Per quanto frammentata e ancora non del tutto pacifica, la permanenza marmocchia alla scuola materna inizia a dare i suoi primi frutti.
Vi ho già parlato di Jack e dei suoi benefici influssi. Nello specifico il nostro lui è principesco non solo nei modi ma anche nell’aspetto (il che mi fa ben sperare che il metro di giudizio estetico maschile della Marmocchia non abbia davvero come modello Checco Zalone): è gentile, educato, ed è (sospiro profondo e sguardo da triglia) uno di quelli che da grande cederà il passo alla propria donna, le aprirà la portiera della macchina e non permetterà mai e poi mai che le brutture della vita possano in qualche modo scalfire la sua anima candida.
E insomma questo Jack c’ha tre anni e una classe mica da ridere. Ma non solo.
La nana inizia a raccontare la sua giornata scolastica farcendo i resoconti con nomi di amici e amiche in carne ed ossa (e non più immaginari) ma soprattutto suoi coetanei.
No, tanto per dire, un paio di settimane dopo l’ingresso alla scuola materna la Marmocchia raccontava gioiosa della sua nuova amica Terry. Poiché il momento era abbastanza delicato, e l’inserimento si stava rivelando alquanto disastroso, avevamo accolto la buona novella con enorme gioia. Solo qualche giorno dopo, e parlando con la maestra, avevo scoperto che sì, la Terry era davvero speciale e sicuramente un’ottima amica, e se non fosse stato per i suoi 46 anni avrei di certo chiesto alla sua mamma di mandarcela a giocare qualche ora al pomeriggio.
E già, la nana, in un universo di un centinaio circa di bambini (25 dei quali nella sua classe), aveva scelto come amichetta del cuore la bidella 46enne. Un po’ atterrita avevo deciso di non scoraggiare le naturali inclinazioni marmocchie cercando però di invitarla a socializzare con qualcuno che trovasse realmente esaltante passare giornate ad appallottolare didò e phonare i capelli a tutti i bambolotti di casa (calvi inclusi).
Il secondo ambito in cui la Marmocchia fa notevoli progressi è quello dell’apprendimento. Sta imparando davvero un sacco di cose alla scuola materna: i giorni della settimana, i mesi e le stagioni, i numeri oltre il 10 e una carrellata di canzoncine e poesiole che a volte sembra davvero di abitare con Pascoli.
Poi va bè, non importa se “lunedì, mattedì, zovedì, sabato e poi ancola mattedì“, o se “quindizi, quattoldizi, dizasette e … venti” e a volte mixa “Il grillo e la formica” con “La danza del serpente” e il bruco della famosa canzone fa una serie di attività poco ortodosse, quale ad esempio mangiare in bagno la polenta (?!?). L’importante è che la giovane mente marmocchia stia assorbendo come una spugna tutte queste meravigliose nozioni, anche se al momento conservate nel suo crapino un po’ a casaccio.
Insomma ci piace questa scuola materna, nonostante i tagli che hanno fatto straripare le classi e il menu, differenziato su quattro settimane, che contiene un sacco di termini culinari riconducibili ad un unico alimento: la crocchetta di pollo. E sulla crocchetta di pollo mi riprometto di aprire a breve un forum di discussione!
E ci piace anche quando ci lascia un po’ basiti e un po’ perplessi:
ore 15.45, puntuale come un orologio svizzero suona la campanella ed entriamo in classe per recuperare ognuno il proprio nano. Una tizia mai vista mi accoglie sorridendo.
“Lei è?” mi chiede gioiosa.
Chi sono io? Ma chi sei tu? Ce li hai diciotto anni almeno? Sei una maestra o questa mattina ti hanno pescato dalla strada? Che ne è stato della nostra maestra Antonella? Malattia, ferie o fuitina alle Fiji?
“Aehm, sono la mamma della Marmocchia”
“Ah, molto bene”.
Sorriso di Joker e poi silenzio.
Molto bene cosa? Ho continuato a chiedermi per il resto della giornata. Poi però la filosofia ormai comunemente adottata dalla nostra famiglia nei confronti della scuola materna (ovvero la regola delle tre scimmiette sagge) ha prevalso: