Io faccio parte del primo gruppo, sono fra coloro che pensano che vedere un concerto di Springsteen dal vivo sia una delle cose per cui vale la pena vivere. Non son certo unica e originale, non faccio parto di una ristretta cerchia di persone, non penso di esser un fruitore di prodotti di nicchia. Non ho idea del dati certi – se qualcuno li sa, mi piacerebbe conoscerli – ma parliamo di un uomo che questo mese compirà 64 anni, che canta e va in tour dai primi anni 70 e che dagli anni ’80 passa anni interi in tour mondiali negli stadi. L’ultimo album, Wracking ball, ha dato vita ad un tour nel Nord e Sud America, Austtalia e nuova Zelanda , tutta l’europa iniziato il 9 marzo 2012 e che prevede date fino alla prima metà del 2014. Solo in Italia ha fatto tre date nel 2012 e 4 nel 2013. Facendo sempre il tutto esaurito, andando ad intuito, visto la capacità ricettiva dei nostri stadi che va dalle 70.000 persone a San Siro alle 30.000 circa di Padova o Trieste, solo in Italia è stato visto da almeno 350.000 persone. Se prendiamo per buona la capienza per le circa 150 date del tour, nel mondo solo negli ultimi 36 mesi oltre 7 milioni e mezzo di persone l’hanno visto dal vivo. Una quantità di seguaci da far invidia al Papa.
Che cos’è che rende così unico il Boss?
Il fatto è che per quanto sia un uomo oggettivamente ricco, potente, una vera rock star che fa muovere un sacco di gente e un sacco di denaro, è rimasto il ragazzo nato in posto sfigato del New Jersey, figlio di un irlandese ed una italiana, che mette ancora nei suoi pezzi storie di crisi, di disoccupazione, di perdita di valori, di fughe, di rapporti difficili fra genitori e figli o fra partner che ormai si comportano come se non ricordassero e semplicemente non gli importasse, facendo un passo avanti e due indietro. Storie di gente che perde il lavoro, che solo scappando trova la redenzione, di fuorilegge sconfitti dalla vita. E tu gli credi perché conosce le storie ed è una persona vera. E lo vai a sentire perché, ogni singola volta Bruce ti fa stare bene. Trasforma queste storie in musica carica di energia e passione.
Lui è così e qualsiasi esibizione dal vivo ti dimostra che hai fatto bene a non perderti il tuo ennesimo concerto, perché è sempre lui, pieno di carica, si spende per ore ed ore, mantiene le promesse, ma ogni volta è diverso, cambia scalette e arrangiamenti. La terra promessa.
Seguendolo da oltre 30 anni conosco il 90% del repertorio a memoria; posso dire che molti dei suoi testi (anche se decontestualizzandoli possono suonare retorici) mi accompagnano come gli insegnamenti di uno zio americano. Una persona di famiglia, che non vedi spesso, ma c’è , ci puoi sempre contare. Perché lui è pur arrivato da qualche parte, ma non si dimentica da dove è partito e chi sono stati i compagni di strada. Una gran persona, soprattutto perché mai, mai in nessun moneto sembra parlarti per insegnarti qualcosa, per indottrinarti, per portarti dalla sua parte, per autoincensarsi. Pare che umilmente ti dica: Lo sai che da dove vengo io venivi allevato come se non potessi mai essere diverso da tuo padre? Sai cosa è capitato al quel tale che aveva debiti che nessun uomo onesto può pagare? Sai che avevo 8 anni quando mio padre mi portava in macchina e mi faceva guidare, prima delle rivolte nella mia città. Senza esprimere giudizi, senza voler esser mai nè saggio, nè voler stupire.
E alla fine canta per tutti quelli che pensano che, nonostante tutto, non sia un peccato essere contenti di essere vivi.
Con 17 album pubblicati, fra i quali alcuni memorabili dal primo all’ultimo brano e dalla prima all’ultima parola, selezionare solo 11 frasi che mi siano state di lezione è stato molto difficile.
Ho consultato Gigi, col quale ho visto il primo concerto di Bruce il 21 giugno 1985 (anche se io nel prato e lui sugli spalti) e Anna Rita P, con cui ho visto l’ultimo il 7 giugno 2012. In loro onore aggiungerò un bonus track a testa.
When they said, “Sit down,” I stood up Ooh… growin’ up – Growing up, in Greeting from Asbury Park 1973
Crescere non significa necessariamente invecchiare, se lo fai con lo spirito rock and roll di resistere al potente (School of Rock docet). Che siano i tuoi genitori, i datori di lavoro, gli altri in genere, affermarsi e non farsi omologare non è da immaturi. Fa crescere.
2 – Fuori, sulla strada sei te stesso.
So walk tall, or baby don’t walk at all. - New York city serenade, in The wild the innocent and the e-street shuffle 1973
Fuori, out è sempre positivo: sei in strada, fuori dal lavoro, fuori dai legami che ti vincolano, e puoi camminare come piace a te, puoi parlare nella maniera che preferisci. Puoi camminare a testa alta, devi essere fiero di come sei, libero e fiero. Oppure statti a casa.
3 – Andare o restare, vincere o perdere.
It’s a town full of losers and I’m pulling out of here to win. – Thunder Road, in Born to Run 1975
Su questo tema e su questa intera canzone, strada di tuono, forse la mia preferita, ci si potrebbe scrivere un trattato. C’è lei, Mary, che balla nel portico davanti casa, sola, nel suo vestito buono della festa di laurea e gioca con i fantasmi degli amori del passato, giovane è giovane (Bruce questa canzone l’ha scritta a 26 anni) ma già si chiede se non sia troppo vecchia per fare delle scelte coraggiose che la portino via da questo posto. Non è una bellezza, proprio come tutte noi, ma è perfetta per lui, che con la sua macchina piena di vento e di promesse, e la sua chitarra che parlerà al suo posto, visto che di parole non ne ha mai dette molte, la salverà dai fantasmi e dai perdenti. Quindi, benedetta ragazza, che cosa aspetti a salire e ad andartene con lui in un rombo di tuono?
In realtà il concetto di andarsene per vincere è molto più USA che europeo. Ora come ora la gente se ne va, semplicemente per vivere. E poi, siamo onesti. Bruce gira il mondo, è vero, non è un looser ma non se ne è mai veramente andato. Vive ancora nel New Jersey. Però tutte avremmo voluto essere Patty Scialfa, la sua Mary.
4 – Sono qui per te.
I came for you – For You – Greetings from Asbury Park, N.J. in 1973
La magia che si crea ai concerti nasce perché l’idea che muove i suoi tour non è quella che il pubblico sia lì per vedere Springsteen, ma al contrario che sia lui che viene ad incontraci, per vedere noi.
Quando suona lo fa per tutti noi, uno ad uno. E lo fa con un tal piacere che ci credi. Come fra innamorati al telefono si dice: metti giù prima tu, no prima tu, lui non vuole smettere di cantare per primo, canta ancora e ancora, e noi non smettiamo di andargli dietro.
I’m just calling one more time, not to change your mind, but just to say I miss you baby, good luck, good bye – Bobby Jean – Born in the USA 1984.
Un amico ha i tuoi gusti, ti capisce, ti ascolta è dalla tua parte. Ma non ti terrà stretto a sè, non pronuncerà parole che ti vogliano convincere a fare diversamente da quello che hai in mente. Ti lascerà andare, Ti lascerà libero. In maniera commuovente.
6 – Credere, nonostante tutto.
Struck me kinda funny seem kinda funny sir to me
At the end of every hard earned day people find some reason to believe – Reasons to believe – Nebraska 1982.
Spesso Bruce Springsteen viene scambiato per un inguaribile ottimista. Ma non è così, non lo è soprattutto in questo cupissimo e solitario album. Sì, è vero che alla fine di una dura e sudata giornata di lavoro le persone trovano ancora la forza di credere. Ma come ci riescano rimane sempre una cosa stupefacente. Notare che le persone di cui parla Bruce son sempre lavoratori, gente che la giornata se la guadagna con fatica e sudore. In seguito, con la crisi, ci ha parlato molto anche dei disoccupati.
7 – Il senso delle cose
They declared me unfit to live said into that great void my soul’d be hurled
They wanted to know why I did what I did
Well sir I guess there’s just a meanness in this world – Nebraska – Nebraska 1982
Hanno deciso che non sono degno di vivere e che la mia anima deve essere gettata nel vuoto, volevano sapere perché ho fatto quel che ho fatto. Immagino, signore che sia semplicemente la malvagità di questo mondo. A volte le peggiori cose che fai dimostrano che un senso vero non c’è, le fai e basta e ti trovi invischiato in tutto il male che sembra far parte della natura del mondo.
8 – Il tempo passa
And I hope when I get old I don’t sit around thinking about it but I probably will,
… well time slips away and leaves you with nothing mister but boring stories of glory days – Glory days – Born in the USA 1984
I giorni di gloria, i giorni dei ricordi … Una canzone che Springsteen ha scritto a 35 anni e già aveva senso. Io di anni ne avevo 19. Ora che ne son passati altri 29 anni, lo so che è vera. Con l’età capita sempre più spesso di fermarsi a pensare ai momenti gloriosi della propria vita. Capita anche che la memoria trasformi in gloriosi momenti assolutamente insulsi, solo perché eravamo giovani.
Solo per lui il tempo passa senza trasformalo in storia noiosa.
9 – La music salva.
Turn the radio up loud, so i don’t have to think. Something in the night – Darkness in the edge of town 1978
Quante cose ci passano per la testa, cose che ci uccidono poco a poco, che incidono la nostra anima come un coltello. Per fortuna che possiamo sempre contare su una strada e soprattutto sulla musica che col suo volume ci invade e copre anche i peggiori pensieri. Un’altra strada per salvarci.
10 – A volte cuore fa rima con errore
I took a wrong turn and I just kept going …
don’t make no difference what nobody says, ain’t nobody like to be alone – Hungry heart – The River 1980
A volte è un attimo, prendi la svolta sbagliata, e vai avanti senza riuscire a fermarti, senza voltarti indietro, senza renderti conto che hai presto una direzione non giusta, hai fatto un clamoroso errore. E andare per inerzia nella vita prende il sopravvento E vai e vai, ma sai che devi far qualcosa, perché da soli è tutto più difficile. E che lo si ammetta o no, a nessuno piace la solitudine, ma che fatica gestire la voglia di libertà.
In the crowd i feel at home. Out in the street – The River 1980
La folla, la gente, le persone sono un moto dell’anima. In mezzo a loro, non sentirai la solitudine perché potrai anche esser solo, ma sarai te stesso e ti sentirai accettato. La folla può essere la casa di chiunque.
Bonus Track 1, omaggio a Gigi. + 1 – Prendersi cura di se stessi
We take care of our own: I been knocking on the door that holds the throne, I been looking for the map that leads me home, I been stumbling on good hearts turned to stone. The road of good intentions has gone dry as a bone. We take care of our own – We take care of our own, Wracking ball 2012
Ultimo album, ma non per bellezza. A parte la retorica della bandiera, Bruce ce lo insegna. Smettiamo di chiedere aiuto a potenti, per tornare a casa non cerchiamo del buono nei cuori di pietra, perché la strada delle buone intenzioni si è seccata e non darà nessun frutto. Senza aspettare la cavalleria, rimbocchiamoci le maniche e facciamo da soli. Prendiamoci cura di noi stessi, perché altrimenti non lo farà nessuno.
Bonus Track 2, omaggio ad Anna Rita P + 2 – Il coraggio di affrontare il proprio alto oscuro.
Everybody’s got a secret, sonny, Yeah, something that they just can’t face Some folks spend their whole lives trying to keep it They carry it with them every step that they take
Till one day they just cut it loose Cut it loose or let it drag ‘em down Where no one asks any questions Looks too long in your face – Darkness on the edge of town, Darkness on the edge of town 1978
Nessuno è in pace, tutti hanno un segreto che non li fa dormire. Chiunque ha qualcosa in sospeso, un segreto che che lo tormenta, un dolore, una mancanza, una paura, un’offesa che crede di avere subito, un’umiliazione. Qualcosa che non rende né migliori né peggiori: quindi non va usata come pretesto per far pagare ad altri. Solo guardandosi dentro e affrontandolo questo punto di dolore non ci distruggerà, se non ce ne libereremo, non saremo persone degne.