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Documentario sui Doors del 2010 uscito direttamente in Home Video, riassume forse troppo brevemente la storia della band dalla nascita nel 1965 alla morte di Jim Morrison nel 1971. Narrato dalla bella voce suadente di Johnny Depp e doppiato in italiano da quella di Morgan... Ovviamente me lo sono visto in lingua originale, un pò perché trovo Morgan estremamente irritante e un pò perché Depp mi piace ancora, nonostante le discutibilissime scelte professionali. E poi vedendo il backstage mi pare che Morgan si sia preso qualche libertà di troppo, magari è veramente una persona preparata, ma mi pare che si sforzi troppo per dimostrarla questa cultura.
Tornando al film: abbastanza deludente, almeno per me che conosco piuttosto bene il gruppo e che per qualche strana ragione mi ero creato delle aspettative sproporzionate per questo documentario. In realtà è un prodotto discreto, che riesce della difficilissima impresa di riassumere in 86 minuti una fase musicale e storica fondamentale, creando un ritratto di Morrison e dei Doors abbastanza completo, sia per chi come me li adora, sia per chi malauguratamente non ne ha mai sentito parlare.
La struttura è piuttosto classica, la voce narrante apre il film con qualche dettaglio sul periodo storico e culturale in cui il gruppo prende vita, e poi iniziano una serie di filmati e foto di repertorio alternati a una parte di fiction in cui un sosia di Morrison viaggia in macchina in mezzo al deserto, mentre la radio trasmettei dettagli sulla sua recente dipartita.
Ecco, se la parte documentaristica funziona dignitosamente, questi intermezzi sembrano alquanto inutili e fuori luogo. Non aggiungono nulla al prodotto finale e anzi rubano dello spazio che avrebbe potuto essere utilizzato per rendere il documentario più completo.
E poi boh, Morrison che guida e dà un passaggio a se stesso, si ferma vicino alla carcassa di un cane o balla davanti a un falò in mezzo al deserto insieme a dei bambini... Ma che significa ? Mi sembra stupido e stereotipato.
Il resto invece funziona alla grande e nella mischia ho beccato anche qualche filmato che non avevo mai visto, però allo stesso tempo ho avuto la sensazione che mancassero tanti dettagli e materiali che avrebbero sicuramente arricchito la ricostruzione. Probabilmente DiCillo ha preferito montare materiale nuovo, evitando di rubacchiare da altri documentari o da filmati di repertorio di cui in passato ci si è serviti troppo. E questa sensazione è confermata anche dal fatto che il suo film si sofferma molto poco sui fatti più noti al pubblico, come per esempio la famosissima esibizione all'Ed Sullivan Show, preferendo magari approfondire meglio qualcosa di meno scontato come il processo a Morrison dopo i fatti di Miami. Una scelta che personalmente ho apprezzato molto e che ci mostra un Morrison più umano, costretto per la prima volta ad affrontare una sconfitta.
Mi sarebbe piaciuto vedere un pò più di spazio dedicato al gruppo nel suo insieme, alle sue grandi potenzialità e alle conseguenze dei comportamenti di Jim, ma in fondo il protagonista è ancora una volta lui.
L'inizio da solo vale la visione:
Hahahah un sorriso bellissimo. Sembra quello di un bambino: "Non avete idea di cosa vi aspetta".
Lo amo, e amo anche Manzarek.
Ah, nei contenuti speciali c'è una bella intervista al padre e alla sorella di Morrison, non capisco perché non le abbiano inserite nel film, è materiale inedito.
Mi piace il padre perché, come il figlio, è rimasto sempre molto coerente. Dopo aver sentito la prima canzone nel 1966 telefonò a Jim e gli disse che secondo lui era completamente privo di talento musicale, nell'intervista del 2009, dopo tanti anni e tutto quel successo, dice di pensarla ancora così. "Era un grande intrattenitore, ma un pessimo cantante".
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