Wikipedia in italiano non è più raggiungibile. Si è auto inabissata per protesta contro l’imminente bavaglio e anche questa notizia farà il giro del mondo, contribuirà a quel misto di pena e di ridicolo con cui ormai si guarda all’Italia, cosa che non è estranea anche ai declassamenti economici.
Certo è un bel guaio per la Gelmini e il suo staff che con il taglia e incolla dall’enciclopedia libera ci hanno costruito l’opuscolo ” I testi della memoria” distribuito nelle scuole per i 150 anni. Naturalmente la ministra è un po’ irritata per l’ incomprensibile mancanza della voce ” Tunnel Ginevra- Gran Sasso” che fa torto all’operosità italiana, ma si sa che tutto non si può avere.
Però la destra della Gelmini è già quella evoluta e moderna, c’è anche quella plumbea de Il Tempo che si compiace dei bavagli e sguazza nel proprio vecchiume. Il quotidiano del coatto infatti dice che è meglio stare senza Wikipedia, perché c’è sempre la Treccani. Forse è il solo nome che conoscono, di enciclopedie cartacee ce ne sono molte, ma non sono alla portata di tutti e del resto le più evolute e autorevoli sono già digitalizzate e online.
Ma insomma cosa vogliamo pretendere per un quotidiano del tempo che fu? Il bello o il pessimo è che ci aggiungono una straordinaria ciliegina di stoltezza. Nel titolo infatti compare questo sommario: “Torniamo all’antico, niente politica e più cultura”. Questo come se 3000 anni di storia non testimoniassero che la cultura è politica e la politica è cultura, cosa che Aristotele ha tematizzato perfettamente. Il fatto è che i nostri presocratici con qualche millennio di ritardo, non masticano né l’una, né l’altra, quindi sono un po’ frastornati. Ma soprattutto non amano il digitale per la sua poca fruibilità: a cosa serve scrivere se poi non ci si può avvolgere il pesce?
Non volendo la libera enciclopedia fa informazione anche quando non è raggiungibile: smaschera l’idiozia.