In concomitanza con l’apertura di “Dedica”( 10-24 marzo), il Festival ed evento culturale della città di Pordenone ,dedicato ogni anno ad uno scrittore diverso, esce quest’anno in libreria ,per conto della casa editrice Jaca Book , il romanzo autobiografico del nigeriano Wole Soynka, primo premio Nobel africano della letteratura, il cui titolo è “Aké”, perché sarà proprio Soynka a Pordenone, quest’anno, ad essere il protagonista della festa.
“Aké” fu scritto e pubblicato per la prima volta nel 1981.
In esso l’autore racconta dei suoi primi undici anni di vita,quelli vissuti nel suo villaggio natale in Nigeria con la sua famiglia allargata, prima di lasciarlo, per andare successivamente in città, ad affrontare e proseguire gli studi nella scuola secondaria.
Il mondo del villaggio viene da lui descritto in ogni minimo dettaglio, aspetto o curiosità di vita quotidiana così come può essere visto e compreso soltanto attraverso lo sguardo sveglio e indagatore e i sensi di un bambino particolarmente intelligente e precoce.
Quello che affascina maggiormente il lettore, attraverso la “scrittura” di Soynka, è quell’atmosfera di sincretismo religioso, che avvolge appunto il villaggio. Da una parte, infatti, si vive, con naturalezza, immersi in tutti quei saperi tradizionali appartenenti alla cultura Yoruba ; dall’altra avanzano inevitabilmente, anche in quel piccolo universo, che è il villaggio, scelte, atteggiamenti e mode della cultura britannica del colonizzatore inglese, a cominciare dalla lingua imposta a scuola.
E sono gli anni, quelli dell’adolescenza di Soynka, in cui mentre egli frequenta nella capitale il Collegio Nazionale, la più alta istituzione scolastica dell’impero coloniale britannico, in Europa, nel corso della seconda guerra mondiale, Hitler porta avanti la sua politica dissennata e discriminatoria.
E la gente , che anche al villaggio qualche volta ascolta la radio, si chiede impaurita cosa accadrà quando il “tiranno” germanico giungerà in Africa e nel loro villaggio.
Di Soynka non occorre fare presentazioni.
E’ fondamentale però sottolineare, a chi ancora non lo conoscesse e non fosse ancora venuto a contatto con i suoi scritti, che si tratta ,oltre che di un romanziere, di un poeta e di un drammaturgo eccezionale per il suo ecclettismo, sopratutto di un lucido pensatore, strenuo difensore di quello che si definisce il rispetto dei diritti umani, sotto ogni cielo e ad ogni latitudine.
A partire ,appunto, da quei contenuti più che espliciti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, introitati e fatti propri una volta per sempre.
Questo occorre dirlo soprattutto oggi, che stiamo vivendo, in Europa e nel mondo, una forte crisi d’identità anche a causa di un relativismo culturale aggressivo, per cui davvero “nel buio della notte tutte le vacche sono nere”.
E la cultura, quella con la”c” maiuscola, mandata forzosamente in soffitta dai poteri forti, rischia di porre in discussione e mettere in pericolo sovente la stessa dignità dell’uomo.
Perciò buona lettura di Soynka e buon Festival di Pordenone.
Magari per una riflessione in più che non guasta mai.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)