Wikifluxus: la performance on-line di Angelo Orazio Pregoni

Creato il 30 aprile 2013 da Soniarondini @fashionintown

Se Angelo non me lo avesse raccontato al tel poco prima, non c’avrei creduto. Cosa? Ve lo lascio raccontare da lui stesso in una email che ieri mi ha inviato:

Appare una nuova voce su Wikipedia, “Angelo Orazio Pregoni”, e in meno di un’ora viene proposta la cancellazione. Le fonti giornalistiche sono ritenute non autorevoli, il “personaggio”, profumiere e artista contemporaneo, viene definito non ancora noto, non famoso, ancora giovane e infine la voce è cancellata perché “palesemente promozionale”. Questa altro non è che l’ennesima performance on-line di Angelo Orazio Pregoni. Dopo “Mise en Abyme” che ebbe il suo incipit proprio dai commenti di un forum su un testo scritto da Pregoni, il talentuoso Naso/Artista torna a essere regista occulto e protagonista di una performance che assume il carattere evidente di denuncia culturale. In una recente intervista Angelo Orazio Pregoni, partendo dal profumo, definiva così il proprio concetto di relazione tra arte e cultura: “Usare un profumo per un impiego culturale? Francamente penso che l’arte non abbia a che fare con la cultura, in quanto non ha a che fare con la comune percezione sia essa della mente o dell’animo. L’arte, come un profumo artistico, è un ponte oltre il senso comune. La predisposizione che si deve avere nell’attraversare questo ponte è di perdersi per non più ritrovarsi.”

 

Da questo presupposto si può capire meglio come possa essere banalizzato dal “senso comune” ogni percorso enciclopedico che abbia a che fare con la materia “arte”. Ed ecco che un capitano intergalattico, un avventuriero archeologo, e un appassionato del festival di Sanremo si confrontano e discutono con anonimi “semplici ip” su cosa sia enciclopedico e cosa no.  Ancora una volta Pregoni si dimostra un attento lettore dei fatti di internet e ci fa meditare sull’autorevolezza non più delle fonti bensì dei critici. “Penso che la cultura sia troppo influenzata da dottrine, dogmi e infinite regole. Io cerco solo stimoli e reazioni. Non sviluppo alcuna ricerca, tuttavia c’è un punto di partenza comune nelle mie esecuzioni: traggo ispirazione da un prodotto commerciale, dalla sua comunicazione e dal suo marketing. Spesso è la confezione di un mio profumo, che si aggiunge ad una mutanda usata, prodotti comuni destinati a un tipo di vendita che si trasformano in arte destinata a un altro tipo di vendita. In “Wikifluxus” il prodotto della mia indagine è stata un’enciclopedia libera. Volendo dimostrare che anche in questo caso la libertà sia pura apparenza, e che i non critici della versione in lingua italiana, edotti o ignoranti, in breve tempo diventino autoreferenziali e si rifugino in una pozzanghera di regole coatte che nulla hanno a che fare con il senso critico. Il danno derivante da questa alienazione dal gusto, per chi assume informazioni on-line come verità assolute senza anticorpi, consiste nella riduzione del proprio sapere a scarni dati disciplinati da un software gestionale interattivo para-umano. In Wikifluxus gli anticorpi reazionari che ho concepito sono l’ironia e ancor prima l’auto-ironia, in contrapposizione con le certezze da curatori di Kirk, Indy, Sanremofilo e altri avatar che commentano il reale nel virtuale. Icone irreali con nickname pop decidono se far esistere un personaggio reale nel loro mondo di fatti enciclopedici disgiunti dal senso critico. Anche Wikipedia è dunque un prodotto del marketing, la sua democratica visione confina ahimè con la sub-cultura  sociale che domina il sapere e ogni relazione inter-personale. Come l’arte antica ha “tradotto” in capolavori i postulati culturali del cattolicesimo, con questa performance ho cercato di “tradurre” in un capolavoro i postulati sub-culturali della mercatistica di Wikipedia. In fondo siamo e siamo stati sempre dei prodotti, enciclopedici o meno!”

E la chiusa di questa performance è un piccolo Haiku di Pregoni dedicato a chi di Angelo Orazio Pregoni proprio non ne ha voluto sapere nulla“E’ nel deserto quel granello di sabbia che odia la folla.”

di Sonia Rondini

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