Doccia, camicia, giacca.
Scarpe nere. Cravatta? Oggi no.
Ero intento a fissare la mia immagine riflessa sullo specchio della mia camera d’albergo. Quel giorno optai per il grigio scuro. Camicia attillata, pantaloni con piega e cintura nera che staccava il sopra dal sotto. Uno dei miei migliori abbinamenti… pensai.
Chiamai un taxi e scesi nella hall ad aspettarlo. Dalle finestre entrava la leggera brezza marina di Rimini. Era appena iniziato il terzo giorno del mio weekend finanziario. Volevo visitare, per l’ennesimo anno, l’ITF (Italian Trading Forum). A ripensarci, ero fuggito dalla capitale della finanza, Milano, per finire a seguire una fiera sulla finanza. Deve piacermi davvero molto sta roba…
- Dove La porto? – mi chiese il tassista.
- Al Palacongressi, grazie. -
Da pochi anni la fiera si tiene nel nuovo e fiammante Palacongressi di Rimini. I primi tempi era ancora in costruzione e la fiera si svolgeva altrove. Un gran bel salto di qualità.
Il tassista correva per le strade asfaltate della cittadina. Prese strade a me sconosciute. Vidi un arco romano, dei monumenti, case, negozi. Non era la solita Rimini che ero abituato a vedere, quella del lungomare. C’era gente che lì ci viveva. Ragazzi che andavano a scuola. Vecchietti a passeggio per i corsi. Preso dal dubbio che il tassista si fosse spinto troppo oltre con i chilometri, chiesi:
- Qui dove siamo? -
- Questo è praticamente il centro di Rimini. Siamo passati di qui perché viale Tripoli è intasato. -
Il centro di Rimini?
Fino a quel preciso istante, dopo tutti i viaggi fatti in quella città a partire da 17 anni, m’ero fatto l’idea che il centro di Rimini fosse collocato vicino al parco Fellini, poco distante dal Grand’Hotel. Pensavo erroneamente che Rimini fosse una città spiaccicata sul mare. Ma quel giorno crollarono tutte le mie secolari supposizioni e al tempo stesso mi si aprì un mondo del tutto nuovo su una città che pensavo di conoscere alla perfezione.
Il taxi si fermò. Scrollai la testa da tutti i pensieri e tornai alla realtà.
- Quant’è? – chiesi.
- Le faccio 13€ anche se qui dice 14€… -
- Grazie mille. Ecco a lei. -
Scesi. Guardai in alto. Osservai la grossa cupola del Palacongressi. Fantastica.
Nemmeno a Milano avevo degli esempi architettonici simili da poter confrontare.
Entrai. La signorina all’ingresso mi fece un sorriso. Mi beggiò e mi lasciò entrare. Feci un passo, poi un altro… e arrivò come ogni volta. Quel brivido che mi percorre la schiena per finirmi in testa. Dura un istante. L’istante preciso prima di entrare nella sala principale. Lo provo ogni volta che vado a quella fiera, come se fosse la prima. Nonostante ormai
fossi un veterano. Ricordo benissimo la prima volta, guardavo tutto con occhi lucenti. Entrai molto giovane in quel mondo e tutti mi facevano i complimenti per quello che studiavo alla mia età. Era divertente confrontarsi con gli altri. Certo, all’inizio sembrava strano vedere un ragazzetto di poco più di 18 anni parlare di borsa. Ma appena quelle teste bianche capivano che ne sapevo quasi più di loro, mi rispettavano. Socializzavo, discutevo, criticavo. Ero in un mondo reale dopo anni e anni trascorsi su libri a studiare teoria. Potevo finalmente toccare con mano ciò che apprendevo. Quell’anno tornai a casa con un malloppo di appunti pieni zeppi di disegnini e scarabocchi. Appuntai teorie, tecniche, commenti, errori da non fare… La penna sembrava non bastarmi… e la voglia di apprendere era tanta.
Poi, anno dopo anno e fiera dopo fiera, gli appunti si ridussero in modo decrescente. Non aveva senso riscrivere le tecniche che già conoscevo. Quindi, nelle fiere successive, il mio interesse si trasformò nello spulciare minuziosamente tra gli stand a caccia di nuove curiosità. Ma, ahimè, era diventata una caccia al tesoro.
Quest’anno come andrà? Pensai, mentre mi avvicinavo all’ingresso della sala.