Magazine Diario personale

Where am I?Where am I?Where am I?

Da V

Sembra tutto tranquillo ora. Sento le risate dei vicini, le poche macchine passare, il rumore delle onde. Il mare è incredibilmente piatto, avrei voglia di correre in spiaggia e farmi un bagno.
Era un po’ che non avevo un attacco d’ansia. I miei sono bastardi, si preannunciano. Ma tu non ci vuoi credere,ignori i sintomi. Inizia come un peso sul petto, che posso trascinarmi dietro anche per tutta la giornata. Poi smette. Oggi ero in acqua e non riuscivo più a respirare. Mi ero dimenticata di quanto brutta fosse quella sensazione. L’aria non entra, non c’è verso. L’unico modo è non spaventarsi troppo e ricordarsi come si respira. Nella mente devo immaginarmi la mia gabbia toracica che si espande, i polmoni che si dilatano. Ci vuole qualche minuto, ma per lo più funziona.
Mi è rimasto quel peso sul petto. Ma domani passerà,si,passerà.
“Grigliata di fine estate: un anno dopo”. Inizierò a dare titoli di film più o meno inventati a frammenti della mia vita. Dicevo, la grigliata (per inciso sarebbe un horror), è stata fatta anche l’anno scorso. E mi ero pure divertita. Ora l’idea di sedermi e conversare, se così si può definire, con certi elementi (vecchi e nuovi, rispetto alla scorsa edizione) mi fa venir voglia di vomitare la carne che devo ancora mangiare. Lo so, lo so l’avevo già accennato nel post precedente,è che così è più splatter.
Prima o poi ricomincerò a scrivere cose meno depresse,ok?Ma io ho mai scritto cose non depresse?!
Ultimamente mi sono stati fatti complimenti davvero belli, come non me ne facevo da tempo. Mi ha fatto uno stranissimo effetto perché non erano complimenti sulle mie tette o sul mio culo. E a quel punto mi sono chiesta: ma io chi sono? Cioè cos’è che mi definisce,la mia essenza?
E la vostra?Cos’è che determina, una sola unica cosa, il vostro essere?
Io non lo so, non lo so più. Mi verrebbe da dire le parole, quelle scritte. Vorrei essere fatta di parole che scivolano sul mio corpo e ne determinano la forma.
Ma sono solo stupidate di una che legge troppo. La verità è che da tempo non so più chi sono e la cosa mi sta creando non pochi problemi.
Forse sono acqua, forse sono il rumore delle onde. Forse sono l’aria che non entra nei miei polmoni o i sorrisi dei bambini che tanto spesso mi sorridono. Forse sono uno sguardo lascivo, una parolaccia nell’orecchio, appena sussurrata. Forse sono donna, forse sono vuoto. Sono il profumo sulla tua pelle, sono il rumore di tacchi che battono sulla strada, sono pianto, sono segreto. Sono l’orgoglio negli occhi dei miei, ormai morto da tempo. Sono quel viso che mi osserva dallo specchio, incerto se credere a ciò che vede.
Sono V.
No, non sono V.



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