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Weekend di Andrew Haigh: la recensione

Creato il 11 marzo 2016 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Weekend-film-poster-e1429718442895Una dolorosa e intima storia d’amore scomoda

Prodotto rispolverato dai bui scaffali della produzione italiana, a causa dell’enorme successo ottenuto da 45 anni, Weekend è l’esordio dietro la macchina da presa dell’autore Andrew Haigh. Un film essenziale nella sua naturalezza e nella costruzione narrativa, ma che appare indubbiamente come un prodotto “scomodo”.

In un locale gay Russell conosce Glen e i due passano la notte insieme. Il mattino dopo Glen chiede a Russell di raccontarsi al registratore, nel quale tiene un archivio di tutti i suoi “incontri” con l’obiettivo di creare un progetto artistico. Dopo quella mattina i due cominciano a conoscersi e passano insieme l’intero weekend.

Dopo aver visto 45 anni si è potuto notare del talento dietro la macchina da presa. E cavalcando l’onda del successo (il film sopracitato ha ottenuto delle medie spettatori in sala altissime), la Teodora ha deciso di rispolverare l’opera prima del regista Andrew Haigh, ovvero Weekend, una storia d’amore omosessuale, che non lascia spazio all’immaginazione e che si distingue per compattezza e naturalezza. Perché, nonostante il film sia stato osteggiato dalla comunità cattolica, è evidente che ci si trovi di fronte a una piccola chicca del panorama cinematografico, un prodotto che fa riflettere e mostra le fasi di un rapporto d’amore in uno spazio di tempo limitato.

L’evoluzione che segue Weekend è ammirevole, intimista e profonda. Difatti Haigh esibisce un semplice incontro (fortuito e innaffiato da alcool e droghe), che si trasforma in qualcosa di diverso, di reciproco. E il tutto è raccontato con maestria e senza forzature, con le psicologie dei due personaggi che si confrontano (trovando punti in comune e argomenti su cui discutere animatamente), miscelate ad un evidente tocco di solitudine e malinconia, che lo status di omosessuale richiede a gran voce. Esperienze passate, progetti artistici ambiziosi, diari segreti, imbarazzo e sfrontatezza divengono degli spunti d’interesse su cui riflettere, mentre il linguaggio esplicito si fa largo nelle pieghe della pellicola.

Weekend è un prodotto scabroso? Se ci si vuole soffermare in superficie, alcune sequenze e situazioni possono essere veicolo di scandalo. Tuttavia il film di Haigh ha l’ambizione di raccontare ben altro e lo fa con il linguaggio schietto e privo di filtri morali perché c’è la volontà di mostrare un rapporto nella sua immensa naturalezza e intimità. Tutt’al più Weekend può essere considerato un prodotto scomodo perché nessuno si sarebbe “scandalizzato” nel vedere un rapporto intimo e spudoratamente realistico se fosse stato eterosessuale. Di conseguenza la “scomodità” della pellicola risiede nel tema trattato, nei corpi che si stagliano davanti alla macchina da presa, nei discorsi, che non disdegnano l’esplicita trivialità nel raccontare dei rapporti sessuali omosessuali. Tutto ciò però è assolutamente soggettivo perché, approcciando il film nella sua oggettiva resa filmica, l’ostentazione visiva e linguistica perde interamente quella “scomodità”.

Opera realizzata con una sensibilità unica, Weekend è un interessante spaccato sul microcosmo omosessuale, che assomiglia talmente tanto a quello eterosessuale da non far storcere il naso. Weekend è una storia d’amore dai colori vividi e priva di sfumature; una vicenda che si raccoglie in uno piccolo spazio di tempo, ma che possiede gli strumenti giusti per coinvolgere il pubblico.

Uscita al cinema: 10 marzo 2016

Voto: ***1/2


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