Questa è una delle domande più frequenti che arrivano ai consulenti FirstMaster da parte di chi sogna di mettersi in proprio e fare l'editore.
Ma di quali ricavi e cifre parliamo? Parliamo di come far rendere uno o più siti da 100mila a 500mila euro, complessivamente. Perché questo è il primo target finanziario in grado di compensare il lavoro delle prime 3 o 4 persone che lavorano ad un progetto editoriale.
L'errore più diffuso è quello di valutare l'editoria online con i consuntivi delle grandi testate generaliste, con la voce "ricavi Internet" poco proporzionati ai costi generali, a prima vista.
Per vedere la situazione in modo corretto, però, bisogna rapportare le entrate Internet ai costi Internet, non ai costi generali di una testata tradizionale.
E' vero che i ricavi persi della pubblicità stampata non sono compensati dalla publicità online, ma perché dovrebbero? Sul piano industriale e imprenditoriale sono due cose diverse. Questo argomento è un buon pretesto per invocare lo stato di crisi strutturale e prenderne i vantaggi, oltre che chiedere più sovvenzioni governative.
Chi desidera fare progetti editoriali nel settore dell'editoria online deve considerare che la pubblicità stampata si riduce sempre più perché funziona sempre meno. Prima, per i prodotti più importanti e di massa, per la concorrenza dei tanti canali televisivi (1976), poi anche per la concorrenza di Internet a tutti i livelli (1995). L'ultimo colpo è arrivato con la diffusione degli smartphone (2007).
Chi inizia o riparte da oggi, deve considerare che la pubblicità online cresce anno dopo anno perché è più efficiente di quella stampata, a partire dal fatto che è interattiva e nettamente più contestualizzata.
Infatti, già nel 2013 i ricavi dell'Internet Advertising hanno superato in Italia quelli della stampa: 1,8 miliardi contro 1,4 miliardi (fonte: Politecnico di Milano). Se si guarda agli Stati Uniti, che ci anticipano mediamente di 5 anni, è significativo che al New York Times l'advertising online del 4° trimestre 2015 sia aumentato del 10,6%, superando la quota record di 70 milioni di dollari in un trimestre. Complessivamente, nel 2015 il NYT ha fatturato 197 milioni di dollari con pubblicità per il suo sito web (+8% rispetto l'anno precedente).
Per tornare all'Europa e all'Italia, è evidente che sia al tramonto l'epoca del gigantismo, con milioni di costi vivi e una commercializzazione che divora più del 50% dell'incasso all'edicola. Il tutto per un prodotto materialmente limitato nell'offerta e tardivo nel servizio.
A questo proposito è significativo un vecchio articolo di Umberto Eco, di ritorno dal Giappone. Arrivato a Fiumicino, Eco ha avuto l'impressione di aver viaggiato nel tempo perché il suo Repubblica in edicola lui l'aveva già letto il giorno prima a Tokio, sul tablet. Ma anche a chi sta a casa le decine di canali televisivi fanno apparire vecchie le notizie pubblicate dai quotidiani, che per questo si sono spostati verso il modello di settimanale, cioè di approfondimento. Peccato che siano approfondimenti di dubbio rispetto per i lettori, che ricambiano abbandonando l'acquisto e accontentandosi dei Tg.
Secondo i dati dell'ASIG (Associazione stampatori italiani giornali), solo nell'anno 2014 si sono perse 400mila copie al giorno passando da 3,6 a 3,2 milioni (-12%) mentre dal 2010 il calo è del 29,8%).
Il dossier 2015 di Mediobanca sulle prestazioni dei primi 8 gruppi editoriali italiani (Rcs, Mondadori, Sole 24 Ore, Class, Caltagirone, L'Espresso, La Stampa e Monrif), rileva che "Internet in tutte le sue declinazione si conferma il mercato emergente anche se, per le testate che nascono sulla carta stampata, il digitale non riesce comunque a riequilibrare i conti".
E come potrebbe Internet riequilibrare i conti della carta stampata? A fronte di costi minimi della pubblicazione online, il modello di business del quotidiano tradizionale prevede che il 30/40% delle copie stampate finisca al macero,per consentire un rifornimento delle edicole adeguato e conveniente). Poi che distribuzione ed edicolante trattengano circa il 50% del prezzo pagato dal lettore. Risultato? All'editore le entrate da edicola coprono il costo della carta e tutto il resto dipende dalla pubblicità, dai contributi governativi e magari dal ripianamento delle passività da parte di banche, assicurazioni, industriali d'altro settore ecc.
La redditività dei siti web
I siti web hanno tutt'altra struttura dei costi. Inizialmente possono essere a costo zero, se la redazione è fatta da soci che vogliono diventare editori e collaborano da casa. In una fase intermedia possono costare da 5.000 a 10.000 euro l'anno per i servizi essenziali, classificabili come "distribuzione". Tutti gli altri costi si riferiscono ai costi del lavoro degli addetti.
Un'ultima considerazione: la redditività di un sito è proporzionale al numero di utenti unici e di pagine viste. Si vedrà come la base minima mensile è di 50.000 pagine viste. Possono sembrare molte pagine, ma Repubblica supera i 60 milioni, cioè 1.200 volte questa soglia di valore.
Capovolgi il punto di vistaSe un buon reddito è il primo requisito (per non citare il resto), il "trucco" per arrivare alla soluzione è quello di capovolgere l'ordine spontaneo del ragionamento.
In questo modo uno o più siti saranno pensati in funzione della redditività, in termini tematici. Non il contrario.
Così, la domanda giusta non è: "come posso guadagnare con il mio sito?", ma "con quale sito posso guadagnare?". Sostanzialmente, quello che è in gioco è solo l'argomento del/dei siti, senza alcuna mortificazione della propria dignità giornalistica.
Un esempio? A otto anni dalla laurea, un architetto con tesi sull'edilizia in legno, e appassionato di questa tecnica, sperava di interessare degli sponsor per un sito in tema: edilegno.it, in collaborazione con altri 3 architetti ugualmente disoccupati.
Ricerca senza esiti concreti, perché in Italia questa tecnica non interessava nessuno e quei pochi arrivavano comunque al rappresentante italiano, in caso di necessità. Data la debolezza della domanda commerciale per questo settore dell'edilizia, anche i lettori sarebbero stati pochi, tra i 300.000 architetti e ingegneri italiani iscritti all'Ordine.
Infatti, dei 300.000 iscritti, quelli veramente attivi erano al massimo 50.000 e quelli nella progettazione edile era al massimo 10-15.000, con uno zoccolo duro di soli 1.800 studi associati.
Continuando a lavorare sui numeri, il progetto è restato nell'ambito dell'architettura, ma si è riposizionato su altri materiali, con un sito specialistico sul cotto e un sito specialistico sulla ceramica, con articoli e analisi critiche per il pubblico, per i posatori, gli arredatori, i geometri, gli architetti, gli ingegneri e gli imprenditori edili. Sul piano pubblicitario gli interlocutori non erano più piccole aziende locali o importatori generalisti scarsamente motivati, ma ricchi consorzi con l'obbligo statutario di investire in promozione del prodotto sul mercato interno ed estero.
Il nuovo business plan è così ripartito quasi da zero, come risposta a bisogni "ambientali" e non a tutti i bisogni personali dell'autore. Una rinuncia marginale a fronte della prospettiva di fare supplenze scolastiche di disegno dopo aver studiato in profondità mille altre cose, inutilizzate.
Quanto detto è utilissimo nella disamina delle varie linee di finanziamento. Sia quando si tratta di raggiungere delle alte quote di lettori non paganti, sia quando si cerca di ottenere abbonamenti, sia quando si cerca di intermediare tra domanda e offerta, con il pay-per-click e con le affiliazioni.
Tutte le soluzioni illustrate in seguito hanno la massima efficacia quando si parte dai lettori, con interessi definiti, per arrivare agli autori.
Lettori stabili e lettori temporanei
I lettori non sono tutti dello stesso tipo, perché ci sono argomenti che appassionano, come il calcio, e altri che si subiscono, come il fisco. Ci sono interessi che sono costanti e di lunga durata, come gli hobby e le informazioni professionali, e altri legati a esigenze temporanee o stagionali, come le vacanze.
I temi che in teoria possono interessare lungo tutto l'arco di vita del lettore-tipo, offrono il vantaggio di poter creare un gruppo di lettori fidelizzato e in costante crescita
La situazione critica è quella degli interessi a termine, cioè di quegli interessi che i lettori manifestano solo nel momento del bisogno e non in permanenza. Questo implica necessariamente che un sito su temi di questo tipo deve trovare il modo di attrarre costantemente nuovi lettori, per compensare quelli che che perde.
Un esempio? La scelta di un'auto nuova interessa mediamente ogni 4 anni ed è anticipata da letture comparative nei mesi precedenti. Questo implica necessariamente che un sito che si occupi di aiutare la scelta di auto nuove e usate deve avere un continuo ricambio di lettori (v. churn)
Argomenti a sviluppo infinito e finito
Ci sono poi argomenti che non si concludono mai, perché si riproducono giorno dopo giorno e altri che hanno una conclusione perché non c'è altro da dire. In questo secondo caso, si "rigenerano" i lettori invece dei contenuti.
Argomenti coerenti al target
Una delle grandi promesse di Internet era che avrebbe allargato gli orizzonti del pubblico, consentendo l'accesso a informazioni oltre i limiti geografici e personali. Ma la ricerca ha dimostrato che questo è avvenuto e avviene solo in parte: l'ambiente digitale per lo più rispecchia le nostre esperienze non digitali. Il pubblico tende a usare Internet per trovare persone simili, che parlano di di argomenti di cui sono già interessati. Una delle motivazioni di lettura dei quotidiani è la ricerca della conferma delle proprie opinioni attraverso i fatti di cronaca. Questo lo sanno bene i direttori, che mettono ai margini le notizie contrarie all'ideologia di fondo del giornale.
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Elenco delle fonti economiche
Per la redditività di un sito, si può scegliere tra 12 canali e 47 tipologie di "reddito" che si aprono a coloro che progettano un sito web, come editori:
Questo è l'elenco completo, che si riferisce a qualsiasi tipo di introito, dalla pubblicità agli abbonamenti, dagli annunci economici (classifieds) alle vendite dirette.
1) Advertising:
- Brand creative
- Pay per click
- Pay per action/sale
- List rental
- Product placement.
2) Content
- Subscription
- Pay per view
- Pay for format
- Customised content.
3) Distribution
- Syndication
- Licensing
- Custom feeds
- API fees.
4) Community
- Membership
- Pay for voting
- Pay for messaging
- Sales of community
- research
5) Events
- Conferences
- Roundtables
- Showcases
- Access to buyers.
6) Partnerships
- Revenue share
- Profit share
- Share of revenue increase.
7) Brand
- Brand licensing
- Sponsor fees
- Branded products
- Branded content.
8) Platform
- Sell distribution platform
- License platform
- Distribution fees
- Serve advertising.
9) Merchandising
- Books/research
- Music/video
- Clothing
- Other.
10) Affiliate
- Pay per sale
- Pay per registration
- Pay per download.
11) Classifieds
- Listing fees
- Transaction fees
- Contextual advertising.
12) Leads
- Lead generation
- Registration for content
- Offers
- Enquiry matching.
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Di tutte queste possibilità ci occupiamo di quelle che hanno più consistenza in Italia e più attinenza con attività giornalistiche, che per fortuna sono anche le più remunerative, come dimostrano alcune case history in appendice.
Soluzione n. 1
Vendere informazioni utili, o almeno interessanti: pay-per-read
Pro: alta redditività, controllo diretto dei rendimenti.
Contro: lavoro redazionale molto impegnativo, tematiche ridotte.
Questa è la soluzione più giornalistica, seguita da molti anni sia da alcune edizioni professionali, sia da piccoli mensili settoriali, che offrono letture gratuite (notizie) e a pagamento (recensioni, prove e test, cioè lavoro redazionale). Dal 2016 questa soluzione è in sperimentazione anche sui quotidiani generalisti.
La commercializzazione delle singole letture come degli abbonamenti è realizzata da plug-in che nel sito gestiscano tutti i passaggi e gli accessi, quindi non è più un problema e costano pochi dollari.
Se si ipotizza un abbonamento per i soliti 9 euro al mese (prelievo automatico di Paypal, tramite pagamento recurrent), i primi 1000 abbonati rendono 108.000 euro l'anno, sufficienti a motivare i primi 3 soci-redattori.
Il difficile è trovare il settore in cui i lettori possano trovare conveniente pagare. Infatti, le notizie e recensioni devono avere un evidente valore d'uso personale o professionale. In questo campo, negli Usa ci sono stati dei blogger che con sito e newsletter sono diventati milionari, prima con la vendita dei servizi informativi, poi con la vendita del sito e dei suoi abbonati.
Nella foto Italia Oggi e Milano Finanza danno accesso agli articoli con abbonamento annuale o con pagamento del singolo articolo. In questo caso, il lettore compra dei punti che gli vengono scalati quando è interessato ad un articolo. Il costo medio di 6-9 centesimi per articolo.
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A un livello editoriale minore, la tipica soluzione è quella mostrata da un sito di informazione professionale. Per 9 dollari al mese o 99 l'anno (invece di 108), la redazione offre:
- Full access to all Plus content
- Free download of Plus books
- Analysis, Insights, and opinions.
- Full sharing with friends
- Update: What You Need To Know.
- Email updates.
- Full unrestricted RSS feed.
- No Advertising.
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Da notare la pulizia dell'offerta, un modello da copiare:
1° - lead: Subscribe...
2° - dettagli: What do you get? ...
3° - action: compra.
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Soluzione n. 2
Vendere servizi e/o prodotti propri
Pro: alta redditività potenziale.
Contro: sovraccarico di lavoro, possibili conflitti di interesse tra informazione e servizi/prodotti commercializzati.
Due esempi di editori consolidati rendono bene l'idea.
Il primo è il sito di un quotidiano nazionale per professionisti, con fascicoli di documentazione specifica venduti a caro prezzo anche in edicola: italiaoggi.it.
Il secondo è l'estensione online, con newsletter, di un mensile di fotografia, per appassionati e professionisti: fotografia.it, con notizie a lettura gratuita e articoli a pagamento (sito e newsletter). Generalmente gli articoli sono il risultato di un lavoro redazionale come le prove tecniche di strumenti e apparecchiature.
Quelle che seguono sono le principali forme di ricavi pubblicitari. Il più semplice è PPI, che consiste nel mostrare un banner. Poi si passa al PPC, che richiede un click da parte del lettore, generalmente per ottenere informazioni. Poi c'è il PPL, che richiede un'azione un po' più complessa da parte del lettore. Al vertice della diffic oltà e del rendimento economico c'è il PPS, che rende euro, anche tanti, se il lettore fa un acquisto.
La redditività di un sito non può limitarsi ad una sola soluzione ma dalla composizione di un set. L'idea su cui si basano i programmi di affiliazione è infatti il cosiddetto "Pay Per Action" che include:
PPC - Pay Per Click: guadagni un importo fisso per ogni click;
PPL - Pay Per Lead: guadagni un importo fisso per ogni form (modulo) compilato;
PPS - Pay Per Sale: guadagni una percentuale o un importo fisso sul valore della vendita
In pratica può accadere che su 1.000 lettori che vedono la pubblicità (impression) di un abbonamento ad un mensile professionale (per esempio):
PPC: 100 cliccano sul link per approfondimenti = 100 x 0,05 cent. = 5 euro.
PPL: 15 non comprano ma si registrano sul sito per ricevere offerte, avere accessi vari e/o newsletter = 15 x 1 euro = 15 euro.
PPS: 2 comprano = 2 x 10 euro = 20 euro.
Totale: 40 euro da un banner e 1.000 lettori.
Abbiamo già detto che il punto di partenza è quello di 50.000 pagine viste al mese, quindi il banner dell' esempio ha una resa di 2.000 euro (50 x 40).
Si è detto anche che i banner possono essere anche 10 a pagina (top, botton e 8 laterali) e a rotazione, così che ogni lettore ne veda il triplo di quelli fissi e abbiamo un fattore di moltiplicazione per 30 (10 x 3), ovvero 60.000 euro al mese, in teoria, solo per far capire come funziona veramente la pubblicità online e come uno staff adeguato di specialisti può svilupparsi numericamente, man mano che la redditività sale, come un'auto che passando da una marcia all'altra passa da 0 a 100 kmh.
Al contrario, chi parte senza un'impostazione imprenditoriale, fa questi errori, ed è il caso di migliaia di blog e di tanti siti professionali, anche molto consistenti, ma solo dal punto di vista giornalistico, non imprenditoriale.
1° Difetto di visibilità: Non si occupa di Seo, quindi i post non hanno visibilità online.
2° Difetto di pubblico: Si applica ai Seo, ma tratta argomenti che non hanno un pubblico numericamente adeguato.
3° Difetto di contenuti: Si applica ai Seo e realizza un sito generalista sul modello tanti altri e non va oltre i 1.000 lettori al mese
Da questo schema, si capisce che uno staff funziona se oltre ai giornalisti c'è:
- un consulente di marketing per definire target e product mix di uno e più siti;
- uno specialista Seo, che lavori sui testi e con i sw Seo professionali;
- uno specialista commerciale che aggiorni la pubblicità e ne studi giorno per giorno i rendimenti, con gli appositi grafici.
Soluzione n. 3
Vendere spazi pubblicitari per il pay per impression (PPI)
Pro: ampie possibilità tematiche, semplicità del meccanismo di rendimento.
Contro: necessità di sviluppare moltissimo traffico, difficoltà di acquisire clienti.
Per avere dei rendimenti pubblicitari occorre avere almeno 50.000 letture al mese, cioè una media di 1.500 al giorno. Da questo livello in poi si inizia a guadagnare, ma poco, e sempre meno. In questa formula, l'agenzia pubblicitaria intermediaria paga le volte che un banner è stato visualizzato.
L'unità di misura è il CPM (costo per mille impression), che può essere pagato da 1 a 3 euro, secondo dimensione del banner a altri parametri. Quindi le 50.000 impression mensili di un singolo banner possono valere da 50 a 150 euro. Se la pagina-tipo del sito ne contiene almeno 6 (o molti di più, con un sistema automatico di rotazione), il rendimento complessivo del sito può essere di 300-900 euro al mese. Una cifra che può essere raggiunta più che altro in caso di vendita diretta per pubblicità locale (eventi, professionisti e negozi), perché il mercato pubblicitario preferisce il pay-per-performance, cioè pagare per risultati più concreti e misurabili.
Soluzione n. 4
Vendere spazi pubblicitari per il pay per click (PPC)
Pro: ampie possibilità tematiche, semplicità del meccanismo di rendimento.
Contro: limiti di pubblico e mercato italiano.
Come accennato, il PPI sui siti minori è praticamente sostituito dal PPC e c'è poco mercato.
Questa soluzione prevede il pagamento di alcuni centesimi per ogni click del lettore. Il compenso per il click varia da inserzionista a inserzionista. Ciò che non cambia è la necessità di una coerenza tra il sito e i suoi banner, altrimenti il rendimento delle pagine sarà minimo e casuale. In altri termini, se il sito si occupa di auto, un banner riferito ad una ditta di elettrodomestici sarà cliccato molto raramente. Per questo motivo alcuni algoritmi pubblicitari (come quello di Google), fanno riferimento agli interessi del lettore, indipendentemente dal sito visitato, nel senso che occupano lo spazio banner con annunci che variano, secondo il lettore. Altri, invece, consentono di scegliere la tipologia di prodotti da pubblicizzare. In ogni caso, tutto il funzionamento è semplice da implementare ed automatico. Il valore del click dipende dall'inserzionista, con un compenso che può andare da pochi centesimi a molti euro, secondo il valore che l'inserzionista attribuisce al click, in concorrenza con le altre pubblicità.
Soluzione n. 5
Vendere spazi pubblicitari per il pay-per-lead (PPL)
Pro: ridotte possibilità tematiche.
Contro: limiti di pubblico e mercato italiano.
Con il PPL, pagamento per performance, il pagamento scatta al raggiungimento di un'azione definita dall'inserzionista: richiesta di preventivi, compilazione di un form o un questionario, iscrizione gratuita a un sito web, sottoscrizione a una newsletter.
Soluzione n. 6
Pay-Per-Sale
Con il Pay-per-Sale (Pps), l'editore, il publisher, riceve una commissione per ogni vendita che genera nel sito pubblicizzato, non solo per la prima vendita che genera ma spesso per tutti gli acquisti fatti nei successivi 30-60-90 giorni, senza la necessità di cliccare dal sito del publisher.
I programmi Pay-per-Sale offrono le commissioni più alte, ma a consuntivo, rende bene se l'offerta dell'inserzionista è allettante e in argomento con sito. Per esempio, su un sito di turismo funzionano bene i biglietti aerei scontatissimi della Ryanair, poco lo sconto per un portatile della Dell. Consapevoli di questo, gli inserzionisti si sforzano di essere creativi e allettanti, e l'editore può scegliere autonomamente cosa vuole sponsorizzare, scegliendo tra vari settori e tra vari offerenti, contemporaneamente.
La scelta non deve cadere su chi paga di più, ma su chi rende di più, magari perché è in tema col sito, perché è un'offerta più allettante per il pubblico o perché è un prodotto più noto. Il tutto rimanda alla scelta generale dei temi trattati dal sito e quindi alla scelta di un pubblico, dato che ci dev'essere coerenza tra sito e pubblicità.
A confronto con altre forme di ricavi più semplici e automatiche, il Pps può sembrare una risorsa economica debole, ma proprio il fatto che l'inserzionista paga solo i risultati ottenuti ha sviluppato questo sistema più di ogni altro.
Nella foto sotto, si vede uno dei menù dai quali l'editore può scegliere chi e cosa pubblicizzare. Nello specifico, si vede il settore "Education & careers" di Tradedoubler, con un indicatore statistico della redditività del banner pubblicitario, l'EPC, segnalato dalla freccia rossa. L'EPC Medio (earning per click, cioè guadagno per click), indica il guadagno potenziale ogni 100 click, che in questo caso per Feltrinelli è di 15 euro, 13 per Mondadori e 78 per Meetic come ultima media mensile, in calo rispetto la media degli ultimi 3 mesi ("90esimo EPC").
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Una proiezione su questi dati, ci dice che chi ha pubblicizzato Meetic, ha incassato 100 euro ogni 100 click. E' molto o è poco?
Caso A.
Un sito discretamente orientato al target, per ottenere 100 click probabilmente ha dovuto esporre il banner 100.000 volte, con una resa media di 1 click ogni 1.000 visualizzazioni, quindi con il ricavo di 1 euro per 1.000 impression. Se questo sito ha 50.000 visualizzazioni al mese, può preventivare ricavi dal banner per 50 euro al mese. Se ne ha 100.000, il ricavo sarà di 100 euro ecc.
Caso B.
Un sito focalizzato sul target, per ottenere 100 click probabilmente ha dovuto esporre il banner 10.000 volte. Se questo sito ha 50.000 visualizzazioni al mese, può preventivare ricavi dal banner per 500 euro al mese. Se ne ha 100.000, il ricavo sarà di 1000 euro ecc.
Attenzione, questi risultati non sono fissi, ma tendono a ridursi drasticamente se il sito non rinnova buona parte dei suo lettori. Se i lettori sono per l'80-90% sempre gli stessi, i banner perdono di efficacia dopo aver raccolto tutte le adesioni possibili.
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Pubblicità e assetto redazionale
Per tutto quanto detto, si capisce che un'attività editoriale funziona bene non solo quando cresce il numero dei lettori, che comunque ha un tetto limitato dal tema principale. Ma che occorre avere un ricambio dei lettori e/o un ricambio della pubblicità, quindi
Soluzione n. 6
Le affiliazioni dirette
Sono molte le imprese che cercano direttamente affiliati. Tra queste, al primo posto sono da considerare le librerie online, perché consentono l'affiliazione per qualsiasi argomento trattato: un sito di turismo pubblicizzerà libri di turismo, uno di cucina libri di cucina, ecc.
Il punto di partenza è , che oltre ai libri vende ormai di tutto, con prezzi competitivi e tempi di consegna record.
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Da valutare anche l'offerta di Mondadori Store, in questi termini: "Se il tuo sito parla di libri, musica, film e tecnologia, non perdere l'opportunità: siti simili al tuo guadagnano oltre 2.000 euro al mese. Comincia subito a guadagnare: il 5% di ogni vendita proveniente dal tuo sito sarà tua. Basta mettere a disposizione dei tuoi utenti i nostri banner. E se ci sai fare con l'html, potresti anche importare direttamente il nostro catalogo sul tuo sito o una sua porzione, scaricando diretttamente il nostro product feed in csv in cui trovi il nostro vasto catalogo prodotti e le nostre promozioni uniche. E più guadagni più cresci: il nostro programma di affiliazione premia i siti che producono il maggior numero di vendite, incrementandone le commissioni, fino al 12% sul valore totale degli scontrini. Tutto è tracciato e affidabile.
(...) Tante creatività sempre aggiornate tra cui scegliere, per massimizzare i risultati e mostrare promozioni e speciali coerenti con il tuo sito web". Oltre a questo, "vuoi proporci la tua idea per incrementare le vendite? Scrivi a [email protected]".
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Soluzione n. 7
Le affiliazioni indirette
In pochi anni si è sviluppato un discreto numero di marketplace pubblicitari specializzati, che hanno reso la compravendita di pubblicità online un'attività molto efficiente e conveniente per gli inserzionisti e per i publisher. Naturalmente gli Usa fanno la parte del leone (v. elenco e link sotto), ma ormai anche in Italia c'è un sostanzioso giro d'affari. Che questi marketplace funzionino bene lo dimostra il numero di società ed e-commerce che hanno affidato loro le attività di affiliazione che prima gestivano in proprio.
Google Adsense è il più famoso marketplace di Pay per Click: ogni click su un annuncio equivale ad un determinato numero di centesimi di euro. A parità di spazio occupato, i ricavi variano a seconda dello sponsor pubblicato e gestito automaticamente da Google, con il suo Contestual Advertising. A differenza del normale advertising, il contestual advertising è un algoritmo che permette a Google di mostrare agli utenti solo pubblicità contestualizzata all'argomento della pagina e agli ultimi interessi mostrati dal singolo lettore, totalmente in automatico. La raffinatezza di questa soluzione ha un costo ed è quello dell'intermediazione di Google, che ufficialmente è intorno al 25%, ma voci di publisher delusi dicono che sia molto, molto di più.
In questo come in tutti i casi, l'unica via percorribile è la sperimentazione pratica su un sito specifico di tutte le soluzioni pubblicitarie possibili. L'esperienza positiva o negativa di altri publisher alla fin fine non conta nulla perché ci sono troppe variabili in gioco. Sotto, un grafico dei rendimenti e dei ricavi analitici fornito al publisher dal sw di Google Adsense.
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TradedoublerDi Tradedoubler abbiamo già parlato. La società svedese è molto attiva anche in Italia e vanta la gestione di 2.500 inserzionisti internazionali, con grandi brand, classificati per settore e con profili statistici di rendimento, come si vede in foto.
"E se cambio tavolo di gioco?"
Qualcuno ci ha chiesto.................. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
1. OfferVault.com *- Usa, Cina, Sp
2. Clickbooth.com *- Usa
3. FlexOffers.com * - Usa, int.
4. ClickBank.com - USA
5. ShareaSale.com - USA
6. Amobee.com - USA, UK
7. Criteo.com - Usa, Fr, sito anche in it.
8. Advertising.com - Usa, Uk
9. AvantLink.com - Usa,
10. BuySellAds.com - Usa
11. Affinity.com - Usa
12. Chitika.com - Usa
13. LinkShare.com - Usa
14. Media.net - int.
15. Taboola.com - Usa, Uk
16. Infolinks.com - Usa, int.
17. Exponential.com - Usa, sito anche in it.
18. 7Search.com - Usa
19. MaxBounty.com - Usa
20. PeerFly.com - Usa
21. Sovrn.com - Usa
22. Adblade.com - Usa
23. Bidvertiser.com - Usa, Uk
24. Clicksor.com - Ca
25. AdscendMedia.com - Usa
26. Skimlinks.com - Usa
27. Viglink.com - Usa
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Il caso Spartz
Forse non avete mai sentito parlare di Emerson Spartz, ma di sicuro siete capitati su uno dei suoi siti internet. Stavate controllando Facebook e avete trovato un link con un titolo accattivante, qualcosa come "24 terrificanti vecchie foto che ti perseguiteranno nei sogni" o "11 pensieri che ti vengono solo quando sei ubriaco".
Avete cliccato e avete iniziato a scorrere la lista di immagini e didascalie divertenti. Poi ne avete guardata un'altra, e un'altra ancora. Probabilmente eravate su uno dei siti di Spartz, ma non lo sapevate. Spartz ha ventisette anni, un impero mediatico che vale milioni di dollari e trenta siti "di informazione" che hanno più lettori del New York Times e un'unica ragione di vita: generare contenuti virali, ovviamente frivoli, quasi sempre scopiazzati, ma capaci di diffondersi su internet come una malattia, di persona in persona, di like in like.
In America le chiamano clickbait, trappole da clic. Ma lui, che ha progettato il suo primo sito di successo a 12 anni, ha fatto della viralità e della capacità di usare furbizia e algoritmi per attrarre il lettore un'arte, e un impero tanto grande che questa settimana sul New Yorker Andrew Marantz gli ha dedicato un lunghissimo ritratto, "The virologist".
Negli uffici di Spartz media, scrive Marantz, non si leggono notizie, ma statistiche e report minuziosi sulle preferenze dei visitatori. Degli oltre trenta dipendenti della compagnia, quasi tutti sono sviluppatori web o "scienziati dei dati", che masticano grafici e big data per farne uscire nuove strategie di mercato, e ci sono solo cinque redattori che scrivono (o meglio, compilano con quello che trovano in giro su internet, e spesso "rubano" da altri) il materiale per gli articoli. Tutto è automatizzato, ci sono algoritmi per scovare i contenuti virali, algoritmi per capire quali articoli hanno successo, algoritmi per decidere quale titolo è il più accattivante e algoritmi per sfruttare l'algoritmo di Facebook e Google e avere più visibilità online. I cinque redattori di Spartz media hanno così poca importanza che Spartz ha detto a Marantz che intervistarli non valeva la pena: "Quello che facciamo è decisamente algoritmico", ha detto. Per gli investitori, gli ampi guadagni della compagnia sono oro: "Penso che questa roba sia indicativa della strada che i media digitali stanno percorrendo", ha detto un finanziere a Marantz.
Si può ignorare la soluzione editoriale che procura cento milioni di lettori al mese? Evidentemente no e proprio ieri sul Andrew Marantz ha dedicato un lunghissimo ritratto al giovane editore milionario Emerson Spartz (fondatore e Ceo di Spartz Media), dal titolo eloquente: " The virologist. How a young entrepreneur built an empire by repackaging memes ". Cioè: come un giovane imprenditore ha costruito un impero riconfezionando notizie, in forma virale.
Negli uffici di Spartz Media, a Chicago, più che notizie, si trattano statistiche e report minuziosi sulle preferenze dei lettori.
Degli oltre trenta dipendenti della compagnia, quasi tutti sono sviluppatori web o "scienziati dei dati", che masticano grafici e big data per farne uscire nuove strategie di mercato, e ci sono solo cinque redattori che scrivono (o meglio, compilano con quello che trovano in giro su internet, e spesso "rubano" da altri) il materiale per gli articoli.
Informazioni virali e algoritmi
In Spatz tutto è automatizzato, ci sono algoritmi per scovare i contenuti virali, algoritmi per capire quali articoli hanno successo, algoritmi per decidere quale titolo è il più accattivante e algoritmi per sfruttare l'algoritmo di Facebook e Google e avere più visibilità online.I cinque redattori di Spartz media, quasi tutti giovani giornalisti, hanno così poca importanza che Spartz ha detto a Marantz che intervistarli non valeva la pena: "Quello che facciamo è decisamente algoritmico", ha detto.
Recensione di Ugo Salvemini & staff FirstMaster Magazine
Nella foto: Emerson Spartz (1987, Indiana, U.S.A)
Leggi tutto su:
- Ilfoglio.it: L'algoritmo della stupidità.
- New Yorker: The virologist. How a young entrepreneur built an empire by repackaging memes.
Giornalismo virale, letture consigliate:
- Editoria virale e giornalismo: il caso BuzzFeed.
- Going viral. How to make content sharable.
- Can news media really 'make a story go viral'?
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Editoria virale e giornalismo: il caso BuzzFeed
BuzzFeed, il sito d'informazione più virale del web, ha iniziato la Campagna d'Europa proponendosi anche in spagnolo, portoghese e francese. Dopo l'Huffington e come l'Huffington...BuzzFeed è un sito d'informazione tra pop (popular) e trash, con una home page che è un nastro infinito di titoli e articoli fatti appositamente per propagarsi velocemente sulle vie dei social network. Tutto questo proprio mentre gli altri siti d'informazione cercano nella qualità e nell'approfondimento il loro motivo d'esistere.
Nato nel 2006 negli Usa, da un'idea di Jonah Peretti (co-fondatore del serio Huffington Post), in pochi anni BuzzFeed ha raggiunto un successo planetario. Dichiara di avere 85 milioni di visitatori unici, e 16 milioni di interazioni su Facebook (tra like, condivisioni e commenti), triplicando il traffico rispetto al 2011. Così è giunto il momento di passare dall'inglese alle altre lingue e diventare il leader assoluto dell'informazione pop.
I segreti del successo di BuzzFeed
Oggi oltre 300 persone lavorano per BuzzFeed. Un team di creativi e analisti selezionano contenuti calibrati sulla base di ciò che funziona di più, sotto la regia di alcuni giornalisti di riconosciuto talento.
Una redazione di questa portata costa, e molto. Per questo sorge spontanea la domanda: come guadagna BuzzFeed?Jonah Peretti è un po' rivoluzionario anche per la redditività del suo BuzzFeed: no ai soliti banner che pochi cliccano e alle finestre pop-up che infastidiscono i lettori. Secondo lui, la pubblicità deve essere discreta e quando c'è, di solito prende la forma di contenuti sponsorizzati (content marketing). Ecco quindi notizie che veicolano pubblicità, più o meno direttamente, sotto forma di "how-to" o di fatto eccezionale collegato ad un brand.
In BuzzFeed c'è tutto il campionario dell'intrattenimento facile e veloce: articoli sorprendenti, curiosità, video, foto e App. Qualsiasi cosa perché "le persone siano autenticamente eccitate da ciò che vedono su BuzzFeed", come spiega Peretti.
Ma il segreto del suo successo non è certo questo. Probabilmente è nascosto nell'insight originario: " il virale nel web in tempo reale ".
Come accade agli innovatori, Peretti ha visto più profondamente di altri le potenzialità di tre elementi combinati: le dinamiche virali, il web e i social network. Poi, come imprenditore, ne ha cercato l'applicazione commerciale, ed ecco BuzzFeed: un "giornale" con 300 addetti pagati e 85 milioni di collaboratori volontari.
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TITOLI e lettori
Abbinamento originali che creano curiosità
Il Super Bowl analizzata da un britannico che non ha mai veduto American Football Prima
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Parole e concetti essenziali per il publisher
CPA (Costo Per Azione)
Lammontare del costo da sostenere per avere una conversione in vendita o lead.
CPC (Costo Per Click)
Costo di un singolo click quando si utilizza il metodo Pay per Click. Il commerciante paga ogni volta che un visitatore clicca su un suo messaggio pubblicitario. I click possono essere generati attraverso banners, altri messaggi grafici, link di testo, popups, ecc.
CPL (Costo Per Lead)
Costo che il commerciante deve pagare ogni volta che un visitatore clicca su un messaggio pubblicitario e, in seguito, si registra nel sito per avere qualche servizio gratis come: informazioni, offerta di prova gratis, download gratuito, etc. In questo modo si presenta ai visitatori il prodotto o servizio del commerciante, si offrono informazioni, si crea un rapporto tra visitatore e commerciante per aiutare la vendita del prodotto o servizio.
CPM (Costo Per 1.000 Impressioni)
CPM e' il costo da sostenere per esporre 1000 annunci pubblicitari. e' il metodo piu' utilizzato per vendere le email pubblicitarie e le newsletter (per 1,000 persone a cui e' spedita lemail).
CPO (Costo Per Ordine)
Stesso significato del CPA ma specificamente riferito alle vendite.
Creatives
Strumenti promozionali utilizzati dai commercianti per attirare i visitatori. Includono banners, link di testo, pulsanti, e-mail informative, popups, ecc. I creatives sono importanti per generare linteresse dellutente e avere una risposta.
CTR (click-through ratio)
La percentuale di persone che cliccano su un annuncio ogni 1.000 impressioni. CTR si riferisce al numero di impressioni richieste per un annuncio per persuadere un visitatore a cliccare sul relativo link. Il dato e' espresso in percentuale.
EPC (Guadagno medio ogni 100 click)
e' un dato statistico che descrive l'abilita' di trasformare click in commissioni. EPC e' il metodo usato per confrontare diversi programmi di affiliazione e anche differenti messaggi pubblicitari allinterno di ciascun programma di affiliazione. L'EPC e' calcolato dividendo la commissione per il numero di click necessari per generare quella commissione.
Guadagni residuali
Laffiliato viene pagato non solo per la prima vendita che genera ma anche per tutte le successive vendite riferite al medesimo cliente.
Pay per Click (PPC)
Si paga per ogni click sul messaggio pubblicitario. Nel marketing di affiliazione il PPC si usa quando il commerciante paga laffiliato per ogni click del visitatore sul link del commerciante. Generalmente i programmi PPC offrono basse commissioni (da 0.01 a 0.25 per click), ma hanno un rapporto di conversione molto alto in quanto e' necessario solamente un click del visitatore per ricevere la commissione. Questo tipo di programma non viene piu' tanto utilizzato a causa di frodi o click contraffatti.
Pay-Per-Impression
Nel marketing di affiliazione il Pay-Per-Impression si utilizza quando il commerciante paga laffiliato per ogni impressione del suo messaggio pubblicitario nel sito web dellaffiliato.
Pay-Per-Lead
Laffiliato riceve una commissione per ogni lead che genera per il sito web del commerciante. Ad esempio il commerciante paga una commissione allaffiliato ogni volta che un visitatore clicca su un suo messaggio pubblicitario e, in seguito, si registra nel sito per avere qualche servizio gratis come: informazioni, offerta di prova gratis, download gratuito, etc. Il Pay-Per-Lead offre generalmente una commissione medio-alta e rapporti di conversione alti.
Pay-Per-Sale
Laffiliato riceve una commissione per ogni vendita che genera per il sito web commerciante. Ad esempio, il commerciante paga una commissione allaffiliato ogni volta che un visitatore clicca su un suo messaggio pubblicitario e, in seguito, compra i prodotti o servizi del commerciante. I programmi Pay-Per-Sale offrono le commissioni piu' alte ma tendono ad avere basse percentuali di conversione.
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