Magazine Cultura
"Can you imagine flying over a war and you know you can never look down? You have to look forward, or you'll never get home. ...What could be braver than that?"
La guerra è guerra sempre e comunque, ma la preferenza del grande schermo è inequivocabile: se il Secondo Conflitto Mondiale ha portato con sé tanti e tali orrori che i film sull'argomento non sembrano mai abbastanza, l'interesse ad affrontare la Guerra Guerra non può certo dirsi altrettanto.Il perché di questa strana mancanza non è facile da comprendere, ma nel confrontarsi con una memoria che ancora oggi, soprattutto nei paesi anglosassoni, continua a tenere viva la fiamma del ricordo(la fine delle ostilità l'11 novembre 1918 è a tutt'oggi celebrata in pompa magna con l'Armistice Day), il cinema non dovrebbe imporsi barriere.
A rendere il periodo più spinoso di altri è però senza dubbio il suo essere un drammatico e definitivo momento di cesura, salto nel vuoto di un mondo pronto a combattere una guerra antica e che invece seppellirà la sua innocenza in trincea, svegliandosi all'alba di un'era nuova e aspra dove niente sarà più come prima.Che a raccontare una pagina di storia tanto europea sia un regista americano potrebbe sembrare ingiusto, ma non se quel regista si chiama Steven Spielberg: suo infatti l'onore di trasformare "War Horse", tratto da un famosissimo romanzo per ragazzi di Michael Morpurgo e già spettacolo teatrale di successo, in un esempio di grande cinema.
I venti della guerra non soffiano ancora sulle verdi vallate del Devon quando Ted Narracott, povero agricoltore che annega nell'alcol angoscianti ricordi bellici, compra per una cifra esorbitante un bellissimo purosangue pur di avere la meglio sull'odioso padrone. Troppo giovane per essere cavalcato e apparentemente inutile per arare i campi, Joey(questo il suo nome) non sarebbe rimasto a lungo nella fattoria se non fosse stato per l'insistenza di Albert, unico figlio di Ted e della moglie Rose, che affezionato all'animale sin dalla sua nascita riesce a costruisce con lui un legame unico, tanto forte da riuscire a piegare sotto gli occhi di una folla stupita anche la terra più dura. Peccato che il destino distrugga i frutti di tanta fatica in una sola notte di burrasca e che le campane chiamino ormai alla guerra, costringendo Ted a vendere il cavallo all'esercito e Albert alla promessa estrema di arrivare persino al fronte, una volta raggiunta la maggiore età, per ritrovare l'amico.
Quando dietro al corteo che entusiasta risponde alla chiamata alle armi cala il sipario sul Devon, la lunga corsa di Joey è appena agli inizi: prima lanciato in battaglia sul fronte francese, dove l'eroismo romantico della cavalleria finisce per cadere sotto i rapidi colpi delle mitragliatrici("who do you think are?"griderà un soldato tedesco a uno sconfitto e basito maggiore inglese), poi complice dell'ingenuo tentativo di diserzione di due giovanissimi fratelli tedeschi e infine, dopo una strenua lotta nel fango per trainare un mostruoso gigante di ferro, prigioniero della Terra di Nessuno, dove il suo spirito indomito troverà la libertà dal filo spinato grazie all'incontro, potente e surreale, fra sue soldati di opposte fazioni.
Quelli che si aspettavano una versione riveduta e corretta di Salvate il Soldato Ryan rimarranno delusi: d'altra parte, un film che fosse un atto d'accusa potente e adulto, supportato da una messa in messa di violenza tale da essere quasi sconcertante, era già stato fatto: di ragioni per riaprire quella ferita, grandiosa sì ma altrettanto dolorosa, non ve ne erano abbastanza.La Guerra che si combatte in War Horse è un inferno che spezza il cuore e per il quale non esistono parole, incapace di risparmiare sofferenze nemmeno a quei cavalli che, ultimo simbolo della speranza e di un'umanità perduta, vennero mandati in battaglia a morire in milioni; una guerra che si scrive sui volti spaventati dei tanti ragazzi in trincea, illuminati sotto i colpi di cannone in primi piani tanto intensi da bucare lo schermo( magnifico marchio di fabbrica di matrice Spielberghiana), uniti dall'orgoglio per una terra che li ha cresciuti e che sta ancora aspettando il loro ritorno(We are Devon Boys!Right?).
Se con Tintin aveva dimostrato che il mito del cinema d'avventura della nostra infanzia può ancora essere immortale, in War Horse a trovare nuova linfa è il melodramma più classico e possente, costruito ad arte su una storia che, spingendo al massimo l'acceleratore su alcune delle più topiche caratteristiche del cinema del regista, si elegge ad esserne sua creatura ideale: il risultato è una pellicola dal sentimentalismo tanto anacronistico quanto meravigliosamente ostinato, che senza rinunciare a scene di battaglia da brivido(dalla fragorosa avanzata della cavalleria allo spaventoso massacro delle trincee) riesce a raccontare la tragedia del conflitto, complice una morte che nascosta dietro le quinte diventa ancora più straziante, con delicatezza incredibile; piangere dinanzi a un corpo dilaniato è fin troppo facile, ma farlo alla sola vista di un cavallo che corre all'impazzata senza più in groppa il suo padrone è straordinario.
In un cast che elegge Joey a protagonista assoluto nessuno dei tanti attori coinvolti, dagli inglesi Benedict Cumberbatch(Sherlock, Tinker, Tilor, Soldier, Spy) e Tom Hiddleston(Thor, Midnight in Paris) al tedesco David Kross(The Reader), riesce a restare abbastanza a lungo sullo schermo: se Joey non può scegliere da che parte stare, neanche il pubblico deve averne l'opportunità. L'esordiente Jeremy Irvine, felice incrocio fra Henry Thomas e Ethan Hawke, riesce comunque a farsi notare e a colpire con una performance intensa e toccante, mentre col ruolo di Rose Emily Watson ci regala ancora una volta (dopo "Angela's Ashes") il ritratto di madre forte e determinata, decisa a proteggere la sua terra e a sostenere il marito; reduce della Seconda Guerra Boera, Ted Narracott(Peter Mullan) potrà anche rifiutarsi di parlare del passato, ma alla fine sarà l'unico in grado di accompagnare idealmente Joey( grazie al passaggio di mano in mano insieme all'animale dello stendardo del suo reggimento) lungo tutto il conflitto.
Arricchito dal contributo dei fedelissimi John Williams, autore della possente e malinconica colonna sonora, e Janusz Kaminski, direttore della fotografia che dipinge i tramonti con colori saturi alla gone with the wind, War Horse è un'epopea ambiziosa e commovente, certa che buoni sentimenti come l'amore, la speranza e l'amicizia possano ancora salvarci: per molti sarà retorico e stucchevole, ma per gli altri sarà solo l'ennesima dimostrazione di come Steven Spielberg, a dispetto dei tanti anni di carriera e dei detrattori più cinici, sia ancora un grandissimo regista.
ps: la scena dei soldati che si incontrano in trincea per liberare Joey sarà pure surreale, ma non impossibile: pochi ricordano infatti che la vigilia di natale del 1914 diversi schieramenti sospesero le ostilità e attraversarono la Terra di Nessuno per fraternizzare con un nemico col quale condividevano, a dispetto della diversità di schieramenti, la stessa dura vita di trincea(a proposito consiglio anche la visione del bellissimo film Joyeux Noël-una verità dimenticata dalla storia) :
http://it.wikipedia.org/wiki/Tregua_di_Natale.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Predestination - La Recensione
Poteva far parte di "Kevin Spacey" la nuova pellicola scritta e diretta dai fratelli Michael e Peter Spierig: quel pezzo di Caparezza, di circa quattro anni... Leggere il seguito
Da Giordano Caputo
CINEMA, CULTURA -
Quattro chiacchiere e un caffè con... Francesca Angelinelli!
Buon pomeriggio, cari lettori! ^^Oggi sono qui per con un appuntamento speciale di "Quattro chiacchiere e un caffè con...", rubrica di interviste e curiosità. Leggere il seguito
Da Francikarou86
CULTURA, LIBRI -
Steven Spielberg è l'infanzia del (mio) cinema
Ieri sera ho rivisto, dopo tanti anni, Indiana Jones e il tempio maledetto e mi è sembrato un po' come tornare bambino. Questa è la grande avventura che piace... Leggere il seguito
Da Samuelesestieri
CINEMA, CULTURA -
Arquà Petrarca: i verdi Colli del Poeta
È facile capire – passeggiando per i Colli Euganei – il motivo che spinse il Petrarca a stabilirsi ad Arquà (nel 1860 fu aggiunto il nome del Petrarca), un... Leggere il seguito
Da Dfalcicchio
CULTURA, OPINIONI -
L’esilio (A Tolonc) – Mihály Kertész (1914)
Prima di andare negli Stati Uniti e vincere due Oscar, Micheal Curtiz aveva conosciuto il successo in Ungheria. Tra i suoi primi lungometraggi troviamo A Tolonc... Leggere il seguito
Da Mutosorriso
CINEMA, CULTURA -
Recensione: "Le stanze dei fantasmi" di Collins, Dickens, Gaskell, Procter,...
Titolo: Le stanze dei fantasmiTitolo originale: The haunted houseAutore: Collins, Dickens, Gaskell, Procter, Sala e StrettonEditore: Del vecchioPagine:... Leggere il seguito
Da Elisa_antoinette
CULTURA, LIBRI