

L’America aveva rappresentato la più concreta delle utopie, cioè dei non-luoghi nei quali realizzare un mondo migliore, ma questo tentativo di creare un Eden sulla Terra è fallito inequivocabilmente. L’unico modo, secondo Thoureau, per redimere l’uomo, è un auspicato ritorno alla vita semplice, senza più quelle imposizioni della società moderna che si palesano come delle necessità e riducono l’uomo a prigioniero del suo lavoro e dei suoi beni.

Nel primo capitolo non casualmente porta la contabilità delle spese avute per la costruzione della sua capanna: questa è l’unica casa che l’autore abbia mai avuto; prima aveva posseduto solo una barca, dimora senza fondamenta.

Potrebbe stupire a questo punto la presenza di un secondo capitolo intitolato alle letture: siamo di fronte a un personaggio che ha alle spalle una grande varietà di fonti e modelli e pone l’esigenza della lettura solamente come seconda rispetto a quella della costruzione della sua dimora. Thoureau parla dei libri come dei residui dei più grandi uomini del passato: è quanto ci resta e va valorizzato, interiorizzando certe riflessioni ed adattandole ai tempi. L’autore condanna la superficialità con cui l’attività dello scrivere e del leggere sono considerati: dopo le prime attività didattiche si dovrebbe passare allo studio dei classici, cosa che invece non avviene. I classici, dice, sono scritti sempre in lingua morta, anche se tradotti, perché in effetti l’uomo moderno non sarà mai capace di riadattare il testo a quei valori e a quelle interpretazioni a cui possono giungere i fruitori contemporanei. Tuttavia la grandezza di un’opera sta proprio nel riuscire a superare il limite del tempo.

La formazione culturale dei suoi concittadini, secondo Thoreau, dovrebbe andare oltre la praticità e aspirare alla ricezione di un pensiero alto, in modo da formare una collettività che agisca secondo lo spirito delle istituzioni. La natura che è alla base dell’identità dell’uomo si allea con la poesia e l’arte: l’autore precisa apertamente, evitando qualsiasi possibile fraintendimento, che la rinuncia al capitalismo non consiste in nessun modo nel rifiuto della cultura.

L’opera è un inno alla vita, alla verità, alla purezza a cui l’uomo aspira ma alla quale già sa di non poter arrivare; quest’asindeto però non deve scoraggiare l’individuo. Thoreau l’ha sperimentato con la sua esperienza e attraverso la letteratura ha voluto trasmettere l’idea di una natura che sì, non mette l’uomo al centro del suo equilibrio, ma gli fornisce comunque quanto necessario per rimanere fedele a se stesso e sopravvivere dignitosamente.

Il romanzo ha avuto un largo successo nel Novecento, soprattutto in seguito alla diffusione dei movimenti ambientalisti, ed è considerato oggi uno dei classici della letteratura americana.

  

 

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