Qualche sera fa sono andato a Le Scimmie, un locale milanese in zona Navigli, che un tempo pare facesse il botto.
Ci sono andato per vedere un concerto – che in settimana, per uno che inizia a sentirsi vecchio come me, porta a un immancabile giramento di cazzo il giorno dopo in ufficio.
Suonavano i Wolfango.
Non so se qualcuno di voi se li ricorda i Wolfango.
Freak davvero, non per posa. Minimali, provocatori, stonati, stupidi molto spesso, cacofonici ogni tanto. Allo stesso tempo fantastici.
Non so spiegarvi il perché, ma io me ne sono innamorato da adolescente.
Un’amica con cui condividevo molte serate ai tempi del Liceo mi fece vedere una registrazione. Per ridere.
“Senti questi pazzi. Lei è stonata. Ma poi come balla?”.
E giù risate. Che manco Mauro Repetto.
Insomma a ridere e ridere ho iniziato ad ascoltarli.
Quindi, l’altra sera, dopo più di dieci anni, sono andato con quella stessa amica a sentirli dal vivo.
Erano conosciuti per questa canzone qui.
http://www.frankezze.it/wp-content/uploads/2014/05/video-2014-05-16-00-42-21.mp4
Che poi a sentirli c’era pure il figlio.
Io me lo ricordo: un bambino che in Tv, in quella famosa registrazione, si sfogava sopra la batteria.
E anche l’altra sera mamma e papà l’hanno fatto salire sul palco.
E ce ne vuole di fegato per andare a sentire i genitori che cantano e stonano e fanno le moine.
Io mi sarei già suicidato da parecchi anni, se avessi visto mia madre fare il movimento pelvico sopra un palco. Mica è una cosa da poco.
Poi ha cantato una roba a metà fra i canti dei santoni amanti dell’india e il cantautorato più classico che possiamo avere in Italia. E allora ho capito che avere i genitori freak può avere delle conseguenze.
E dopo, riflettendo ancora – deve essere stata la birra – ho fatto un confronto fra questa gente qui e quelli che mi capita di vedere spesso in giro.
Gli alternativi milanesi, quelli che si oppongono allo smalto diffuso, alle pose e all’essere fighi a tutti i costi, che poi spesso sono anche poco attraenti, e tutti gli altri. Gli alternativi di sto cazzo, che poi passano le ore in fila per entrare in un locale alla moda, dove di sicuro berranno cocktail di pessima qualità, ascolteranno e cercheranno di ballare musica di merda e di scambiare sguardi con gente troppo impegnata a guardare il proprio riflesso sulla vetrina dietro il barista.
Ovviamente dopo essere stati scelti da un buttafuori sfigato, che si sente un re per quelle due o tre ore di potere a settimana.
Ancora una volta hanno ragione loro: la nuova scena indipendente mi deprime.
L'articolo Wolfango: la nuova scena indipendente mi deprime è ovviamente opera di Frankezze.