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William dalrymple, nove vite, adelphi

Creato il 09 luglio 2011 da Atlantidelibri

storico e scrittore inglese, William Dalrymple conosce alla perfezione l’anima e il carattere del continente indiano: se ne è accorto anche l’editore Adelphi, che ci fa conoscere questo suo affascinante reportage dall’ampio respiro:

WILLIAM DALRYMPLE, NOVE VITE, ADELPHI
Che cosa significa realmente essere un asceta indù o una prostituta sacra, un mistico sufi o un tantrista necromante nell’India dei computer e dei centri commerciali? Le nove storie qui raccolte, frutto di venticinque anni di viaggi attraverso l’India, rivelano l’inattesa persistenza della fede e dei rituali in un mondo in rapido mutamento. Nove storie e nove personaggi memorabili: come il monaco buddhista che imbraccia le armi per difendere il Tibet dall’invasione cinese, salvo trascorrere il resto dell’esistenza stampando bandierine di preghiera per espiare le violenze commesse; la guardia carceraria del Kerala che ogni anno abbandona per due mesi la sua prigione e diventa un danzatore di “theyyam”, ospitando nel proprio corpo una divinità e divenendo così oggetto di venerazione; la monaca giainista che accudisce impassibile l’amica mentre questa si lascia morire ritualmente di inedia per poi scoprire di non poter vivere senza di lei, e decidere quindi di seguirla sulla medesima via. Nove vite vertiginosamente sospese tra fragilità esistenziale e convinzioni incrollabili, che Dalrymple racconta con una prosa tanto vivida quanto misurata, di pregevole qualità letteraria, che contribuisce a fare di questo libro sorprendente qualcosa che non si dimentica

Nove è anche il numero scelto da Chitra Banerjee Divakaruni, la fortunata autrice de La maga delle spezie per il suo nuovo libro: ne proponiamo una recensione da Internazionale

http://www.internazionale.it/i-libri-della-settimana-41/

Chitra Banerjee Divakaruni, Raccontami una storia speciale
Einaudi, 245 pagine,
20,00 euro
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Nove esperienze, nove storie, nove vite messe di fronte a un’emergenza. L’ultimo romanzo di Chitra Banerjee Divakaruni, Raccontami una storia speciale, esplora identità e carattere dei suoi nove protagonisti mentre usano le parole, per non pensare alla catastrofe imminente. Il romanzo comincia in un ufficio dove rilasciano passaporti in cui un gruppo di persone aspetta di ricevere i documenti per viaggiare in India. Ci sono Uma, una studentessa, il dirigente dell’ufficio e il suo assistente, un veterano del Viet-nam, una signora cinese con la nipote, Tariq, un musulmano segnato dall’11 settembre, e i Pritchett una coppia di anziani coniugi.

Un violento terremoto improvvisamente scuote l’edificio intrappolando tutti. Anche se il veterano prende il controllo della situazione, l’acqua che comincia ad allagare il piano terra scatena il panico. È allora che prende piede l’idea di Uma. Convinta sostenitrice del potere delle storie, la ragazza propone che tutti siedano insieme e si raccontino “una cosa incredibile” della loro vita, un episodio sepolto nella memoria e mai condiviso prima. Da qui il libro comincia davvero e prende forma l’identità dei protagonisti. L’autrice usa una narrazione introspettiva e coinvolgente. Le storie sono differenti e ognuna apre uno squarcio sul mondo di chi la racconta, innescando curiose dinamiche di relazione nel gruppo, al cui interno emerge anche la tendenza a cadere in pregiudizi e stereo-tipi. Agli occhi degli altri il barbuto Tariq ha l’aspetto del tipico musulmano dietro il quale si può nascondere un terrorista.

La signora Pritchett invece rompe gli schemi e ha il coraggio di svelare, proprio davanti al marito, che guardando un’altra coppia in un ristorante si è resa conto che al loro matrimonio, anche se apparentemente impeccabile, manca qualcosa. La storia scorre perfettamente, come le altre otto, con il loro realismo, e il loro fascino dovuto alla profondità e alla sensibilità dell’autrice. Il romanzo, che non costringe il lettore a inutili sforzi di attenzione, esplora con semplicità i meccanismi più intimi che servono a formare l’identità di ognuno di noi. Preeti Mehra, The Hindu



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