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Wikileaks: ecco come la Nsa spiava Berlusconi. La Procura di Roma apre un’inchiesta

Creato il 24 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Un fascicolo di indagine intestato “atti relativi” è stato aperto dalla procura di Roma sulle presunte intercettazioni di conversazioni telefoniche di Silvio Berlusconi nel 2011. Secondo notizie di stampa, a intercettare le conversazione sarebbe stato lo Special Collection Service. Allo stato il fascicolo, senza ipotesi di reato e indagati, contiene articoli di stampa.

(calcioefinanza.it)

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Wikileaks: ecco come la Nsa spiava Berlusconi. La Procura di Roma apre un’inchiesta. “Per noi sarebbe inaccettabile un’attività intercettiva verso un governo alleato degli Stati Uniti. Serve un urgente approfondimento“. Lo afferma il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, rispondendo al question time ad un’interrogazione di Forza Italia in merito alle intercettazioni americane su Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio. Intanto La procura di Roma ha aperto un fascicolo, secondo quanto si è appreso, sulla vicenda della presunta intercettazione di conversazioni telefoniche, nel 2011, dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi da parte dello Special Collection Service (Scs), unità speciale dell’Nsa. Il fascicolo, aperto con l’intestazione “atti relativi a”, ossia senza ipotesi di reato né indagati, contiene anche una serie di articoli dedicati dalla stampa al caso.

Le telefonate tra l’allora premier Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori, ma anche conversazioni dirette con leader politici come Benjamin Netanyahu venivano monitorate dallo Special Collection Service (Scs), unità speciale dell’Nsa che opera sotto copertura diplomatica. E’ quanto emerge dai nuovi file di Wikileaks. In particolare, sul suo sito web, l’organizzazione creata da Julian Assange pubblica il report dell’Nsa di un incontro tenutosi il 22 ottobre 2011 tra l’allora presidente del Consiglio, l’ex presidente francese Sarkozy e la cancelliera Merkel, nel quale Sarkozy avrebbe detto a Berlusconi che “le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto ‘saltare in aria’ come il tappo di una bottiglia di champagne e che ‘le parole non bastano più’ e che Berlusconi ‘ora deve prendere delle decisioni’”.

Le fasi che portarono alle dimissioni di Berlusconi sono state dunque attentamente seguite dall’Nsa. Secondo questi nuovi documenti, sono state intercettate le conversazioni di Berlusconi, del suo consigliere personale Valentino Valentini, del consigliere per la sicurezza nazionale, Bruno Archi, del viceconsigliere diplomatico Marco Carnelos, e del rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, Stefano Stefanini. Quanto alla telefonata tra Berlusconi e Netanyahu, nello stralcio del documento dell’Nsa viene riportato che “Berlusconi ha promesso di mettere l’Italia a disposizione di Israele, nell’aiutare a rimettere a posto le relazioni di quest’ultimo con Washington”.

La Farnesina ha convocato l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America John Phillips per avere chiarimenti circa le notizie riportate da Repubblica e L’Espresso, secondo le quali il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e alcuni suoi stretti collaboratori sarebbero stati sottoposti a intercettazioni telefoniche nel 2011.

Il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Mark Toner, a proposito delle nuove rivelazioni di Wikileaks, ha affermato: “Come abbiamo detto in passato, non intraprendiamo nessuna attività di intelligence all’estero senza un motivo specifico e valido per la sicurezza nazionale. Questo si applica ai cittadini ordinari ed ai leader mondiali”. E riguardo all’Italia, il portavoce americano ha ribadito come con gli Stati Uniti “abbia da tempo un’amicizia basata sui valori comuni e una storia di cooperazione per far avanzare i nostri reciproci interessi in tutto il mondo. Come alleati e partner – ha poi aggiunto – continueremo a lavorare a stretto contatto con l’Italia per proteggere la sicurezza collettiva dei nostri due Paesi e dei nostri cittadini”. Toner infine ha ricordato quanto già “messo in chiaro dal presidente Obama, cioè che a meno che non vi sia uno stringente motivo di sicurezza nazionale, noi non monitoriamo le comunicazioni di capi di stato e di governo dei nostri più stretti amici ed alleati”.


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