Ultimamente ho MILIONI di pensieri per la testa, sono in un semi costante stato di nervosismo, tristezza e arrabbiatura. Detto chiaramente, mi girano le balle.
Volevo quindi vedere un film che fosse leggero, per quanto lo può essere uno dei filmacci che guardo io, ça va sans dire, almeno per distrarmi un po'.
'Guardati uno slasher tranquillino, dai!' mi sono detta.
'Sta cretina.
Liz, Kristy e Ben hanno in programma una vacanza in giro per l'Australia. Quando la loro auto rimarrà bloccata nel bel mezzo del deserto, sarà un cacciatore, Mike, ad andare in loro soccorso. Se così si può dire.
La mia idea di pomeriggio sereno è andata lentamente scemando, in modo inversamente direzionale col crescendo di tensione e fastidio che mi hanno presa durante la visione.
Si parte in un modo per nulla originale dal punto di vista del plot, tre amici partono per una vacanza, attraversano in auto una di quelle strade nel deserto da film cult, poi arriva un signore (il numero di signori è variabile, in questo caso uno basta e avanza) e li fa fuori tutti. (O no?)
Dall'arrivo del villain il film è una discesa, dal clima sereno e spensierato della prima parte, si arriva a un senso di angoscia e disgusto che sono talmente forti in certi punti da farti venir voglia di spegnere.
Non pensiate al dsgusto nel senso di scene di tortura e similia, perché in quel senso Wolf Creek è quasi un film pulito, niente viene mostrato, perché non è quello l'obiettivo. Qui sono molto più forti il senso di smarrimento, l'isolazione, la disperazione, un attimo di speranza, il coinvolgimento.
Non dei personaggi, il nostro, da spettatori.
Questo perchè fin dall'inizio ci sono dei dettagli che portano noi stessi insieme ai ragazzi. Per esempio:
- Sono ragazzi normali. A onor del vero sono scritti molto meglio della media dei personaggi da slasher, ma comunque niente figoni senza cervello, niente sgallettate, gli attori non sono nemmeno bellissimi.
- Il viaggio in macchina. I ragazzi guidano, parlano, cantano, ma la cosa migliore è che noi non li sentiamo perché quel genio di McLean ha coperto il tutto con la musica. Musica che è perfetta perché prima di tutto impedisce agli sceneggiatori di far dire delle cagate ai ragazzi, così noi possiamo continuare a volergli bene indisturbati, ma anche perché crea un clima più intimo, e ci sembra di essere in auto con loro a ballare.
- Quando i ragazzi si fermano a parlare la macchina non è mai ferma, fa movimenti quasi da filmino amatoriale, come se ci fosse proprio lì con loro un quarto amico che li riprende. (Chiaro che c'era, una persona a riprenderli, ma avete capito il senso, vero?) Quando poi si fermano a fare il pieno e Ben tira fuori la videocamera, beh, lì avrei applaudito. Non so se sta cosa abbia dato la stessa impressione anche a voi. Vederli così disperati e in pericolo quindi ha fatto malino al cuore.
Già la cura dei dettagli mette questo film al di sopra della media dei suoi contemporanei, ma anche il contrasto fortissimissimo tra la bellezza (sconvolgente, lasciatemelo dire, il mondo è un posto meraviglioso) dei paesaggi nella prima parte e i luoghi sporchi e crudeli della seconda fa la sua parte.
Come fa la sua parte l'interpretazione di John Jarratt, che riesce a creare un cacciatore da brividi, uno di quei personaggi che sicuramente non si dimenticano alla svelta. Mi ha lasciato un senso di rabbia ingiustificata (come lo sono i suoi omicidi, del resto, altra cosa cattiva fino al midollo).
Wolf Creek è cattivo. Uno dei migliori film degli ultimi anni, ma cattivo, cattivo, CATTIVO. Un maledetto infame.
La prossima volta che sono presa male io mi dò ai film di Eli Roth, ve lo dico.