Wikileaks: finalmente un po’ di solidarietà

Da Pinobruno

Scriveva Massimo Mantellini, qualche giorno fa, che i giornalisti odiano Wikileaks. Non tutti, per fortuna. La Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ) ha condannato la reazione giudicata ”disperata e pericolosa” degli Usa per la pubblicazione dei documenti diplomatici fatta da Wikileaks e denuncia – in una nota – ”lo spirito di intolleranza” contro i presunti autori delle fughe.

”La risposta degli Usa è disperata e pericolosa perché’ va contro principi fondamentali della libertà di parola e di democrazia”, afferma la IFJ. La Federazione è preoccupata anche per la sorte di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, e di Bradley Manning, il soldato americano sospettato di essere all’origine delle fughe di documenti. Secondo la federazione i due sono ”il bersaglio di una campagna politica che sta aumentando, montata dagli ufficiali di governo americani e degli uomini politici di destra”.

Gli appelli alla pena di morte contro Manning e alla condanna per spionaggio per Assange – scrive la IFJ –  ”testimoniano uno spirito d’intolleranza e di persecuzione che non è solo pericoloso solo per questi due uomini, ma per tutti i giornalisti che fanno inchieste sugli affari diplomatici e politici”.

Solidarietà anche dalla Francia. Dopo l’inqualificabile decisione di Amazon di espellere Wikileaks dai suoi server, il sito ha trovato ospitalità dal provider francese OVH.

Infine una saggia dichiarazione del direttore di Repubblica, Ezio Mauro: ”Wikileaks – ha detto Mauro – ha messo a disposizione dei giornali e dei siti di informazione una massa enorme di documenti, ma c’è voluto un esercizio del giornalismo per rendere quei documenti intellegibili al grande pubblico e ai cittadini”.

Tutto ciò è avvenuto ”attraverso  i criteri normali del giornalismo: la selezione, la gerarchia delle notizie e la capacita’ di metterle in relazione tra di loro, cioè di fare sistema, e soprattutto l’esercizio della responsabilità. Molti file sono stati esclusi perché’ potevano mettere a repentaglio la sicurezza e la vita di alcune persone”.


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