Foto presa qui.
Ieri io ed Etwas siamo andate all'incontro con Cristina Gramolini e dopo il suo intervento, una marea di domande cretine e qualcuna intelligente, ho lasciato la sala con una lista di libri da leggere e qualcosa su cui riflettere. L'intervento, che ha seguito uno sviluppo cronologico, ha affrontato molte delle questioni fondamentali, dalla differente discriminazione odierna al mito dell'impunibilità lesbica nel passato, dalle amicizie romantiche dell'Inghilterra vittoriana ai matrimoni bostoniani alle napulatinelle italiane, dalla lotta di classe al femminismo, dagli estremismi al separatismo. E quest'ultimo tema si allungato in domande, risposte, ricordi, dati. Forse perché particolarmente sentito, forse perché un po' controverso, e bisognoso di un chiarimento. Anche per chi, come me, ha sentito un po' in giro e si era fatta un'idea estremista dell'esistenza di Arcilesbica e della sua contrapposizione ad Arcigay, o ad altre associazioni generiche. Non c'era estremismo, però, nelle parole della Gramolini, solo una lucida, anche sofferta presa di coscienza delle differenti identità e dei fini diversi, e dell'oscuramento delle tematiche più strettamente lesbiche nelle associazioni generiche. Si nasce, ha detto, con l'illusione dell'eguaglianza, le nuove generazioni più di quelle vecchie, si inizia pensando che si possa davvero collaborare in maniera paritaria, dialogica, neutra. Ma non è così, perché le condizioni di partenza sono differenti, le condizioni materiali e storiche che portano un ragazzo gay ad essere un ragazzo gay e una lesbica ad essere lesbica, e prima ancora che portano una donna ad essere donna. E c'è ancora così tanto bisogno, in questi tempi, di una riflessione sulla figura, sul ruolo, sulla dignità della donna. C'è ancora bisogno, lo abbiamo detto anche noi, di essere femministe. E improvvisamente non mi sembra più così strano, così sbagliato e campato per aria il desiderio di un'associazione che si occupi in prima istanza di noi lesbiche e donne, spesso ancora invisibili. Un'associazione che comunque non si tira indietro ma collabora attivamente nei terreni comuni, come la richiesta di diritti e la lotta all'omofobia. Non sono ancora del tutto convinta, la questione non è facilmente risolvibile, si potrebbe rispondere ad esempio col tentativo di cambiare dall'interno la tipologia delle associazioni generiche. Non so. Io, però, che da qualche tempo rimbalzo da un gruppo ad un altro col vago desiderio di rendermi utile, e che ancora non ho trovato uno che mi soddisfi, un salto ad Arcilesbica magari ce lo faccio.