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Succede che, a volte, anche un film di animazione riesca a farti legare ad un personaggio in modo quasi inatteso, perchè con i suoi gesti, con la sua fisionomia, ti va a ricordare qualcuno di fondamentale nella tua vita.
Succede anche, che proprio per come il personaggio si sviluppa, o in questo caso, smette di svilupparsi, all'interno del film, le lacrime inizino a scendere già copiose, oltrepassando le vicende e la trama che prosegue il suo corso, diventando sempre più simile alla propria vita.
Wolf Children mi ha colpito al cuore, e lo avrebbe fatto sicuramente anche se la storia che racconta non mi avesse toccato così nel personale.
Wolf Children è un capolavoro, una pellicola che esce dal circuito Ghibli, ma che ne ha la stessa potenza, anzi, forse addirittura maggiore.
Lo spunto quasi irreale ma a cui non si fa per nulla fatica a credere, è quello dell'amore di una giovane e studiosa ragazza per un ragazzo solitario e misterioso, che si scopre essere un Uomo Lupo. Capace di trasformarsi a piacere, cresciuto per essere diffidente rispetto agli altri uomini, trova però in Hana una compagna speciale, e quando ben due figli vengono messi al mondo, la loro unione si fa ancora più solida, fino a che, questo Uomo lupo non tornerà più a casa, preso forse dal suo istinto predatore, o dalla voglia di portare qualcosa per la cena alla sua famiglia, il destino beffardo gli ha giocato un brutto scherzo, e così Hana, così devota e così innamorata, si ritrova sola, a crescere due figli metà uomo, metà lupo.
La vita in città si fa complicata, con i vicini che si lamentano, Yuki e Ame selvaggi e instancabili, una casa che si tenta di tenere in ordine e la paura che le repentine trasformazioni dei bambini possano richiamare l'allarme.
Si fa necessario un trasferimento, e si passa dalla metropoli affollata a una casa da ristrutturare immersa nella campagna più verde, dove reinventarsi completamente una vita, dove far crescere liberi Yuki e Ame, dove trovare finalmente aiuto e supporto da vicini generosi, che le insegnano i segreti della terra.
Gli anni passano, ma una decisione si fa incombente: la selvaggia Yuki e il timido e solitario Ame vorranno crescere come uomini o come lupi?
Questa decisione, questo distacco dal nido materno, contemplata fin dalla loro nascita, non può che spezzare in due il cuore di una madre tanto attenta come Hana. La forza dell'una e le fragilità dell'altro figlio, dopo più di 10 anni sono serviti a formare caratteri opposti e complementari, che in un giorno di tempesta perfetta prendono finalmente il sopravvento.
Una crescita che si è seguita costantemente, raccontata dagli stessi ragazzi con una voice over che va a descrivere le scelte difficili della loro madre e che viene rappresentata in modo sublime da Mamoru Hosoda.
La regia si compone infatti di disegni fantastici, a volte stilizzati ma sempre impeccabili, soprattutto nelle trasformazioni e nella ricostruzione della natura, e di scelte tecniche tra soggettive nella neve e piani sequenza nel tempo lineari e geometrici degni di un film live action.
Quello che però più resta di Wolf Children, sono dei personaggi tanto unici quanto veri, l'amore di una madre, i dissidi interiori e la crescita dei figli, una vicenda che è la vita stessa, tanto universale quanto particolare, visto il suo principio di fantasia.
E così, le lacrime già scese nell'inizio, tornano a sgorgare, per quell'assenza sempre presente, quel ricordo che non si sbiadisce e che Hana tuttora ama, in un finale in cui la sua risata argentina mai spenta, risuona in tutta la sua forza.
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