Sta lì, appoggiata al mobile della televisione a guardare la Pimpa e ballare sculettando tanto quanto il pannolino glielo permette.
In mano tiene un maialino di legno, tirato fuori chissà perché dalla puzzle della fattoria. C'è arrivata gattonando lì, con l'incertezza tipica di chi si muove solo per la tignadi arrivar lì, ma non prova nessun piacere nel farlo.
Se ne sta lì e sembra tutta presa dalla televisione, ma all'improvviso nota la mia presenza sul divano e decide che è arrivato quel momento. Glielo leggo negli occhi, è lui.
Ride, e mi guarda in sottecchi come se stesse per dimostrarmi qualcosa. Si gira verso di me, stacca le manine e si avvia a fare due passi verso di me.
Passi prima incerti, quasi robotici e che sfidano la forza di gravità. Appoggia il tallone e poi il resto del piede, barcolla e mi guarda felice.
Forse anche un po' incredula.
Chi, io?
Come una paperella, butta in avanti il peso del corpo, dondola e ride a crepapelle di questa sua nuova mobilità. Ad un passo da me si butta, schernendosi, tra le mie braccia, come se non potesse fare un solo passo in più. Io la aspetto, madre felice, con le stelline negli occhi che nemmeno Sailor Moon.
Si butta tra le braccia della sua mamma, agitando il maialino di legno che ha sempre tenuto stretto tra le mani come fosse il punto focale del suo equilibrio.
La aspetto a braccia aperte, ridendo.
Felice.
E lei si butta.
Felice.
E centra il labbro superiore della mamma col maialino di legno.
KO TECNICO.