Vi confesso che quando ho letto la notizia, non credevo ai miei occhi. Ancora una volta architettura e moda che si intersecano e danno vita a qualcosa di unico.
Renzo Piano idea e "progetta" una borsa per Max Mara.
Whitney Bag è il suo nome ed è stata realizzata in 250 pezzi numerati.
Il tutto fatto in concomitanza all' inaugurazione del nuovo nato in casa "Renzo Piano Building Workshop", l'ampliamento del Whitney Museum a New York.
Il Museo
Il Museo è stato negli anni '60 il primo museo newyorkese ad ospitare opere d'arte di soli artisti americani. Nella sua storia ha trovato diverse collocazioni, fino a quella attuale in corrispondenza alla fine del percorso della Hight Line, il parco sopraelevato della grande mela di cui vi avevo già parlato qui.
La Borsa
La borsa è semplicemente una meraviglia. In pelle grigio-blu con interni in alcantara rosso fuoco e finiture in metallo. L'interno è stato pensato per essere una sorta si "sorpresa" ed accento di colore in cotrsto con il design minimale e pure dell'esterno.
Pensata per essere portata a braccio o a tracolla (il laccio più lungo può essere rimosso) entra di diritto nelle borse icona (almeno per me).
Un vero lusso, non solo per la manifattura ed il modello, ma anche per la tiratura limitata ed il fatto che sia nata anche dalla matita di un maestro dell'architettura contemporanea come Renzo Piano.
La Whitney Bag in questa versione blue-grey che è un chiaro richiamo al colore della facciata del museo era sold-out già a poche ore dalla sua presentazione. Esistono comunque altre varianti colore: nera, bordeaux, tan.
La borsa sembra reinterpretare le fasce verticali di acciaio anodizzato della facciata del museo su se stessa, grazie alla lavorazione magistrale della pelle, realizzata in Toscana.Le cuciture veticali, ricreano le fughe dei pannelli ed addirittura i loro supporti superiori.
Il paragone è inevitabile ed ovviamente voluto.
Ancora una volta, l'architettura abbraccia la moda e viceversa.
Forse perchè la moda ha bisogno di una base più stabile per sopravvivere? E quale modo migliore se non un intero edificio? Oppure, l'architettura ha bisogno di un tramite piú diretto e "trendy" per arrivare a tutti? L'architettura è sempre stata l'arte "dei pochi", la più complessa e difficile e forse mixando le sue forme con quelle del fashion, diventa tutto più "accessibile".
Come sempre, per me la ragione sta nel mezzo e credo che le due discipline lavorino alla perfezione insieme.
In fondo l'architettura e la moda di somigliano, la moda veste le persone e l'architettura le città, entrano entrambe nella vita quotidiana di tutti noi, sono protagoniste e sfondi delle nostre giornate, come si puó pensare che non abbiano niente in comune?
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate.
S.
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