Wall Street guarda con timore alla Fed

Da Pukos

Ed ora attendiamo gli sviluppi

Nessun rialzo sul Dow Jones, i maggiori cali sono di J&J, P&G e Coca Cola. Sul Nasdaq sale ancora eBay e crolla Vodafone.

Dopo i dati macro superiori al consenso gli investitori ora temono che la Fed possa abbreviare i tempi del temutissimo rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti.

Veramente ormai occorre ragionare “all’incontrario”, il mercato predilige brutte notizie economiche ed allora quando, come nel caso odierno, i risultati sono migliori delle attese … ecco che si concretizza lo storno.

Ovviamente non si può continuare di questo passo, la Fed ora deve guardare all’economia, non alle Borse, ricordate Ben Bernanke? A gennaio dello scorso anno, nell’ultima riunione della Fed da lui preseduta, aveva ribadito che una politica monetaria più restrittiva avrebbe avuto inizio quando il tasso di disoccupazione negli Usa fosse sceso sotto il 6,5%. Ebbene siamo arrivati al 5,5% e non si è ancora mosso nulla, nell’ultimo bollettino del Fomc si legge ancora la parola “paziente” ed il successore di Bernanke, Janet Yellen (la sua Vice) ha annunciato che per vedere salire i tassi passeranno ancora mesi.

Ora la domanda da porsi è questa: ma se i dati sul mercato del lavoro che ci vengono comunicati sono “veri” di cosa si ha paura? Può la Fed continuare a mantenere un bilancio così stratosferico? Il mercato va “disintossicato” e concordiamo tutti che è un’operazione che va fatta con tutta calma, ma quando si inizia?

Mi si potrebbe obiettare che finché le cose vanno bene … perché cambiarle? Evidentemente perché se le cose vanno bene il debito pubblico deve tornare ad essere nelle mani degli investitori, nazionali ed internazionali, i quali, però, giustamente, richiedono una remunerazione anche minima del proprio capitale. Se non si torna  a queste basilari regole di mercato il rischio è che qualcuno cominci a pensare che ci sono state raccontate un sacco di frottole ed allora il mercato subirebbe un crollo anche senza il temuto aumento dei tassi.

Insomma occorre, ed al più presto, tornare alla normalità, per fugare qualsiasi sospetto, e se per tornare alla normalità i mercati debbono fare una “cura dimagrante”, non c’è nulla di male, anzi risulterebbe solo salutare.

A conferma che le vendite avute in giornata sono state dovute ad un mutato “sentiment” occorre sottolineare come nessun titolo fra quelli che compongono l’indice Dow Jones si è salvato dalle vendite, e soltanto due hanno limitato il ribasso entro il punto percentuale.

A proposito di Dow Jones è stato oggi ufficializzato che con la chiusura del prossimo 18 marzo entrerà a far parte dell’indice più vecchio del mondo Apple che sostituirà AT&T.

Dow Jones (-1,54%) le maggiori vendite hanno riguardato i titoli considerati più difensivi, e cioè: Johnson & Johnson  (-2,35%), Procter & Gamble (-2,33%) e Coca Cola (-2,08%).

S&P500 (-1,42%) seduta positiva per Metlife (+1,74%), Bank of America (+1,37%) ed eBay (+1,34%) che ritocca il proprio record storico superando in intraday anche quota 60 dollari

Si intensificano le prese di profitto su Altria Group (-3,84%), forti ribassi anche per Freeport McMoran (-3,71%) e Mondelez (-3,53%).

Nasdaq (-1,11%) salgono Qualcomm (+0,80%), Equinix (+0,52%) e Dish Network (-0,33%)

Crolla Vodafone (-4,07%), e non va tanto meglio a Cerner (-3,50%) ed Illumina (-3,49%).

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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