Il Web è qualcosa di diverso rispetto al mondo reale? O piuttosto sono le idee che abbiamo sull’argomento a essere virtuali, a nascere da un preconcetto? E quindi non esistono dualismi manichei tra vero e falso, detto e cosiddetto, volto e maschera, parola e carne?
Siamo una polifonia di identità pseudonime che si richiamano ticchettando sulla tastiera, un insieme di voci silenziose che s’incontrano tra nodi e snodi telematici, dietro uno schermo fluorescente a renderci invisibili. Affrontiamo percorsi incerti e senza verifiche attraverso un groviglio indipanabile di cavi, tra comprensibile ricerca dell’anonimato e irresistibili impulsi autobiografici.
Quale scopo per tutto questo sboccare di parole? Cercare il calore di un contatto materiale tramite qualche incauto messaggio in bottiglia, destinato a impigliarsi nella Rete? Sconfiggere una volta per tutte la paura inconfessabile di rimanere soli con i nostri fantasmi? O forse provare a correggere la propria vita semplicemente riscrivendola daccapo?
(Per il sesto compleanno di Scrivere i risvolti. Fotografia scattata al British Museum il 12 marzo 2010)