Wimbledon – Djokovic : Un sogno diventato realtà

Creato il 05 luglio 2011 da Postscriptum

Novak Djokovic (classe 1987) nuovo n.1 ATP e fresco vincitore di Wimbledon 2011

“A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”.

Lo scriveva nel 1973 Richard Bach in un libro che è diventato una pietra miliare della letteratura mondiale per bellezza e semplicità, “Il Gabbiano Jonathan Livingstone”.

Novak Djokovic, nato a Belgrado il 22 Maggio 1987, è la dimostrazione lampante di quanto Bach avesse ragione.

Vincendo, anzi trionfando, Domenica sul Central Court di Wimbledon, il serbo ha coronato una rincorsa lunga diciannove anni, fatti di sacrifici e lavoro, attraversando guerra e momenti difficili, faticando ogni giorno con un unico obiettivo, essere il migliore.

Nole il girovago ha raggiunto quanto di più grande possa sognare,immaginare, sperare un tennista, è diventato nell’arco di quattro giorni il più forte tennista al mondo e lo ha fatto sedendo sul trono dell’Olimpo del Tennis, Wimbledon.

Ma è una vittoria che parte da lontano la sua, da un bimbo di cinque anni che preferisce giocare con una racchetta ed una pallina da tennis piuttosto che a calcio od a basket.

Un ragazzino che occupa ogni istante libero della giornata allenandosi, che lascia casa per perfezionarsi andando da solo in Germania alla scuola di Nikola Pilić e poi in Italia ad allenarsi con Riccardo Piatti consapevole degli sforzi economici importanti che la famiglia fa per lui, di quanto i suoi genitori credano in lui.

Nole gira tanto ed impara tedesco,italiano ed inglese, dimostra enorme forza di volontà fuori ma sopratutto dentro il campo.

Nel 2005 partecipa al suo primo Slam, l’Australian Open, al primo turno incontra Marat Safin che gli regala solo tre games in tutto l’incontro, roba da tagliare le gambe a chiunque.

Djokovic invece inizia a lavorare e migliora di giorno in giorno e senza sosta, finchè nel 2007 vince il suo primo Master 1000, quello di Miami cui seguiranno due vittorie a Roma, due agli Australian Open ed una seconda a Miami nonchè una sequenza immensa di vittorie in masters e diverse finali dello Slam.

Tutto grandioso, tutto incredibile, le vittorie, i soldi, la vita sentimentale e modana ma mancava ancora qualcosa, mancava  la ciliegina sulla torta, mancava il riconoscimento per ogni singola stilla di sudore versata sul campo e per uno come Nole, talento puro sì, ma sopratutto enorme faticatore, essere il migliore era l’unica cosa che riteneva una vera vittoria.

All’ingresso in campo il mondo guardava a lui, non al già due volte campione di Wimbledon e vincitore di dieci tornei dello Slam Rafael Nadal, ogni tifoso non riusciva a non osservare i gesti e lo sguardo di Novak Djokovic e lui non ha deluso.

Il serbo ha letteralmente surclassato Rafa Nadal, infilando lo spagnolo ad ogni minima distrazione, mostrandone se possibile ogni imperfezione, dominandolo sul piano mentale prima e su quello tecnico e fisico poi.

Per la prima volta da quasi tre anni, Rafael Nadal non ha condotto uno scambio, è apparso a tratti smarrito ed impotente, ha lottato come un gladiatore con tutte le sue forze ma il serbo era su un altro livello, giocava un altro sport.

Ad ogni scambio, Nole cerca il dritto di Nadal, che dello spagnolo è il colpo miglio, ad ogni scambio risponde alle bordate del maiorchino con soluzioni diverse ed incredibili;

ingaggiano duelli di dritto incrociato da fondo a tutto braccio, il Djoker comanda, accorcia all’improvviso con un drop, Rafa recupera a rete ed ecco la lotta a colpi di volee e smorzate ed il serbo domina anche lì.

Nadal cambia, gioca serve and volley e Djokovic lo ingila con passanti tanto potenti quanto angolati e precisi.

Il maiorchino alterna servizi slice e di pura potenza, mantiene percentuali di prime elevatissime, ma Novak risponde a tutto e fa sembrare anche il colpo più complesso facile, quasi naturale.

Il serbo si impone di forza nel primo set, strappando solo un break allo spagnolo, poi dilaga nel secondo, è una furia, debordante fisicamente e tecnicamente, Nadal continua a guardare il suo angolo in cerca di conforto ma nessuno sa cosa dire o consigliare, Djokovic non mostra alcun punto debole.

Il terzo parziale è diverso, il nuovo numero uno Atp sbaglia tanto, appare deconcentrato e timoroso a tratti, Nadal ne approfitta e prende il comando dei lavori portando a casa il parziale sul punteggio di 6-1.

Sembra la svolta del match, Nole alle corde e Rafa in piena carica, come un toro che insegue un manto rosso ma è solo un’illusione, nel quarto set Djokovic ritorna su un altro livello, sbaglia poco al servizio, spinge continuamente dal fondo altrenando rovesci profondissimi e dritti lungo linea da brivido.

Varia tanto e di continuo il ragazzo di Belgrado, disegna il campo con precisione chirurgica ed apre gli spazi per attacchi a rete spettacolari e letali ed avendo la meglio, in un ottavo game da antologia del tennis, mette in ginocchio Nadal, che issa bandiera bianca e si inchina al migliore, a Novak Djokovic.

Il resto è storia, come si suol dire, ma è la storia di un grande sogno che si conclude con un ragazzo in ginocchio sulla sacra erba di Wimbledon che sorridendo a braccia protese e il cielo, alza lo sguardo e sente di aver finalmente raggiunto la sua meta.


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