Wetwords (2/4) - Cecco

Da Scriptomanti

Il Cecco inspira, avvicina l'occhio al mirino telescopico e controlla per l'ultima volta la visuale sulla piccola radura: un fazzoletto di terra minuscolo il cui totale isolamento, all'interno dell'esteso bosco langhigiano, lo rende il luogo perfetto dove portare a termine il lavoro. Trattenendo il fiato, si allontana dall'M24 già in posizione, espira e, appoggiandosi a un vecchio tronco caduto, estrae l'affilato coltello da combattimento dal fodero fissato sulla gamba destra della mimetica; quindi, allungando il braccio all'interno dello zaino, prende una grossa mela Morgenduft, la taglia in due e, con la punta del coltello, ne estrae con delicatezza i semi, una decina in tutto, appoggiandoli con estrema attenzione sulla propria bandana di cotone, stesa come una tovaglia da picnic in mezzo alle gambe incrociate. Finisce quindi di sbucciare il frutto e, dopo averne gustato in silenzio la polpa croccante e zuccherina, con un paio di pinzette di precisione procede con l'inserimento dei semi nel bossolo di uno speciale proiettile a punta cava, costruito apposta per l'occasione. Si muove con calma serafica: nella sua professione il calcolo delle tempistiche è di vitale importanza, e per tale ragione sa con certezza di non avere fretta. Il bersaglio arriverà solo alla fine del primo flashback.

"Sono in molti a crederlo. Pare invece che nel 1916, un certo Karl Brand lo abbia riportato in vita in un breve scritto, donandogli inoltre la capacità di ritornare in forma umana. Secondo le nostre fonti, pare che da allora abbia cercato di rifarsi una vita, ricominciando da zero. La svolta c'è stata quando è entrato in contatto con le continuity dei fumetti supereroistici americani: tanta purezza di ideali, sommata alle passate tragedie personali, lo hanno immediatamente convinto a mettere le proprie capacità al servizio del prossimo. Nonostante i suoi poteri di metamorfosi entomologica non gli abbiano permesso di essere tra i beniamini del pubblico, si è dedicato con impegno e abnegazione al proprio ruolo di eroe, concedendosi così un inizio di carriera di tutto rispetto. Purtroppo però, dopo Moore, non tutti hanno reagito bene alla decostruzione del supereroe: i primi segni di squilibrio si manifestarono nel 1925, a Dusseldorf, dove catturò e fece a pezzi il celebre Mostro, un maniaco pedofilo responsabile dello stupro, delle sevizie e della morte di otto bambine. Colto da un pericoloso delirio di onnipotenza, forse incoraggiato da un'errata interpretazione delle teorie di Nietzsche, sposò con cieco fervore la causa nazista e, arruolatosi nella Whermacht, ha sfruttato con audacia la propria doppia natura per scalarne senza difficoltà i ranghi. I risultati dell'intelligence ci dicono che in questo momento si trova nei territori della letteratura sulla Resistenza italiana a fare strage di partigiani. Siamo stati contattati da due rappresentanti di un consorzio di commissari, tali Nemega e Ferriera: ci pagano per l'eliminazione di Samsa dall'equazione visto che, per loro, combattere i nazisti e le brigate nere è già abbastanza impegnativo. Cecco, si tratta di un obiettivo più impegnativo del solito, pensi di farcela?"

"Grete? Grete, sind Sie das? ".

Il Cecco osserva la scena attraverso l'ottica del fucile: il silenzio della foresta è interrotto dai ripetuti richiami in tedesco; Gregor Samsa emerge dagli alberi avanzando a passo spedito, senza esitazione, del tutto incurante di celare la propria presenza ad un eventuale nemico. Indossa l'uniforme da ufficiale: alti stivali neri, calzoni alla cavallerizza grigio ardesia, giubba feldgrau a quattro tasche, berretto intonato alla giacca, con visiera verniciata nera e fregi in metallo bianco e ricami in filo d'argento; ai due lati della cintura, un pugnale e la fondina con la pistola d'ordinanza. Al centro della radura Pin, il giovane complice partigiano, sta puntando una P38 alla testa di una fanciulla rannicchiata a terra, in ginocchio: gambe e mani sono legate con una spessa corda, la testa coperta da un cappuccio di juta.

"Ehi, crucco! In italiano. Voglio capire quello che dici".

"Feccia comunista! La pagherete cara!".

... a quel punto ci servirà un diversivo ...

Quando si rialza in piedi, non c'è più un nazista, non c'è più neanche un uomo. C'è una creatura pallida, ricoperta da una spessa corazza ossea, munita di corna, possenti mandibole e la cui forza è proporzionale a quella di uno scarabeo di due metri.

Mentre i due aggressori esitano solo per un attimo, le antenne vibrano nell'aria e Gregor Samsa attacca.

Non è una vera e propria lotta, è qualcosa di più simile a un macello: con una spinta delle zampe, getta il Dritto in aria, facendolo volare per quasi tre metri; liberatosi per un istante di una seccatura, si concentra su Lupo Rosso che, disorientato, prova comunque un colpo; mentre solleva la pesante mazza sopra la testa con entrambe le braccia, Gregor carica a testa bassa, piantandogli il corno in pieno torace, lo trapassa e, sollevando il capo, lo impala. Il giovane partigiano scivola, spinto dalla gravità, verso il basso; il primo e il secondo paio di zampe si mettono all'opera per smembrarne con efficienza il corpo. Un pezzo di tronco rimane comunque incastrato, come una sorta di grottesco stendardo, mentre l'enorme insetto si volta e, con un balzo, inchioda il Dritto, ancora confuso, a terra. Le enormi mandibole si mettono all'opera e, in un istante sventrano la vittima, rovesciandone all'esterno le interiora come l'umida farcitura di un pollo ripieno.

... durante il quale farò la mia mossa ...

Nonostante l'azione sia fulminea, la descrizione, prolungata per diversi paragrafi, lascia al Cecco tutto il tempo di prepararsi: prendendo accuratamente la mira, canticchia alcuni versi della sua canzone preferita:

"I've got you in my sight

I've got you dead to right

The triggers waiting for my fingers"

Mentre è a terra ad occuparsi dei resti del Dritto, il bersaglio mostra un'ampia porzione di schiena, permettogli così un tiro fin troppo facile.

Il proiettile speciale, contenete i semi di mela, colpisce in pieno l'enorme insetto sull'estesa superficie a forma di elitra; all'impatto, la punta cava esplode, riversandone il contenuto all'interno del corpo.

Yavanna Kementári si guardava intorno con un misto di disgusto e sofferenza: atmosfera buia e fumosa, poche luci funzionanti, per lo più barre al neon fluorescente che sponsorizzavano con i loro colori sgargianti bibite zuccherate e sigarette, un bancone abbastanza sguarnito, musica punk-rock a tutto volume, qualche tavolino occupato da vecchi hacker che avevano appeso la console al chiodo e che ormai trascorrevano il loro tempo a raccontare imprese esagerate ai più giovani; il Gentleman Loser era un locale in declino e prossimo alla chiusura; non lo frequentava più nessuno, e questo lo rendeva il posto ideale per concludere gli affari.

"Benvenuta al BAMA. Sta per Boston-Atlanta-Metropolitan-Axis. Hai gradito il tour in città? Il paesaggio toglie il fiato vero? Tutto merito dei gas di scarico".

"É stato orribile! È ... è tutto cemento e ... e metallo urlante! Dove sono i fiori? Dove sono gli alberi? Le foreste?".

"Come credi che reagirebbero se uno dei loro ingenieri li informasse che il vostro prezioso mithril ha proprietà fisiche migliori, e stiamo parlando di alcuni ordini di grandezza, rispetto al più raro e performante dei superconduttori in circolazione sul mercato?"

"Cosa pensi impedirebbe loro di fare rotta verso la Terra di Mezzo per costruire impianti di estrazione, piattaforme offshore nell'oceano, miniere, catene di produzione, ottenere manodopera hobbit a basso costo? I tuoi amici Ent? Credo proprio che abbiano serbatoi pieni di Agente Arancio per questo tipo di evenienze".

"Oh Eru, salvaci! Cosa vuoi che faccia?"

Udito lo sparo, il giovane Pin solleva il cappuccio della prigioniera che sta tenendo sotto tiro: non si tratta della giovane Grete Samsa, bensì di Yavanna, Vala di Arda, che, in lacrime inizia a intonare una magnifica melodia: il canto con il quale fece crescere Telperion e Laurelin, i due Alberi di Valinor.

Iniziano a disegnarsi sottili sul carapace osseo, ma in pochi secondi si allargano; come la ragnatela che si espande da una minuscola fessura sul vetro, l'armatura di Gregor Samsa comincia a cedere, lasciando posto a radici che si piantano salde nel terreno, a fusti e rami, che crescono con velocità esplosiva. La descrizione non può che prolungare il fenomeno come se fosse una sequenza al rallentatore, ma la realtà è che in un solo istante l'enorme insetto esplode in un boato, vaporizzato, lasciando il posto a un maesotoso melo che, in pochissimo tempo, svetta al centro della foresta, superando in altezza tutti gli alberi circostanti.

Dalla sua postazione, il Cecco si alza, raccoglie lo zaino, imbraccia il suo fido M24 e, prima di abbandonare il sito, si concede un'ultima occhiata soddisfatta sulla radura.

"KABOOM. Come dico sempre: "Più sono giganti, più rumore fanno quando cadono"".

Sempre ammesso che rimanga qualcosa da far cadere.


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