Propaganda piuttosto che letteratura, però attenzione all'autore: Daniel Defoe, il padre letterario di Robinson Crusoe c'è tutto.
C'è in questa manciata di pagine che raccontano la vita straordinaria, dalla gloria al patibolo, di colui che è stato definito l'ultimo elisabettiano.
C'è nelle imprese di questo uomo che, prima di finire giustiziato a casa sua, riuscì ad abbracciare terre pressoché ignote e orizzonti che si schiudevano ai più intraprendenti degli europei: dall'America - e fu proprio Walter Raleigh a fondare la prima colonia inglese, la Virginia - all'Africa.
C'è nella fame di mondo che fu anche di Defoe: una fame da placare non con gli eserciti, ma con le scoperte, i commerci, gli affari (più o meno decenti, questo è vero).
E dunque non sarà un capolavoro, questo libriccino: ma qui dentro c'è tutta un'epoca, c'è tutto un sogno che, con questa intensità e anche con questa coerenza, non è più toccato in dono all'uomo.