I più cinici spiegano che Wikileaks ha scoperto l'acqua calda documentando che la guerra è un inferno, altri minimizzano spiegando che si tratta di cose note. Certo è che gli Usa sono preoccupati e il Pentagono ha fatto aprire un'inchiesta penale sulla più grande fuga di notizie degli ultimi anni.
La vicenda, però, ci da conto, se ancora ve ne fosse bisogno, della potenza della rete, della potenza di uno strumento che, nonostante i tentativi di limitarne l'impatto (dalle varie leggi bavaglio ai bizzantinismi autorizzativi che molti stati impongono), continua ad essere una prateria di libertà perchè ci sarà sempre un'Islanda (a quanto sembra l'ultima dimora dei server di Wikileaks e del suo fondatore) tollerante al punto di non porre limiti alla denuncia civile, alla libertà di informazione, che, è il caso del sito di Julian Assange, trova anche benefattori che con una serie di donazioni lo mantengono in vita.
La rete insomma appare come la grande coscienza critica del mondo, spiegandoci, ad esempio, gli orrori di una guerra che va male e sulla quale si fatica trovare una exit strategy onorevole. Ma è vero giornalismo di inchiesta quello di Wikileaks? Secondo me no, trattandosi di un puro e semplice collettore di documenti (sulla guerra in Afghanistan, ci spiega il sito, ve ne sono oltre 75 mila) ai quali manca la mediazione giornalistica che ne sappia interpretare e decifrare i codici, che sappia ricostruire in una sintesi credibile e approfondita una storia, che sappia masticare i file top-secret per trasformarli in un'inchiesta accessibile anche a chi non ha conoscenze e competenze, ovvero il lettore medio.
Questo, secondo me è fare giornalismo (è anche l'assicurazione sulla vita della nostra professione), questo rimane un ruolo che nessuna rete e nessun reporter diffuso può sostituire. Certo è che la competenza e la preparazione di un giornalista e la spregiudicatezza di un hacker anarchico come Assange possono far paura a chiunque. Ma del resto, diceva, Bogart: "E' la stampa, bellezza".
Ecco come The guardian ha elaborato i documenti di Wikileaks