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Wild Mangoes (We’ll Ride ‘Em Someday)

Da Julesdufresne

Come avete passato queste vacanzine? La titolare, che non se le gode perché è comunque a casa da tre settimane e quindi non vede minimamente modificata la propria routine studiereccia, le ha trascorse principalmente cercando di scampare ad una sorta di remake casereccio di Final Destination.

Voglio condividere, tra i tanti, un aneddoto particolarmente significativo: sabato ero seduta sul tavolo della cucina, a gambe incrociate, intenta a disossare un mango. Ordinaria amministrazione, se non che a un certo punto ho starnutito, e la situazione è precipitata peggio che in un finale di stagione di Grey’s Anatomy: mi sono pugnalata una caviglia, mi è uscita una spalla e la mia ovaleggiante e semi-sbucciata futura merenda è rotolata allegramente verso altri lidi (i.e. l’anticamera).

A questo punto è arrivato di corsa mio fratello, richiamato dalle urla, e alla vista del sangue (sapete quanto sanguina una caviglia? Sanguina un casino. Non che io ne sappia qualcosa) ha fatto quello che gli riesce meglio: virilmente, s’è accasciato semisvenuto. A questo punto, stoica, ho ricollocato in sede la mia propria spalla, sono colata giù dal tavolo, ho recuperato il mango, levato i pelucchi dal mango, appoggiato il mango sull’apposito piattino, distolto la mia attenzione dal mango e richiamato in vita il fratello, che non ha perso tempo e si è congedato con una certa disinvoltura.

(Il tutorial su come si leva il sangue venoso dalle fughe delle piastrelle di cucina lo facciamo dopo quello analogo sulla salsa di soia, ok?)

Visto che la sera dovevo uscire, ho pensato che sarebbe stato carino arrestare la lenta ma costante emorragia che minacciava di uccidermi in dieci-quindici giorni lavorativi, quindi mi sono avviata -saltellando- in direzione del bagno, alla caccia di una garzina qualsiasi.

(Per farlo sono transitata davanti alla porta della stanza di mio fratello: “vaiviavaiviavaiviapercaritàconquelsangue!”. Quel ragazzo farà strada)

L’ultima compressa di garza disponibile aveva, col tempo, assunto un’elegante quanto poco promettente sfumatura kakhi, quindi mi sono limitata a farci due parole riguardo il pranzo con la leva (stando alla data di scadenza, eravamo coscritte) e l’ho salutata, preferendole un rudimentale quanto efficace tampone di carta igienica tenuto insieme con lo scotch. Scotch di carta, ovviamente, ché non sono mica un’irresponsabile. In serata, il mio amatissimo ragazzo ha sostituito lo scotch di carta con del cerotto apposito, e il tampone di carta igienica con un tampone di carta igienica milanese. Mi ama!

Casomai ve lo steste chiedendo, il mango era buono. Ne è valsa la pena.

Ps. Sto litigando con Movie Maker. Il prossimo post conterrà un video, forse. Ma probabilmente no. Ve l’ho detto, sto litigando, e Movie Maker per ora ha il mango dalla parte del manico. Che nervi.



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