Olanda, Svizzera, 2008
68 minuti
Una vedova e le sue quattro figlie vivono nella baita di una sconfinata zona montana, costantemente immersa nel manto nevoso. La morte del capofamiglia, precipitato da una rupe, porterà a un prolungato periodo di lutto durante il quale arcane presenze faranno la loro apparizione, penetrando nei lascivi sogni delle ragazze, e spezzando come un incantesimo le catene di una pressante rigidità cattolica che la figura materna, con la sua carismatica presenza, ha imposto...Già dalla primissima inquadratura, dove l'occhio della cinepresa si dischiude con una panoramica sulle imponenti alture innevate che assumono i tratti di un affresco, si percepisce l'aura surreale che avvolge questo claustrale esordio al lungometraggio di Sonja Wyss (classe 1967), originaria delle Bahamas. Con Winter Silence, infatti, possiamo finalmente assistere a un mirabile esempio di come il surrealismo (o più specificatamente, un surrealismo atipico, dai risvolti favolistici), compenetri alla perfezione quel minimalismo contemporaneo che oramai detta legge in gran parte del cinema autoriale. A cominciare da una sottrazione dialogica sulla quale prevalgono canti litanici, attuata allo scopo d'innalzare (come le vette dominanti) quella quiete, e quell'assenza, che una tale scenografia naturalista non può che esigere. E' opportuno sottolineare però, che mediante questa riduzione si può facilmente incorrere nel rischio di interpretazioni scorrette, trovandoci effettivamente dinanzi a un'opera dalla lettura astrusa, che vive di simbolismi non sempre decifrabili come il gufo, o la misteriosa figura che appare durante il funerale del padre (forse un angelo diurno, a contraltare dei "demoni" che popolano l'oscurità?) o ancora; le uova "covate" sotto i piedi delle figlie nonchè, l'enigmatica espressione della madre di fronte allo specchio (dopo aver scoperto le corna dei cervi giacere sui letti al posto delle figlie), che suggella il tutto rimettendo in discussione le possibili analisi avanzate fino a quel momento. Winter Silence, necessiterebbe dunque di svariati approfondimenti prima di centrarne in qual modo la sua reale natura. A ogni modo, avvalendosi degli indizi messi a disposizione, resta alquanto chiara la componente iniziatica che pervade l'opera e che lentamente si delinea precedendo l'avvento "soprannaturale" (l'apparizione degli uomini-cervo e la loro successiva trasmutazione in uomini-amanti, ai quali le quattro donne si abbandonano). Un segnale, identificabile nel gesto malizioso di una delle figlie allo sguardo di due giovani, appostati a spiarne i movimenti, e che mette già in luce quella condizione di ascetismo e superstiziosità nella quale versano le ragazze; sorvegliate a vista (emblematica la sequenza del ricamo) da una madre dalla condotta monastica, che alla corona del rosario alterna assurdi rimedi (il fondo di una statuetta della Madonna, polverizzato nel bicchier d'acqua) a eventuali sintomi disfunzionali, che possano in qual modo ledere alle caste regole imposte. Ciò che al momento emerge, quindi, è l'intenso desiderio evasivo delle figlie, che può concretarsi solamente di notte, durante il sonno (allo spuntare dei primi raggi solari, esse avranno già appagato i loro sensi, e conquistato l'agognata libertà); un centro onirico, che come in Phantom Love (2007), è fondamentale per l'affrancamento delle proprie pulsioni, e dei pensieri più inconfessabili.