“Il volto oscuro di Wikileaks”, titola Il Sole 24 ore. “Giù nella tana di Wikileaks”, gli fa eco Il Foglio. L’attività di controinformazione del sito di Julian Assange non dà fastidio solo all’establishment statunitense. Così, se gli americani mettono in atto trappole come quella svedese, c’è chi ipotizza oscure trame sui bilanci (assai miseri, in verità) di Wikileaks. E’ storia vecchia, d’altronde. Quando ProPublica – altro grande sito di controinformazione, da Pulitzer – ha sbugiardato BP per la marea nera nel Golfo del Messico, subito è spuntato fuori il gioco della dietrologia.
Già, storia vecchia. Cosa diceva Benedetto Croce, a proposito dei giornalisti? ”Ogni mattina un buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno”.
Questa vicenda di Wikileaks e la freddezza/diffidenza dei giornalisti con la G maiuscola nei confronti di Assange & C. mi ha ricordato il film Fortàpasc di Marco Risi. Racconta la storia vera e tragica del giovane cronista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra per le sue inchieste. C’è il caporedattore (Sasà) che spiega al ragazzo che esistono due categorie di cronisti: gli impiegati e i giornalisti-giornalisti. I primi sono quelli che non danno fastidio e tengono conto della pericolosità del contesto. La frase finale è questa: «Giancà, ‘e nutizie song ruttur’ ‘e cazzo». «Giancarlo, le notizie sono rotture di cazzo».
E’ vero, Assange e Wikileaks sono davvero dei rompic… E comunque, se qualcuno cerca gli “oscuri” finanziatori, eccone uno: il sottoscritto.