Conventional wisdom says newspaper and magazine publishing is a dying business. Based on our work with print media companies in North and South America, Europe, and Asia, we believe that conventional wisdom is wrong.
Così viene presentata la ricerca "Transforming Print Media - Managing the Short Term While Restructuring for the Future" ( via) dai suoi autori. Ecco qualche altro brano:
- Digital consumers are increasingly demonstrating a willingness to pay for the media content that they vlue. More and more publishers are experimenting [...] paywalls or chargin extra for premium [...]. The key in all cases is providing unique and differentiated content, which is easier in specific categories or niches and harder for commotized nazional news that is readily accessible through onoine aggregators and other sources.
- Success in the digital world depends on abilities as creating and curating content in multiple media formats [...] professionally created and edited as well as user generated through social media such as Facebook posts and Twitter feeds. For most newspapers, this means a shift from the traditional daily news cycle to a "digital first" mndset that puyts a real-tome product, with the same level of quality, in front of the consumet throughout the day.
- Publishers that have highly engaged and loyal audiences have been able to shift the focus from charging for delivery to charging for content.
- The willingness to pay for a monthly digital-only newspaper subscription ranges, on average, from $4 to $9 in the US, $6 to $14 in UK, $10 to $14 in Japan to $12 to $20 in Italy.
Di fatto, non emerge nulla di nuovo. Molto interessante, però, il dato sulla willingness to pay: anche in Italia siamo disposti a pagare contenuti. È evidente, però, come si è già detto, che devono essere create le condizioni per cui davvero si sia disposti a pagare denaro. Comunque, il fatto che ci sia una predisposizione al pagamento mi dice che sono piu' pronti i lettori che gli editori.
Aggiornamento: PierLuca Santoro, che ringrazio, segnala un interessante articolo, "Do Intentions Really Predict Behavior? Self-Generated Validity Effects in Survey Research", che aiuta a guardare con un senso critico maggiore le informazioni contenute nelle ricerca a proposito del Willing to Pay.
Aggiornamento del 28 Gennaio 2013: PierLuca Santoro, nella sua rubrica su EJO, mostra tutti gli altri importanti risultati della ricerca. L'articolo si conclude in questo modo: Sono tre fondamentalmente gli ambiti d'intervento per sopravvivere alla transizione e arrivare vincenti alla meta: la già menzionata gestione dei costi, che gli autori del rapporto suggeriscono possa passare anche attraverso una riduzione della frequenza di pubblicazione, come già avvenuto, ad esempio, per il The Times-Picayune, il miglioramento dei ricavi attraverso un mix differente dall'attuale ma anche grazie all'aumento del prezzo di vendita al pubblico delle pubblicazioni, ed il mantenimento del valore per gli azionisti nel breve termine.
Emerge, o meglio si conferma, come non esistano ricette magiche ed univoche per il successo ma casi di successo e di insuccesso che presi ad esempio, conosciuti ed esaminati, possono aiutare a prendere scelte strategiche corrette ed evitare di ripetere errori già commessi ai quali abbinare buone pratiche di management che forse larga parte delle imprese dell'informazione hanno trascurato o addirittura dimenticato nel tempo.