Roma 24 marzo 2014
Ohimè! O vita!
Ohimè! O vita! Per queste domande sempre ricorrenti,
per la folla infinita di fedeli, per le città piene di sciocchi,
per il mio continuo rimproverarmi (poiché che è più sciocco di me
e più infedele?),
per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi,
per la lotta sempre rinnovata,
per gli scarsi risultati di tutti, per le sordine folle che vedo
attorno a me avanzare con fatica,
per gli anni inutili e vuoti di coloro che rimangono,
con il resto di me avvinghiato,
la domanda, Ohimè! Così triste, così ricorrente – cosa c’è
di buono in tutto questo? Ohimè! O vita!
(Risposta) Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire
con un verso.
***
Quando i lillà fiorirono l’ultima volta nel prato davanti a casa
Quando i lillà fiorirono l’ultima volta nel prato davanti a casa,
e la gran stella si tuffò presto nel cielo d’occidente, a notte,
io presi il lutto e sempre lo prenderò, ogni volta che torni primavera.
Primavera che sempre ritorni, certo una trinità tu mi porti,
lillà perennemente in fiore e stella che cala ad occidente,
e il pensiero di colui che amo.
O stella possente che cali a occidente!
O ombre della notte – o malinconia notte di lacrime!
O grande stella scomparsa – o nera tenebra che la nascondi!
O mani crudeli che mi trattenete impotente – o anima mia indifesa!
O nuvola severa che mi circondi e non vuoi liberare la mia anima.
Scritta alla morte di Lincoln
A domani
Lié Larousse