Wheelend numero IV - parte I

Da Motociclistidatavola

Salve carissimi, eccoci al consueto racconto del mitico Wheelend. Questa volta però non starò a raccontarvi di quanto sono fighe le Dolomiti. Se non ci siete ancora stati, andateci! Sono veramente un parco giochi per motociclisti (e ciclisti). Le strade sono belle e tenute mediamente molto bene (unica nota gli asfalti un po' vecchi e lisi), i panorami unici e si mangia anche molto bene. Questa volta mi limiterò a raccontare un paio di episodi che ci sono capitati, di quelli che non vi faranno ridere ma che faranno ridere noi che c'eravamo. Andiamo con ordine. Partiamo con un caldo impressionante, di quelli che non ti fanno dormire. Le previsioni mettono pioggia e a Vittorio Veneto e, puntualmente, arriva. Mancano pochi km al casello e decidiamo di metterci le tute antipioggia solo lì. Charley si mette la tuta velocemente, è l'unico ad averla nera e non fluo, ricordate il particolare. Maybe (detto anche NuovoNoleggio), il Divoratore (detto anche Metrosexual) ed io ci fermiamo sotto la tettoia prima della sbarra. Mentre ci vestiamo una voce metallica ci chiama e dice “Tutto bene? Avete il biglietto?”. Io penso sia Nostro Signore ed invece è il casellante. Ci siamo fermati ad un casello automatico e non vediamo nessuno. Maybe risponde che fra un po' ci siamo, prende tempo, guadagna secondi preziosi cincischiando con la voce. Intanto Charley ci fa cenno che riparte per cercare un luogo al riparo. Mentre Maybe negozia con il casellante, che nel frattempo è uscito dall'ufficio, io pago e mi incammino. Dopo il casello c'è una lieve curva verso destra. Percorro la curva lentamente quando alla mia destra vedo una figura nera come la morte che risale il pendio a lato della strada agitando le mani ed urlando come un matto “CIMITEROOOOOO”. Lì per lì non capisco ma poi mi rendo conto che la nera figura che sbraccia e urla è Charley e che cimitero è l'indicazione da seguire per arrivare al riparo dov'è lui. La scena si ripeterà altre tre volte in maniera sempre più inquietante. Dopo una serie di giri, fra cui vi consiglio un salto sulla diga del Vajont, arriviamo in campeggio a Cortina. In un attimo ci appoggiamo in roulotte e lo scenario è quello di una stanza d'albergo dopo il passaggio di Charley Sheen in compagnia di alcool e droga.
Ci sediamo attorno al tavolino fuori dalla roulotte e Maybe ed io diamo inizio alla disfida. Arma prescelta, il rutto. Dopo un uno due che fa presagire livelli importanti veniamo inviati ad un maggiore contegno da Charley, in fin dei conti sono trent'anni che frequenta quel campeggio. Peccato, il livello era ottimale. La sera mangiamo in maniera poco armonica, diciamo così, nutrendoci di tutto quello che ci capita a tiro e terminiamo la serata barcollando sul divanetto. Disposizione per la notte: in un letto Il Divoratore ed io, nell'altro Maybe e Chalrey. Ore 4.15 della notte, mi sveglio e vedo il Divoratore che guarda l'orologio del cellulare e dice “dai, è quasi fatta, fra un po' ci si sveglia”. Mi rimane un dubbio: aveva tanta voglia di moto, doveva andare a cagare, appartiene ad una tribù che pensa che il sonno gli porti via l'anima e vive il risveglio con sollievo? Comunque, avvolto in questo dubbio dormo trenta minuti e poi un dolore da cattiva digestione mi richiama dal sonno (non credevo che salsa di rafano, caramelle alla cocacola, salame Milano, pane, formaggio e marmellata non legassero....). Il sacco a pelo non aiuta, le gambe sono bollenti, la pancia fredda. Mi siedo sul letto e il Divoratore, che nel frattempo era al settimo cielo perchè era sempre più ora di svegliarsi, mi chiede come sto. La mia risposta è frutto di uno strano stato allucinogeno “Devo ritrovare il mio personale equilibrio termico”. Spiazzato il Divoratore riprende a dormire. Così si fanno le sette, ci svegliamo. Per il secondo giorno ci sentiamo più avanti....

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