Rimpiangerò a lungo Walter Bonatti, straordinaria figura di alpinista, viaggiatore, scrittore, morto qualche giorno fa. Non perché abbia conquistato la cima del K2, perché non era uomo di conquista. Lo rimpiangerò per come ci ha regalato un'idea di libertà e anche di solitudine: non di solitudine scontrosa e cinica, di solitudine che sapeva popolare generosamente anche il cuore, solo che questo cuore aveva bisogno di altitudini e distanze.
Per Walter Bonatti prima che le vette c'era qualcosa dentro da conquistare.
Per Walter Bonatti l'alta quota era assai più di una vertigine, era la possibilità di dire: Ogni volta che vado sul Bianco, sono un figlio che torna al Padre.
Per Walter Bonatti valgono le parole, splendide, che gli ha dedicato Michele Serra:
Bonatti ha misurato e raccontato queste infinità, quelle vertigini, come pochi al mondo, e nel momento stesso in cui lo ammiravamo sulle cime, lo sentivamo due volte fratello: nell'orgoglio della vittoria e nella fragilità estrema di quell'uomo in parete, di quel puntino vivo sull'eterno
Che poi sono parole che non valgono solo per Bonatti, ma per tutti noi.