Magazine Diario personale

Wislawa Szymborska "Il cielo"

Da Silvy56

Da qui si doveva cominciare: il cielo Finestra senza parapetto, senza intelaiature, senza vetri. Un'apertura e nulla oltre solo amplitudine. Non devo attendere una notte serena, nè alzare la testa, per osservare il cielo. Il cielo l'ho dietro le spalle, sottobraccio e sulle palpebre. Il cielo mi avvolge ermeticamente e mi solleva da sotto. Persino le montagne più alte non sono più vicino al cielo delle valli più fonde. In nessun posto c'è più cielo che in un altro. Il cielo opprime ugualmente le nuvole e le tombe. La talpa è assunta in cielo come la civetta che agita le ali. Qualsiasi cosa che cada in un abisso, cade di cielo in cielo. Aride, fluide, rocciose, infiammate e aeree regioni celesti, briciole di cielo, folate di cielo e cataste. Il cielo è onnipresente anche nelle oscurità sotto pelle. Divoro il cielo e lo secerno. Sono una trappola intrappolata, un abitante abitato, un abbraccio abbracciato, una domanda in risposta a una domanda. Dividendo il Cielo dalla terra non si pensa in modo appropriato a questa totalità. E' solo un modo per vivere presso un indirizzo più esatto, più facile da trovare, se dovessero cercarmi. I miei segni particolari sono l'estasi e la disperazione.

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