L’idea di Fliegauf è lodevole e capace di generare dei cortocircuiti concettuali che trovano catarsi in dettagli sfuggenti: Rebecca incinta che si reca alla tomba di Thomas, la presenza sulla battigia di due pesci simil-preistorici, il dinosauro giocattolo sotterrato e poi recuperato dalla madre, piccole riprove che testimoniano l’ubriacante compenetrazione del prima nell’ora, particelle di una materia aerea racchiusa in un grembo che tutto contiene, maternità ciclica e perenne.Qui arriva l’inevitabile Però figlio dell’ammaestramento di Fliegauf che dal momento in cui Thomas giunge alla stessa età dell’originale non riesce a proporre come probabilmente vorrebbe il rapporto conflittuale che vive Rebecca divisa tra l’essere madre e amante. L’introduzione della ragazzetta genera delle rigidità figlie di un cinema mansueto obbligato a raccontare tutto, ed anche se la finezza registica non viene mai a mancare ci sono precise situazioni che scemano di genuinità e dunque l’artifizio (Rebecca che si era insinuata nel letto del figlio e che una volta sotto le coperte assiste agli amoreggiamenti della coppia senza che Thomas [consapevole che la madre era lì nella stanza] si sottragga immediatamente alle avances della fidanzata) e la letteralità (Rebecca che sente i giovini accoppiarsi nella stanza adiacente) pesano sull’autenticità del filo amoroso che come abbiamo detto ha un ruolo base all’interno del film.
Il finale non migliora l’andazzo perché macchiato da una sbrigatività eccessiva. La scoperta della reale identità da parte di Thomas avviene dopo un’ora e trentacinque minuti di proiezione, l’amplesso incestuoso dopo un’ora e quaranta minuti. Difficile credere che in appena trecento secondi l’uomo Thomas, figlio fino a due battiti di ciglia prima, si abbandoni alla carne di Rebecca la quale è passibile di un ragionamento molto simile. Non si chiede la verosimiglianza ad un film a cui non interessa l’attendibilità, ma almeno una coerenza logica che dia tridimensionalità ai personaggi invece di proporli come figurine sottomesse ai meccanismi filmici. Se queste osservazioni suonano ammantate di una fastidiosa pignoleria il primo a rammaricarsene è il sottoscritto, sono scaturite dalla visione e amplificate dal nome del regista, prendeteli così: appunti di pancia.