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Wild

Creato il 03 aprile 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
Andiamo al Cinema
Un Into the Wild al femminile.
Non può che essere questa la prima definizione che viene in mente una volta sentita la trama del nuovo film di Jean-Marc Vallée.
Perchè abbiamo una ragazza alla ricerca di sé che s'incammina per l'impervio sentiero del Pacific Crest Trail, compiendo due mesi di cammino, affrontando le sue paure oltre che le forze della natura.
Perchè abbiamo una natura selvaggia che diventa protagonista, abbiamo riflessioni e filosofie.
Ma non abbiamo un carattere sociale per queste riflessioni, non abbiamo quella visione economica del mondo, quella libertà voluta e cercata a tutti i costi che ha fatto di Alex Supertramp un modello, un'icona.
Qui abbiamo una donna che deve fare pace con se stessa, prima di tutto, riuscire a perdonarsi gli innumerevoli errori di una vita buttata e sprecata nella droga e nel sesso promiscuo, peccati espiati proprio attraverso quel cammino, tra piaghe e vesciche, che non ci vengono risparmiate.
Wild
E allora la definizione di Into the Wild al femminile sta un po' stretta, perchè come c'è molto di più c'è anche molto di meno in Wild.
Qui ci si focalizza su Cheryl, una di certo non esperta escursionista che infatti si trova a partire con uno zaino presto soprannominato mostro, carico di ogni tipo di suppellettile, che la martirizza, che la impedisce. La vediamo fin dall'inizio alle prese con le difficoltà, provando più derisione che pietà nei suoi confronti.
Poi però, poco a poco, la conosciamo, vediamo attraverso flashback via via più chiari il suo passato ricco di tormenti e di errori, una madre (un'intensa Laura Dern, la cui candidatura all'Oscar sembra comunque un riempitivo) persa prematuramente, un padre violento lasciato alle spalle, un marito tradito, il vortice della droga e del sesso a risucchiare le sue energie, e quel cammino, che come un miraggio le si presenta di fronte e che ora compie per punirsi, per accettarsi.
Con lei impariamo l'importanza delle scarpe comode, come procacciarsi l'acqua, i pericoli che per una donna, immersa nella natura, sono sicuramente maggiori rispetto a quelli di uomo.
Tutta la sua impreparazione, unita però alla sua caparbia, finiscono così per rendercela umana, magari non un'icona da venerare e imitare, ma una personalità forte e fragile da capire.
Wild
Il merito di questo cambio di giudizio è da imputare a Reese Witherspoon come a Jean-Marc Vallée. La prima, decisa a cambiare rotta ad una carriera che si era arenata, si è tirata su le maniche, passando anche al lato della produttrice (lei, infatti, a comprare i diritti del romanzo Gone Girl, cedendo poi il ruolo che voleva a Rosamund Pike, più adatta) ha scovato nel libro autobiografico di Cheryl Strayed la storia giusta da raccontare, passata per le mani di Nick Horby in veste di sceneggiatore, e mettendosi sulle sue di spalle tutto il peso di interpretarla.
Il regista dopo gli Oscar di Dallas Buyers Club, invece, ci mette il suo zampino, procedendo lentamente -a volte troppo-, lasciandosi andare a schizofrenici flashback che poco a poco compongono il puzzle, mostrandoci le bellezze come le insidie di una natura che si scopre essere affollata, ai bordi della società.
Insieme, i due convincono, magari non subito, magari con qualche dilungaggine di troppo, con qualche momento che suscita noia, ma passato del tempo, visto da lontano, Wild è un bel ritratto, sbiadito in alcuni punti, tagliente in altri, malinconico, feroce e selvaggio, proprio come il soggetto raffigurato.
Wild
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