WAR NO MORE!: Good morning Vietnam

Creato il 28 luglio 2014 da Jeanjacques

Un secolo esatto fa iniziava la Prima Guerra Mondiale. Un secolo esatto fa il giovane e irrequieto Gavrilo Princip, giovane nazionalista serbo di diciannove anni, sparava in pieno petto all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, recatosi in visita a Sarajevo con la moglie Sophie. Il che era una contraddizione in termini davvero allucinante perché l'arciduca, pur coi suoi bei difettucci, era uno dei pochi austriaci comprensivo verso i nazionalisti serbi. Fatto sta che questa azione, grazie ai vari intrecci sviluppatisi nel corso degli anni, fondò le basi perché si avviasse la Prima Guerra Mondiale, mettendo fine alla Belle Epoque e dando inizio a uno dei periodi più sanguinosi della storia. Periodo che fu superato in quantitativi di sangue dalla Seconda Guerra Mondiale e, successivamente, dalla Guerra in Vietnam, dove si conta che fu usato un ammontare di armi e munizioni pari a quelle usate in ambo le World War. L'unica sicurezza, quindi, è che purtroppo la guerra non finirà mai e, soprattutto, andrà sempre peggiorando. Basti pensare a quella in Iraq, alla rivolta contro il governo Maidan in Ucraina e agli attacchi di Israele contro la Palestina - ma quest'ultima tutti sembrano averla scoperta solo negli ultimi giorni. E' così che la comunità blogger si è unita per celebrare questo centenario, approfittando dell'evento però per ricordare tutte le guerre compiute fino ad ora, nella speranza che un giorno possano finire tutte. E forse è una speranza vana e il recensire dei film a tema non porterà a nulla, ma nel nostro piccolo è un qualcosa che ci teniamo a fare. Io esordisco, insieme all'ideatore dell'evento Solaris (che partecipa con Il mestiere delle armi), con Good Morning Vietnam.

Durante la guerra in Vietnam, l'aviere Adrian Cronauer viene spostato dalla radio di Creta a quella dell'esercito americano stanziato a Saigon. I suoi modi istrionici e le sue battute irriverenti impazzeranno fra i militari, ma faranno storcere il naso ai suoi superiori. E mentre la guerra impazza...

Far ridere è un qualcosa di difficile ma che, se fatto bene, si trasforma nel migliore dei tesori. La risata è stata uno degli strumenti più importanti messe nelle mani dei filosofi e dei pensatori ed è stato tramite essa che, in qualche modo, è nata la satira. Con la risata si è fatto rendere conto a politici e governanti che pure loro potevano essere oggetto di scherno e che, come ogni essere umano, la burla e la parodia non risparmiavano nessuno. Questo ha fatto rendere conto agli intoccabili che oltre a dei comuni esseri umani, erano anche dei bersagli. Ma non bisogna confondere la risata col riso, perché quest'ultimo è la risposta che è stata data dai governanti stessi per poter controllare meglio le masse. Il riso è quello che viene scaturito dalla battuta stupida, da quella pecoreccia e volgare (volgare intesa come sgradevole, non del popolo) e che magari ha anche il coraggio di prendersi sul serio e di auto affibbiarsi qualche merito che non ha. Pensiamo ad esempio a I soliti idioti che, col loro repertorio di vaccate senza senso, hanno affermato in più di un'intervista di aver voluto fare uno spaccato dell'Italia dei giorni nostri. Il compito che spettava al regista Barry Levinson, quindi, non era semplice, specie perché quando questa pellicola fu girata quella del 'Nam era una ferita ancora aperta nel cuore degli americani, ma possiamo dire che il lavoro fatto, pur coi suoi limiti e difetti evidenti, è egregio. Va però detto che l'aviere Cronauer è un personaggio realmente esistito - si sente un suo accenno persino in Apocalypse Now di Coppola - e che era stato lui stesso a voler divenire imprenditore della sua stessa figura, cercando di trarre dalla sua esperienza come disk jockey nel Vietnam una serie-tv. Gli studi televisivi però mal vedevano il tentativo di fare una commedia su uno scenario così drammatico, quindi il copione dell'episodio pilota girò per un bel po' fino a che non capitò nelle mani di Robin Williams, che ne rimase estasiato e cercò di attivare il progetto. Alla fine la sceneggiatura fu riscritta totalmente, anzi, solo in parte perché fu lasciato all'eccelso Robin Williams di poter improvvisare nelle parti in cui doveva parlare alla radio (e ve lo assicuro, si muore dalle risate!), si aggiunse qualche melensaggine e una scena retorica di troppo e alla fine fu distribuito nelle sale. E sapete che vi dico? Va benissimo così. Perché è innegabile che forse poteva essere fatto meglio, si poteva eliminare una love-story con la ragazza orientale che sa di finto in una maniera allucinante, si poteva evitare la scena in cui tira su l'umore ai militari pronti a partire per la guerra e la scena dei bombardamenti con sotto What a wonderful world di Louis Armstrong è stucchevolissima... ma è innegabile che nonostante tutti questi difetti la pellicola sia umana, così come umano è il suo protagonista e umana è anche la paura che un conflitto di quella portata può portare. Ma soprattutto, ho apprezzato che, pur non enfatizzando troppo questo aspetto, gli americani non sono visti come dei salvatori assoluti e si cerchi di mostrare come il lor intervento sia da riconoscersi più sui civili innocenti che sui reali colpevoli. Ma alla fine, ci sono davvero dei colpevoli in una guerra? Cosa ci rende giudici e carnefici per poter dare un tale idioma a una persona o a un gruppo di molti? Nulla. Quello è un giudizio che spetta a Dio o a chi ne fa le veci. Noi siamo solo umani, umani divisi dalla cultura e dalla lingue, così diversi che da una parte si dice I love you e dall'altra tôi yêu em. Perché forse le vere differenze le abbiamo create noi stessi, ma siamo accomunati da un elemento: la paura del futuro. Ma non è detto che in mezzo a tutto quel buio ci scappi, forse per sbaglio, una risata.

Questo film o la mia recensione non porteranno mai fine a nessuna guerra. La gente continuerà a puntare il dito contro gli immigrati dicendo che ci rubano il lavoro e forse si arriverà al punto che pure nelle riunioni di condominio verrà sparso del sangue. Ma la speranza c'è sempre.Voto: ★ ½

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