Macché clonazione. Maternità o passione?
Pellicola fredda e glaciale emotivamente e scenograficamente. Flieugaf “isola” peccato e dramma, ma non convince.
Rebecca ama Tommy. Tommy muore in un incidente mentre si reca all’istituto di clonazione (amorale) della sua cittadina. Rebecca sconvolta si reca all’istituto e, usando il DNA del suo defunto amato, rimane incinta del suo clone. Il bambino cresce e giunto alla maggior età è identico a Tommy e Rebecca se ne innamora.
Womb (2010), letteralmente grembo, utero, è una pellicola dai forti contrasti morali. Difatti Flieugaf trasforma una storia d’amore, finita tragicamente, in un gesto amorale e ingiustificabile. Perché nel film non si parla solamente di clonazione umana (giusta o sbagliata che sia), ma si oltrepassa il limite etico. Flieugaf si diletta nel travisamento del genere sci-fi, del quale la pellicola conserva alcuni stilemi peculiari (un futuro molto simile al nostro presente e la discriminazione nei confronti delle copie,realizzate da un fiorente ospedale), per poi allontanarsi dallo stesso narrativamente. Infatti se l’argomento è quello della clonazione, nel film interviene il rapporto destabilizzante e morboso tra madre e “figlio”. Si indaga nella psiche di Rebecca (interpretata da una Eva Green dai due volti, giovane e vecchio, ma irrimediabilmente mono-espressiva) e sui suoi comportamenti che, se dapprima lasciano trapelare protezione, mano a mano si tramutano in gelosia. Flieugaf lascia tutto questo alla immagini, evitando di “sprecare” troppe parole. Infatti Womb è teso e ponderato, ma esclusivamente per un motivo: l’incesto.
Womb, se inizialmente appare anti-convenzionale (a causa dalla scelta di ambientare l’intera vicenda sulle sterminate spiagge del Mare del Nord, dando al film un aspetto straniante e fuori dal tempo), in definitiva non lo è. Flieugaf traveste il suo film, per poi farlo apparire scontato nella regia e nella narrazione, ad eccezione delle sequenze finali, scioccanti, ma di facile lettura. Difatti il regista magiaro non convince sotto alcuni aspetti: l’innaturale (e noiosa) superficie filmica distensiva e l’impianto narrativo. Non convince e non permette la riflessione, perché la volontà di denunciare la clonazione, nel caso questa pratica diventi quotidiana e fruibile su larga scala, non emerge. O perlomeno non è evidente. Quello che rimane è una pellicola incestuosa, che ricerca assiduamente la scena madre, lo shock e l’amoralità.
Uscita al cinema: 31 agosto 2012
Voto: *1/2