Quando prendevo possesso della tavola lo facevo da monarca. Eravamo i re, gli astri splendenti in quelle poche ore di banchetto che avrebbero deciso il loro futuro, che avrebbero segnato l’orizzonte tragicamente vicino o deliziosamente lontano e radioso delle loro speranze di chef. Facevo il mio ingresso in sala come il console che entra nell’arena a ricevere le acclamazioni, e ordinavo che la festa avesse inizio. Chi non ha mai assaporato il profumo inebriante del potere non può immaginare l’improvvisa scarica di adrenalina che irradia il corpo da capo a piedi, che scatena l’armonia dei gesti, che cancella ogni fatica e ogni realtà contraria al vostro piacere, l’estasi della sfrenata potenza di chi ormai non deve più lottare, ma soltanto godere di ciò che ha conquistato, gustandosi all’infinito l’ebbrezza di incutere timore.
Così eravamo: regnavamo da sovrani e signori sulle più importanti tavole di Francia, pasciuti dall’eccellenza delle pietanze, dalla nostra gloria e dal desiderio mai sopito, anzi sempre inebriante come l’odore della selvaggina per il segugio, di decidere su quell’eccellenza.
Monsieur Arthens è il maggior critico gastronomico del mondo, il vate della gastronomia internazionale.
Gran parte della sua esistenza è passata attraverso le pareti di questo palazzo, quello di rue de Grenelle.
E ora sta morendo.
Arthens ha avuto una vita, piena, egocentrica, sontuosa.
E il solo pensiero che tutto questo stia per finire comunque non lo turba.
La cosa che gli sta più a cuore è ritrovare il ricordo dei sapori della sua infanzia.
Per poterseli gustare un’ultima volta prima che il suo tempo sia terminato.
E niente.
Oggi mi sono alzata con una gran voglia di dolcezza.
Soprattutto di dolci, a dir la verità.
Credo che, in parte, sia dovuto al periodo dell’anno.
Non so voi ma maggio mi necessita sempre di una carica di energia supplementare.
Ci vorrebbe una pausa, ma non si può.
Certo, buttarmi sulla cioccolata non mi pare il caso.
Però leggere un libro denso di ricordi e ricette, personalmente mi aiuta a ricaricarmi.
Dopotutto anch’io, a ben guardare, posso legare un determinato piatto ad un’età particolare.
Oppure ad un momento ben preciso.
Perchè la vita è anche assaporare, farsi inebriare dai profumi, lasciarsi guidare dalla gola.
La vita è come il bancone di una pasticceria:
tutto sta a scegliere il dolce giusto senza essere troppo ingordi.
Dolce lunedì a tutti!
P.s. Vi ricordo che avete ancora tempo per tentare la fortuna con il Giveaway prezioso di COSEdiKiKKa. In bocca al lupo!!
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