Nessuno insegna veramente qualcosa ad altri. Impariamo solo ciò che riteniamo conveniente imparare.Cito a memoria, credo Paul Mico, psicologo dell’apprendimento, ma è un ricordo da prendere con le molle; in certi casi Google non aiuta.Parafrasi libera e un po' provocatoria: nessuno ascolta veramente l'altro. Sentiamo solo ciò che vogliamo sentire.È un assunto che a volte sembra calzante con la nostra società pur intrisa di comunicazione. Possiamo veramente dire di ascoltare (leggere) ciò che altri dicono (scrivono), o ci è sufficiente la firma di presenza, il +1 , il “mi piace”? Certamente non si può dimostrare per via scientifica, ma sono sempre più convinto che se investiamo grandi risorse di tempo e impegno per comunicare, finiamo inevitabilmente per sacrificare l'ascolto. L'ascolto silenzioso, disinteressato, senza gettone di presenza o accondiscendenza in calce.E la musica, in questo contesto, come si colloca?Ulteriore parafrasi: la passione per la musica non è mai realmente disinteressata, ascoltiamo solo quella musica che riteniamo conveniente ascoltare. Quella che ci dà qualche certezza di “piacere preliminare”. Quella che, a naso, si confà meglio al nostro gusto, quella da cui possiamo trarre gratuita gratificazione. Rifuggendo ciò che, a turno e secondo il gusto individuale, riteniamo troppo commerciale, troppoindie, troppo banale, troppo vecchio. Una selezione preliminare inconscia. Perchè alla fine è la ricerca del piacere che conta. Epicuro docet.Ma allora possiamo dire di comprenderla veramente? Non sarà solo la gratificazione di un suono di superficie? Quanto possiamo dire di possedere un pezzo di Miles Davies o del Wu Tan Clan, o quella canzone folk boliviana? Ma anche gli sperimentalismi tedeschi o le vibrazioni di Seattle. La società, l'informazione, ci educano presto a riconoscere il simile-a-noi e a rifuggire il diverso-da-noi.Per quanto continueremo a rifugiarci nella formula del “linguaggio universale” , immediatamente comprensibile ed empaticamente valido per tutti? Ma esiste veramente un linguaggio universale?Che poi alla fine, se ci togliamo anche quello... è una continua operazione di sottrazione, camuffata sotto migliaia di post, di articoli, di condivisioni, di links, di mail, di e-book.Ascoltiamo, e subito condividiamo quell' ascolto, o meglio, crediamo di farlo, perchè in pochi sono in ascolto, in tanti comunicano. Un'esperienza che dovrebbe essere personale e sensoriale si tramuta in un atto sociale, con pregi e difetti dello stesso.Come al solito, estremizzo.Però questo è davvero un giochetto malvagio.
E i fondo, anche alla fine della canzone, nobody loves no one...