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Welcome – la recensione di Sandro

Creato il 01 ottobre 2010 da Soloparolesparse

Per lo spazio “le vostre recensioni” Sandro ci racconta Welcome, di Philippe Lioret.
E ricordate che questo spazio è aperto a tutti, per entrare a farne parte basta seguire queste indicazioni.

Welcome – la recensione di Sandro

Simon (Vincent Lindon) è un istruttore di nuoto della piscina comunale a Calais ed un bel giorno incontra Bilal, un ragazzo curdo che ha attraversato l’Europa da clandestino per raggiungere la ragazza che ama (e che lo ama) in Inghilterra. L’unico modo è attraversare la manica a nuoto (la tratta Calais-Dover è notoriamente il punto più breve tra le due coste). In tutto questo alla ragazza è stato imposto un altro matrimonio, quindi Bilal vuole bruciare le tappe per arrivare in tempo.

Simon, che fino a quel punto aveva fatto il suo lavoro in modo molto abitudinario, si rimette in gioco per aiutare Bilal, sfida la legge, ci sono sanzioni e perquisizioni per chi aiuta i clandestini, per aiutarlo in un’impresa praticamente impossibile. Non vi anticipo il finale (riuscirà o meno Bilal nel suo nobile quanto impossibile intento?) almeno per farvi seguire il film fino all’ultimo. Questa esperienza segnerà Simon e forse gli salverà il matrimonio consentendogli di vedere la vita e l’amore in un modo profondamente diverso dal modo rassegnato con cui vedeva tutto il mondo attorno a sé.

Welcome è un film drammatico con un titolo quanto mai ironico (ed anche un po’ cinico forse), trae spunto da una storia vera: l’incubo di tutti coloro i quali, oscuri e dimenticati dai mass media, si affidano ai trafficanti di uomini per passare il confine rischiando il soffocamento.

Il tema dell’immigrazione, qui, tratta un tema che in Francia è molto sentito e che in Italia forse conosciamo molto poco, o con sfumature diverse. Non si prende le parti di nessuno, si esprimono esigenze contrapposte e drammatiche; si espone la paura ed il dramma.

Vale la pena vedere il film, per provare quanto meno a comprendere maggiormente un dramma, con la consapevolezza, questa volta, che non è solo un film ma una storia drammaticamente vera.


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