Il 28 novembre sono stati diffusi i primi documenti del Napster dell’informazione.
A circa un mese di distanza ho voluto verificare il livello di attenzione sul tema.
I siti web dei cinque quotidiani coinvolti nell’operazione non dedicano più l’evidenza che è stata fornita inizialmente alla vicenda, cosa che tanto meno avviene nelle versioni tradizionali dei giornali.
Su Twitter il livello di buzz registra “calma piatta” ormai da circa due settimane e dopo i picchi iniziali l’argomento WikiLeaks pare essersi assestato intorno allo 0,2% di tutti i tweets degli utenti con una tendenza ulteriormente al ribasso.
Nonostante la portata dirompente, parrebbe dunque che nell’era dell’iperinformazione prolungare il ciclo di vita della notizia sia un compito davvero improbo.
E’ un fattore del quale evidentemente è necessario tenere conto.
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