Nelle puntate precedenti:
Capitolo 1
Capitolo 2
5 settembre 2013
Sono le 8 del mattino. Sono in centro, fermata metro Colosseo. Mi sono rovesciato addosso la mia boccia di profumo (Fierce quello di A&F, non di Beyoncé tanto per chiarire), ho indossato giacca e cravatta e sono fantastico. Non ho altri aggettivi per definirmi. Le ultime quarantotto ore le ho passate a scrivere un Curriculum Vitae credibile. Ho inventato qualsiasi cosa. Ludo e Carlo sono stati preziosi come al solito, cercando di dare credibilità a qualsiasi cosa mi venisse in mente. Addirittura ci ho scritto che ho partecipato ad un corso di cucina maltese. Non so per quale motivo. Ma ce l’ho scritto davvero. Tanto che mi interessa, devo autoconvincermi che se va male loro subiscono una grave perdita. Mica io. Devo pensare solo positivo questa mattina.
Arrivo all’inizio di via Labicana e il respiro mi si blocca. Davanti a me due enormi palme segnano l’ingresso di un palazzo gigantesco, sede di uffici e società di ogni genere ed appartamenti superior per ricconi in naftalina. A Roma tutti lo chiamano il Palazzo Bianco, e tra meno di venti minuti ho un colloquio con la Sig.ra Di Rocco, responsabile del personale, per il posto da portiere. Entro e mi trovo un’enorme reception in vetro. Lo spazio è grande ed è luminosissimo per via delle enormi vetrate che ci sono nell’atrio. Tutto lo spazio è arredato in maniera minimale e a terra c’è un parquet lucidissimo. Mi guardo intorno ed individuo un angolo salottino dove sono seduti altri due signori di mezza età. Eccoli, si tratta sicuramente dei miei avversari. Decido di sedermi. È arrivato il momento di capire di chi devo avere paura. E semmai averne soprattutto. Mi avvicino e timidamente biascico un “buongiorno”. Poi mi siedo e faccio per prendere un giornale. In questi casi è sempre utile darsi un tono, penso. Davanti a me c’è una scelta variegata, che mi devasta. The Economist, The Sun, Rolling Stone, Chi, Repubblica e Il Giornale. Sono tentassimo per Rolling Stone. Guardo le testate come se stessi scegliendo gli arredi di un bagno. Decido per l’Economist, in fondo dovesse arrivare la Sig.ra Di Rocco si farebbe un’idea più che positiva vedendomi spulciare l’andamento dei mercati di primo mattino.
Sfoglio la testata economica, della quale non capisco una ceppa, ovviamente, e di sottecchi osservo i miei avversari. Alla mia sinistra è seduto questo tizio vagamente asiatico, in giacca, manca la cravatta. È spaventosamente magro tanto che ha degli zigomi iper alti e segnati. Lo invidio un po’. Mi sembra terribilmente rincoglionito. Non lo temo affatto. Di fronte a me invece c’è un panzuto cinquantenne. Lui ha giacca e cravatta e dei baffi spropositati. Porta anche gli occhiali da vista. Mi ricorda un tricheco. I baffi sono ingialliti. Presumo dalla pipa che fumerà e che riempie il taschino della giacca. Ha l’aria astuta, nonostante tutto. Mi sento quasi rassicurato. Insomma se io fossi la Sig.ra Di Rocco non assumerei mai questi due sfigati. Anzi. Assumerei giusto me.
Continuo a sfogliare il giornale e mi ritrovo tra tassi di mercato e strategie per ridurre la pressione fiscale. Leggo due righe di ogni articolo e poi passo al successivo. I grafici sono più difficili delle parole in sé. Non ci capisco proprio un cazzo. La mia attenzione però viene catturata dal rumore di una porta. Seguono dei passi e il rumore dei tacchi. Ecco, questa deve essere la Di Rocco che arriva. Alzo lo sguardo e vedo un bellissimo ragazzo, sulla trentina, anche lui in giacca e cravatta che avanzi a passi lunghi. Sotto la camicia è riconoscibile un petto muscoloso. L’ormonella mi sale in un nano secondo. Abbasso lo sguardo e faccio lo gnorri, in fondo sono molto più fico io. (L’importante è crederci. Sempre). Finalmente scorgo la Di Rocco, che in realtà non è una signora. È una ragazza sulla trentina, capelli neri corvino raccolti in una coda di cavallo, alta (ma ha i tacchi almeno 15), occhiali da vista neri squadrati, rossetto rosso, e un tailleur sempre nero. Un po’ mi spaventa, ha tutta l’aria di essere una stronza patentata. Si ferma, congeda il Bonone devastante stringendogli la mano, ed accennando ad un vago sorriso fa due passi verso di noi.
Consulta una lista e sicura chiama il mio nome “Martino Iuglianetti. C’è il Signor Iuglianetti???”. Mi alzo di scatto, ed accenno ad un sorriso, senza pensarci piego la copia dell’Economist e la metto sotto l’ascella. Neanche fosse una baguette ed io fossi in Francia. Sento l’agitazione crescere e mi viene voglia di fare la pipì. Decido che devo piantarla e che devo fare tutto ciò che è in mio potere per prendere questo cavolo di lavoro. A questo punto solo il Bonone che è uscito può essere un ostacolo. Ma non voglio assolutamente fasciarmi la testa prima che si rompa.
“Prego si accomodi qui, arrivo subito” Dice glaciale la Di Rocco.
Passano cinque minuti ed inizio ad agitarmi. In queste occasioni sudo come se non ci fosse un domani. Nonostante l’ambiente climatizzato ho le ascelle che gridano manco stessi sotto il sole cocente a raccoglier grano per farne balle. Ho sempre queste immagini bucoliche di me quando sono in ansia per qualcosa. L’ufficio più che minimale è spoglio. C’è un iPad poggiato sulla scrivania di vetro e un portapenne in vetro con una penna soltanto tutta tempestata di Swarovski. Chissà dove ci scriverà che non ha neanche un foglietto questa tizia. Mi soffermo anche su un boccione dell’acqua con i bicchieri, in un angolo della stanza. Immediatamente ho una sete indescrivibile e penso di alzarmi e servirmi, ma neanche il tempo di pensarlo che la Di Rocco appare dietro di me.
“Dunque sono rimasta molto colpita dal suo CV Sig. Iuglianetti. Ho notato questa passione per la cucina e ne sono rimasta affascinata”. “Mi fa molto piacere, in molti sottovalutano la cucina. A me piace, rilassa molto e poi non c’è cosa migliore che mangiare!”. Uno a zero per me, sfigata orrenda. “Sono anche molto colpita dalle diverse esperienze lavorative, sicuramente l’avranno formata e reso pronto a gestire ogni difficoltà!” dice al limite della sorpresa. Finalmente ha un’emozione. “Bè si, non nascondo che amo definirmi molto concreto e risoluto. Nello specifico di cosa dovrei occuparmi?” dico tagliando la testa al toro. “Questo è un luogo di prestigio, ci vuole presenza e bisogna saper trattare con tutti i tipi di persone. Nell’annuncio abbiamo richiesto un portiere, in realtà cerco una persona addetta al ricevimento. Qui arrivano uomini d’affari e personalità da tutte le parti del mondo. Ci sono uffici di ogni genere, pubbliche relazioni, aziende e addirittura l’ambasciata del Chad. È richiesto un approccio formale e altamente professionale. Poi c’è il lato est del palazzo adibito a residence, dove in realtà c’è bisogno di un classico portiere. Tutto passa per il nostro ricevimento. Qualsiasi persona che entra deve avere un pass e l’accesso deve essere registrato. Questo è un dettaglio molto importante che non va assolutamente trascurato. Lei che ne dice?” Panico. Che vuol dire io che ne dico? Che domanda è? Che cosa vuoi sapere? Tentenno e con il sudore che mi cola dalle orecchie cerco di essere assolutamente vago e riconoscente. Ecco ottima idea, la riconoscenza a prescindere. “Io sarei onorato di poter lavorare per un posto del genere, l’ambiente cosmopolita di questo palazzo mi affascina. E poi mi sono sempre occupato di comunicazione, e quale posto migliore di questo per muovere i primi passi. Sarebbe davvero interessante fare un’esperienza lavorativa simile”.
9 settembre 2013
Devo ammettere che gli ultimi giorni sono stati davvero un incubo. Ho continuato a cercare lavoro, ovunque. Ho passato in rassegna ogni tipo e genere di lavoro. Della Di Rocco neanche un vago cenno, fino a ieri mattina. Domenica mattina alle 9 questa tonta mi ha telefonato per darmi una buona notizia. La prima forse da quando sono tornato dalle vacanze. “Mica l’ho svegliata?” ha esordito. Ma perché mai scema, sono solo le nove di domenica mattina, perché avresti dovuto svegliarmi? Io mica dormo la domenica, no io mi sveglio all’alba per rispondere alle telefono, sì sì. “Nient’affatto, stavo controllando la chiusura delle borse, mi dica”. Sicuramente. “Wow, incredibile, comunque volevo comunicarle che abbiamo scelto lei. Domani alle 9 può presentarsi qui per tutti i dettagli”. Come dire, e chi ci credeva.
When drama takes over.
[I capitoli precedenti di WDTO]
[Il blog di Annabelle Bronstein]
Il post When Drama Takes Over – “L’autostima di prima mattina”, scritto da Annabelle Bronstein, appartiene al blog Così è (se vi pare).