Riproponiamo di seguito il post "Football Nation", pubblicato sul sito Right Nation, che ripercorre la promozione del Cardiff City nella Premier League inglese. Uno spaccato di quanto accade in Galles, dove se le franchigie provinciali e la Welsh Rugby Union se le cantano di fronte alla difficoltà di competere sul mercato con i club inglesi e francesi, il calcio beneficia di investimenti stranieri e si adegua a particolari richieste - come quella di cambiare i colori della società per attrarre ulteriori capitali dall'estero.
Ai tifosi gallesi viene facile cantare, fa parte della loro indole. Lo scorso 16 marzo hanno riempito il Millennium Stadium di Cardiff per vedere la nazionale di rugby conquistare per il secondo anno di fila il 6 Nazioni, battendo nel faccia a faccia finale l'Inghilterra giunta a Cardiff con quattro vittorie su quattro partite, ma schiantata per 30-3 e i dragoni rossi - che avevano cominciato il torneo perdendo con l'Irlanda davanti al proprio pubblico - si sono riconfermati campioni mentre dagli spalti saliva il coro "Bread of Heaven", solo uno dei tanti motivi che compongono il repertorio dei sostenitori. Ma il Galles non è più solo una rugby nation, ormai mastica football: lo scorso martedì il Cardiff City ha ottenuto la promozione in Premier League grazie al pareggio per 0-0 con il Charlton e rimettendo così piede nel massimo campionato di calcio britannico dopo più di 50 anni. Ad accompagnare la cavalcata le note di "Men of Harlech", marcia militare che racconta di uomini valorosi del 1400 con una versione moderna resa celebre dal film "Zulu".
Un'emozione che mancava dal 1960. Due giornate alla fine del Championship (l'equivalente della Serie B), primo posto in classifica e titolo della lega assicurato hanno reso la promozione una certezza matematica: in precedenza la rincorsa si era fermata sul più bello, con la sconfitta con il Blackpool nella finale di play-off nel 2010, quindi con il Reading nel 2011 e infine nel 2012 con il West Ham. Dalla prossima stagione il Cardiff City farà compagnia allo Swansea, l'altro principale club calcistico gallese arrivato nella massima serie nel 2011 e che al momento naviga tranquillo a metà classifica e forte del successo giunto a febbraio nella Coppa di lega.
Perché si avverasse il sogno c'è stato bisogno del tesoro finanziario di businessman malese, Vincent Tan, chairman del Berjaya Group, società che si occupa di investimenti, proprietà immobiliari, marketing, lotterie, distribuzione delle autovetture della Mazda ed attivo anche nel sistema scolastico della nazione asiatica. Tan è il denaro, con un patrimonio stimato di oltre 800 milioni di sterline (più di 925 milioni di euro) ed è il proprietario del social network Friendster e tramite la compagnia MOL.com ha acquistato azioni di Facebook. Se il Manchester City o l'Arsenal hanno gli emiri, a Cardiff opera quello che secondo Forbes è il nono uomo più ricco della Malesia che ha già promesso un fondo tra i 20 e i 25 milioni di sterline per la prossima campagna acquisti. Le casse del City negli ultimi anni hanno registrato un debito di 83 milioni di pound a causa delle alterne fortune economiche, ma per Tan non è ancora giunto il momento di rallentare. E tra le operazioni avviate nel corso della sua gestione incuriosisce la modifica alla vigilia della stagione in corso dei colori sociali: il tradizionale blu è stato sostituito dal rosso e nero, più gettonato tra i potenziali investitori malesi che in cambio hanno assicurati maggiori sforzi. Scelte cromatiche che corrispondono a precise scelte di strategia economica e che per gli scaramantici hanno portato bene. Di blu è rimasto solo il vecchio simbolo del Cardiff, un uccello (da qui il soprannome del City, i "Blue birds").
Gli introiti di Tan sono serviti a ripianare le spese per il Cardiff City Stadium, i cui lavori erano cominciati nel settembre 2007, un paio di anni prima della sua ascesa. Un impianto da 26.826 posti aperto nel luglio 2009, costato 48 milioni di sterline, affittato fino allo scorso anno anche ai Cardiff Blues, la franchigia provinciale di rugby che gioca nel RaboDirect PRO12 (campionato al quale prendono parte anche le italiane Benetton Treviso e Zebre), che in seguito ha deciso di chiudere i rapporti con il City per contenere i costi, tornando al vecchio Arms Park: perché se a Cardiff la palla rotonda può beneficiare della generosità di Tan, quella ovale è obbligata a stringere la cinghia come il resto del mondo rugbistico, con i talenti del Galles ricercati dai club inglesi e francesi con offerte di fronte alle quali la Welsh Rugby Union e le altre franchigie non possono competere. La cessione confermata due settimane fa di uno dei protagonisti del back to back nel 6 Nazioni, la giovane ala George North passata dai Llanelli Scarlets agli inglesi Northampton Saints, ha riacceso tensioni tra le singole società e la WRU sulle rispettive responsabilità nell'esodo di talenti dal principato.
I tempi cambiano. Adam Bull, consulente in ambito sportivo per l'azienda di consulenza Deloitte, ha messo in conto per la prossima stagione entrate pari a 80 milioni di sterline per il Cardiff City grazie alla promozione in Premier League, mentre secondo degli studi condotti dalla Liverpool University sulla base delle esperienze precedenti di città come Blackpool, Swansea o Hull, la promozione inietterà 120 milioni nell'economia dell'intera comunità, con una creazione potenziale di 5.000 posti di lavoro.
E' bastato cambiare i colori per far felice il capo ed eccone i risultati.