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Warrior [2011] – Gavin O’Connor

Creato il 08 agosto 2014 da Sweetamber

Quando penso alla MMA, nessuno me ne voglia, penso immediatamente a violenza pura e ad uomini incazzati neri chiusi dentro ad una gabbia come bestie feroci.
In seguito alla visione di Fighter, non potevo esimermi dal guardare anche Warrior, seppur con premesse poco rosee. Fighter ha dalla sua Christian Bale in stato di estrema grazia ad interpretare un ruolo difficile come quello di Dicky Eklund, un tossicomane ex campione di boxe che vive da anni nei propri sogni di gloria e ha un fratello che vive all’ombra sua e della sua numerosa e femminea famiglia.
Warrior è invece un film tutto al maschile, incentrato sul difficile legame fra due fratelli che si odiano tremendamente e che finiscono per affrontarsi non solo verbalmente ma anche fisicamente in uno scontro legalizzato.
Tommy Riordan è un ex marine che dopo la diserzione torna in patria con il cognome materno e incontra il padre con il quale ha un rapporto difficile. Le cose non vanno meglio con il fratello Brendan Conlon, insegnante di fisica in un liceo ed ex lottatore di MMA, sposato con figli e notevoli difficoltà economiche.
Tommy è considerato dai marines un eroe di guerra per aver salvato le vite di alcuni compagni in Iraq ed ha un passato segnato fortemente dalla dipendenza del padre, ormai ex alcolizzato che ha costretto Tommy e la madre a sparire dalla circolazione rendendosi irreperibili per quattordici lunghi anni. Brendan, che ha mantenuto il cognome paterno, ha con il padre un rapporto altrettanto complesso pur avendo deciso di rimanere nella stessa città per sposare l’amata moglie Tess.
Anche in Warrior come in The fighter il rapporto di coppia viene proiettato sulla famiglia o su membri di essa come un tradimento, come una faccenda esterna al nucleo famigliare principale e quindi fonte di problemi di vario tipo. La figura femminile è però in entrambi forte e caparbia, disposta a supportare il compagno indipendentemente dal tipo di scelte fatte.
Tommy e Brendan riprendono ad allenarsi e a combattere in gabbia nel medesimo momento per due motivazioni differenti: Tommy per saldare un debito di amicizia fatto alla famiglia di un amico conosciuto nei marines e perito durante un attacco di cui l’unico superstite è lo stesso Tommy, Brendan per salvare la propria famiglia dalla bancarotta e dalla conseguente perdita della casa. Combattono per due ideali differenti, anche se sotto queste motivazioni si nascondono ragioni d’orgoglio, legate alla considerazione da parte del padre, che ha sempre favorito il minore dei due, Tommy. Favorito sin dall’inizio a differenza di Brendan che ha abbandonato gli allenamenti da qualche anno, in seguito al matrimonio e alla costruzione di un saldo nucleo famigliare, Tommy ha una cieca rabbia tale da permettergli di combattere quasi come fosse una macchina. Una volta entrato in gabbia non vede e non sente nessuno, combatte-stende-esce dalla gabbia in meno di dieci minuti. Brendan combatte con meno rabbia e più passione ed è più tecnico del fratello, che però lo supera dal punto di vista muscolare.
Tom Hardy ha dovuto allenarsi (prima di essere confermato come il Bane di The dark knight rises) duramente per questo ruolo, arrivando a pesare [Wikipedia docet] 92 kg per una massa muscolare aggiunta di 11 kg. L’impegno fisico è sorprendente anche per chi ha avuto modo di vedere Bronson dove già la preparazione fisica di Hardy era palese. La differenza è che in Warrior la sua massa muscolare è diventata compatta e fibrosa, insomma sembra di vedere un fascio di muscoli che cammina e pure belloccio. Nonostante l’eccesso muscolare, però, l’impressione non è farsesca e la recitazione è al solito eccelsa, il personaggio interpretato non pare mai un bamboccione tutto muscoli e niente cervello ma con tanta rabbia addosso e pur essendo teoricamente il ruolo negativo del film mi sono trovata quasi subito a parteggiare per lui.
Joel Edgerton -che non conoscevo come attore prima di questo film- è anch’egli intenso, dallo sguardo abbattuto e segnato e dalla preparazione fisica seppur meno evidente di quella della controparte, comunque notevole.
In sottofondo ci sono un ottimo Nick Nolte e una riapparsa Jennifer Morrison, che avevo disperso dai tempi di Dr. House, buona spalla a fianco di Edgerton, ma poco intensa. Nick Nolte è un tutt’uno con il ruolo di padre ubriacone, violento, pentito e sgangherato, tanto da aver ricevuto una candidatura agli Oscar 2012 per questa parte. Il suo sguardo nasconde la stessa speranza vana di quello smunto e prosciugato di Christian Bale in The fighter.
La prima parte del film (che ha una complessiva durata di due ore abbondanti) è meno interessante ed entusiasmante della seconda, durante la quale si concentrano tutti i combattimenti fisici e psicologici possibili e trattenuti durante più di un’ora di film; la prima parte risulta quindi anche quella più prolissa, con conflitti psicologici trattenuti, pronti ad esplodere durante la seconda parte.
Tecnicamente discreto, con una fotografia virata sui toni scuri e sui forti contrasti, camera a spalla per una dinamicità d’effetto e primi piani strategicamente dosati e non furbescamente inseriti per creare gridolini d’ammirazione. Non strizza l’occhio alle femmine, questo film, non cerca adulazione né suggerisce emulazione ma presenta una storia di ordinaria difficoltà famigliare così come fa, altrettanto credibilmente, il contraltare di O. Russell The fighter.

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