Magazine Rugby

Wales got out of jail

Creato il 06 febbraio 2012 da Rightrugby
Wales got out of jail

Lansdowne Road, 5 February 2012, 15:00 local

Ireland 21 - 23 Wales


Il titolo è il commento di coach Warren Gatland alla vittoria del Galles sull'Irlanda: è un modo anglosassone di dire pfiuuu che cu...o! Ma non direi fortuna: è una vittoria questa voluta e cercata per ottanta minuti; il coach neozelandese-gallese si riferiva piuttosto al deficit dei Dragoni nelle vittorie d'un pelo: le ultime tre partite le avevan perse 18-24 (amichevole al Millennium con l'Australia), 18-21 (finalina del Mondiale con l'Australia), 8-9 (semifinale con la Francia). Tanto da far precipitare il Galles, lodato dalla critica nonché quarto ai Mondiali, all'ottavo posto nel ranking.
Si sa peraltro che la Dea bendata il rugby lo vede male: perdere, anche per poco, difficilmente è episodico, molti eran oramai convinti ci fosse qualcosa di bacato se le avversarie dei Dragoni riuscivano regolarmente a spuntarla: lack of desire, si dice a Occidente.
I Rossi tornano alla vittoria con l'ultima nazionale sconfitta (ai quarti di finale del Mondiale) ed è oramai quasi un destino: l'Irlanda fu battuta anche l'anno scorso, quella volta in modo un po' "furtivo" (una rimessa veloce non legale). Vittoria che alza morale e quotazioni del Galles, nazionale spesso imprevedibile: ora il suo torneo prevede solo più una partita fuori casa, a Twickenham, mentre la Francia, l'altra nazione con tre incontri in casa quest'anno, dovrà passare al Millennium nell'ultima giornata. I Sei Nazioni edizione post mondiale piacciono ai Gallesi, l'ultima loro vittoria risale al 2008.
La partita - Ieri avevamo assistito a due classiche partite dominate da defense-driven pragmatism: due nazionali ambiziose e potenti ma caute per i cambi di  coach e quindi d'impostazione, contrapposte a speranzosi pericoli pubblici con qualche difettuccio congenito ma da prender con le molle a scanso di infortuni. Tra Irlanda e Galles è invece e per fortuna tutt'altra musica: è stata sfida a viso aperto, espansiva, tra super potenze del rugby pensato e manovrato. Una partita-accademia nel senso più positivo del termine, decisa da azioni e non da errori (che pure ci son stati), molto piacevole sia per l'inclito che per il profano: abbastanza spettacolare (tre mete contro due), mai noiosa e assolutamente avanzata nelle soluzioni tattiche, da registrare e centellinare per l'esperto. Per dirla fuori dai denti, dal punto di vista strettamente tecnico-tattico è stato un confronto che qualsiasi iper atletica finale di Tri-Nations gli fa letteralmente 'na pippa. Non è del resto una novità, già il quarto di finale tra le due era stata la miglior partita dei Mondiali.
Una sfida a viso aperto ricolma di tattica, che vedeva alternarsi nel predomino ora l'una ora l'altra squadra senza mai chiarire se non temporaneamente chi detenesse il pallino; decisione che alla fine è spettata ... al piede di Leigh Halfpenny? Al cedimento mentale di Stephen Ferris? Agli errori di valutazione dei fischietti Barnes-Pearson? Salomonicamente direi che la decisione l'ha presa il cronometro, nonostante l'ingresso in campo del Risolvi-Problemi Ronan O'Gara negli ultimi minuti - too late, non ha fatto in tempo a toccar palla.
La prima mezz'ora - Nei primissimi minuti è la padrona di casa a comandare: gli Irish guadagnano a percussioni guidate dalla terza linea Ferris-O'Brien-Heaslip e ben giostrate dal mediano Conor Murray, i metri necessari per il penalty centrato da Jonathan Sexton al 3' minuto. Dopo quella prima serie, il pallino lo prende immediatamente il Galles: pressione, unica opzione lasciata ai verdi il calcio di liberazione, rimessa laterale; "furba" ottimamente eseguita da Huw Bennett per Brad Davies che guadagna trenta metri e porta i Rossi sulla linea di meta. Dopo due minuti di assalti, il redivivo Ryan Jones tornato a rimpiazzo di Lydiate, arriverebbe in meta ma il Tmo non glie la dà buona.
I gallesi difendono collettivamente sulle percussioni della terza linea irlandese, con  Sam Warburton ad agire mai da placcatore ma sempre a tentare l'intervento ripulitore. Fermati i Verdi e ripresa l'avanzata, il giovane capitano Rosso è il manuale vivente della terza linea - come in difesa non è mai protagonista diretto, ma è sempre lì dietro a sostegno. Metro dopo metro guadagnato, alla fine arriva il break decisivo su una difesa comunque attenta: Rhys Priestland risolve aprendo con un guizzo da dietro il corpo del suo placcatore per il sopraggiungente Jonathan Davies, liberandolo sull'angolo sinistro. E' meta non trasformata, 3-5 al 14' e gran gioco del Galles.
La supremazia gallese, fatta di percussioni di mini unit di avanti e trequarti alternati (come piacerebbe a Brunel) sostenuti perfettamente, continua anche dopo la meta, al 18' ci sarebbe il guadagno di un penalty facile in mezzo ai pali che Priestland fallisce clamorosamente. Le sortite irlandesi sono sporadiche, si affidano al piede di Sexton e alle acrobazie di Kearney per alleggerire; al 26' ci vuole una sortita di Murray sostenuta lungo linea da Tommy Bowe per guadagnare la metà campo gallese; Sexton prova un drop dalla media distanza, sbagliandolo, poi fallisce anche una punizione non difficilissima.   E' comunque un segnale.
Dalla mezz'ora all'ora di gioco - Al 30' il primo possesso rubato dagli irlandesi: riesce a Sean O'Brien su Toby Faletau. Murray riparte ancora a destra come qualche minuto prima. Poco dopo provano a sinistra con l'elettrico Andrew Trimble. L'Irlanda ha ritrovato le sue carte: difesa aggressiva al limite dello sporco e assalti della terza linea. Al 33' riescono a rubare un secondo possesso col trademark del tenere in piedi l'avversario con la palla, trasformando la percussione in maul e quindi invertendo il possesso al fischio di non giocabilità. Dopodiché è assalto di mezzi corazzati pesanti, i loose five. Dagli e dagli, assorbi e assorbi, al 37' è Tommy Bowe in raddoppio sulla sinistra a rompere la linea ed aprire al tallonatore Rory Best una facile via verso la meta gallese. Sexton trasforma, è il 10-5 con cui si va al riposo. Equilibri sovvertiti, un pari sarebbe stato fattibile  e più giusto ma ancora una volta i gallesi raccolgono meno di quanto abbiano seminato.
Alla ripresa, due imprevedibili sostituzioni gallesi: il poco presente esordiente ala Alex Cuthbert lascia il posto a James Hook inserito al centro, mentre Justin Tipuric rileva capitan Warburton rimasto negli spogliatoi per "dead leg" (contusione al quadricipite, dolore: ha subìto un cosiddetto "lopez"?). La situazione non cambia, i mezzi corazzati irlandesi bussano alla difesa  Rossa e arriva subito una punizione, stavolta centrata da Sexton per il 13-5.
Il Galles riparte, c'è più equilibrio in campo, si vedono up-and-under interlocutori e "di rispetto" da ambo le parti. Notare che non abbiamo sinora mai pronunciato la parola "errori"  - di handling, nell'offload, nei placcaggi, nelle fasi statiche: semplicemente non-ce-n'è, altro pianeta rispetto a Murrayfield o Stade de France. Al 48' i Dragoni guadagnano anche loro una punizione, laterale, fallita ancora da Priestland. Non si scompongono: al 52' ne arriva un'altra, più arretrata,  stavolta la calcia Leigh Halfpenny che non sbaglia, 13-8, partita riaperta anche nel punteggio oltre che per quanto succede in campo.
Al 54', primo erroruccio denso di conseguenze: a Bowe sfugge una presa al volo sul lungolinea all'altezza della propria linea dei 10 metri, la rimessa è in controllo gallese; George North viene lanciato larghissimo da Mike Phillips, raddrizza la corsa e abbatte di fisico Fergus McFadden, lanciando il sempre presente Jonathan Davies per la seconda meta personale. Halfpenny trasforma, è il sorpasso 13-15.
Mica solo tattica, c'è anche fisicità esuberante "alla australe" in questa gara e non solo in terza linea. Come nel primo tempo era riuscito a Bowe, Priestland e J.Davies, stavolta è merito di North guadagnare quel vantaggio sulla linea difensiva senza il quale le mete non arrivano, a meno che non ci sia il buco difensivo "alla LoCicero", l'errore nel placcaggio "alla McLean" o la lentezza nel rinvio "alla Parks".
Gli irlandesi ripartono imperterriti col loro classico game plan munsteriano riveduto e corretto dai protagonisti di Leinster. Dopo tre minuti di assalto guadagnano un vantaggio, convertito in punizione quando Hook ferma con una manata il passaggio irlandese che lancerebbe il soprannumero al largo: qui un giallo per anti-gioco ci stava tutto. Come giustamente fa notare Vittorio Munari al commento su Sky, che differenza c'è con Geldenhuys che abbatte la maul francese avanzante? La risposta è, un arbitro che si sente professorino e un altro che invece non se la sente. Tant'è, al 59' Sexton trasforma l'impegnativa punizione, Irlanda nuovamente avanti 16-15, partita bellissima. Ma il più bello deve ancora arrivare.
L'ultimo quarto di gara - Alla ripresa del vantaggio da parte dei padroni di casa, segue una fase di "rispetto" e rifiato a colpi di punt reciproci (stanotte c'era il Superbowl). Al 64' Donncha Ryan rileva O'Callaghan ed è subito protagonista passivo del secondo "erroruccio" della partita. Sugli sviluppi di una rimessa, Ryan "disturba" una ruck controllata dai gallesi entrandoci coi piedi; Brad Davies lo porta via di peso, evidentemente Ryan lo trattiene e questi per tutta risposta lo rovescia a testa sotto con un brutale spear tackle lontano dall'azione. L'errore è di Davies ma anche del guardalinee Pearson il quale, interpellato dall'arbitro Barnes dichiara "I saw nothing"  e raccomanda il giallo per un fallo che secondo la "giurisprudenza" corrente sarebbe da rosso.
Poco male si direbbe, gli irlandesi incassano la superiorità numerica alla prima azione: si portano a percussioni fin sulla linea di meta, poi allargano il gioco a sinistra, dove Kearney lancia Bowe che schiaccia sull'angolo passando sotto a North in ritardo. Sexton manca la difficile trasformazione, alle soglie degli ultimi dieci minuti è 21-15, pare fatta.
Al 72' Sexton prova a piazzare da oltre metà campo, palese tentativo di consumar secondi, resta corto. Altri secondi passano per delle sostituzioni ma i gallesi non ci stanno e, tornati in 15, si riportano avanti. Al 75', in seconda fase, palla ancora a North stavolta sul lato sinistro e secondo suo sfondamento, stavolta sin dentro in area di meta. Il ragazzo ce la sta mettendo tutta per prendersi il record di mete segnate a livello internazionale prima del compimento dei vent'anni per ora in mano a Rokocoko. Ci vuole il Tmo per assegnarla, ma non è un problema; il problema piuttosto è che Halfpenny fallisce la trasformazione molto angolata, è 21-20, un punticino di vantaggio da amministrare per gli irlandesi.
Al proposito vien mandato dentro O'Gara, ma l'intento non riesce: i gallesi riprendono immediatamente il possesso e nella rimanente manciata di minuti macinano campo come han fatto per tutta la gara (e come loro i padroni di casa), fino a quando Stephen Ferris sbrocca e atterra il lock Ian Evans con un inutile fallo appena oltre (o appena sotto?) la sottile linea rossa dello spear tackle. Il problema non è il giallo che si becca (eccessivo e al contempo insufficiente, fosse stato vero spear tackle), quanto la punizione in mezzo ai pali. Halfpenny stavolta non ha problemi se non emotivi e si toglie una gran soddisfazione regalando una vittoria sempre cercata ma insperata.
Gatland alla fine ha dichiarato "we ran over them in the end as we were patient", ed è forse una delle prime volte che si può dire dei gallesi. Il "bitterly disappointed" coach irlandese Declan Kidney non se la prende troppo coi suoi - ci mancherebbe: "They were professional and diligent. They just have to be wiser in their choices and in their options defensively and offensively". Ma capitan Paul O0'Connell ha aggiunto: "We conceded a lot of ground and yardage and that is not acceptable".

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